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    Il salto di qualità dell'Inter passa anche dal salto di qualità di Inzaghi

    Non si può mettere in discussione tutto il lavoro fatto ma l’allenatore nerazzurro deve correggere la rotta, dalla tattica allo spogliatoio La premessa è fondamentale per non cadere in equivoci: Simone Inzaghi è un bravo allenatore e non si può mettere in discussione tutto il suo lavoro all’Inter alla luce delle difficoltà – anche grandi – di questo avvio di stagione. Può succedere, ed è successo a tutti i tecnici, di dover fare i conti con un momento di calo generale, legato anche alla scarsa brillantezza della squadra, agli infortuni (non può non pesare quello di Lukaku), ad una questione anche psicologica. LEGGI TUTTO

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    La tragedia comica del presidente con le gomme lisce

    Il Parma, sull’orlo del collasso, termina il campionato grazie alla dignità di Donadoni e dei giocatori che si autotassano. Intanto Manenti, il nuovo proprietario, si presenta a Collecchio con una utilitaria sgarrupata… “E di chi è quella macchina?”. “Del presidente…”. “Del presidente?!?!”. La macchina era un’utilitaria sgarrupata come poche, rigata sul fianco destro – la piccola vendetta di un creditore? – e con ammaccature varie sparse qua e là, tipiche di chi parcheggia senza farci poi tanto caso, massì che ci stiamo. LEGGI TUTTO

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    La Champions pesa, Pioli cambia: pronti Origi e Pobega, spazio a Kjaer

    Stefano Pioli nella notte di Salisburgo ha convocato l’impresa per la ristrutturazione. Lo ha detto lui stesso: “Mi sembrava che tutti avessero recuperato dopo il derby, poi ho visto che per qualche giocatore non era così. Magari cambierò qualcosa tra Sampdoria, Dinamo Zagabria e Napoli”. Quel “magari” si può leggere anche con un altro avverbio: “probabilmente”. Era ancora piena estate quando Pioli, in privato, confessava di avere grandi pensieri per le 21 partite in tre mesi, dal 13 agosto al 13 novembre. Il senso del discorso: si gioca tanto, si rischiano tanti infortuni, bisognerà cambiare molto. E il dilemma dell’allenatore qui è evidente: fare turnover col rischio di perdere punti o affidarsi ai titolari col rischio di avere cali di rendimento e (soprattutto) infortuni? LEGGI TUTTO

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    Quando il campione ha una febbre da… cavallo

    Allegri e Ancelotti, Alex Ferguson, Ibra, Ramos e Muller fino a Manfredini che è diventato un driver. E poi Re Mida Gaucci. Tutti con la stessa passione L’uomo che sussurrava ai cavalli e li spingeva alla vittoria sta ancora faticando a trovare le parole giuste per la Juve, ma qualche soddisfazione se l’è presa. E no, non ha vinto di corto muso la cavalla di Max Allegri – Estrosa, figlia di Sioux Nation in training nella scuderia E.C. Racing Stable e montata dal fantino Dario Di Tocco – prima al debutto a Capannelle. LEGGI TUTTO

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    De Ketelaere golden boy? Per il Milan è solo questione di tempo

    Club e allenatore hanno fiducia totale nel belga nonostante le ultime opache prestazioni. Serve pazienza: come è successo con Leao, Tonali o Calabria La parola chiave è tempo. Tempo per far sì che Charles De Ketelaere si palesi come il golden boy che tutti aspettano. Tempo per capire i movimenti, i meccanismi, il gioco di Pioli e soprattutto i nuovi compagni, il concetto su cui concentrarsi per spiegare le ultime due partite del belga, un 5,5 nel derby e un 5 a Salisburgo. LEGGI TUTTO

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    Miniera d'oro Udinese: dopo Udogie i talenti Samardzic, Lovric e Beto

    L’esterno già venduto al Tottenham non sarà l’ultimo affare dei Pozzo, maestri nel valorizzare i giovani e a rivenderli a caro prezzo La coerenza dell’Udinese è indiscutibile, un successo senza sosta. Prendiamo la storia di Destiny Udogie: qualche mese prima della conclusione del mercato il club friulano avrebbe potuto cederlo per 13-15 milioni, c’erano stati sondaggi abbastanza concreti di Inter e Juve in stretto ordine alfabetico, ma la decisione era stata quella di rinviare, di aspettare e di non cadere in tentazione. LEGGI TUTTO

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    Pogba, il malumore Juve dietro le parole di Arrivabene: così cambia la strategia

    Il tempo perso e le scelte personali, il piano originale e quello ridefinito ora verso la guarigione, le dichiarazioni dell’ad e quelle di Allegri: l’infortunio mette alla prova il rapporto tra il Polpo e la Signora Che la gestione dell’infortunio al ginocchio destro di Paul Pogba sarebbe stato un primo serio test di resistenza del matrimonio-bis tra il Polpo e la Signora era stato chiaro sin dalla diagnosi. L’avverarsi delle peggiori ma pronosticabili ipotesi sull’inefficacia della terapia conservativa, ed esserselo aspettato non può essere una soddisfazione per nessuna Cassandra, non poteva che stressare ulteriormente la tenuta di un rapporto in cui entrambe le parti hanno deciso di credere moltissimo in estate, e che solo dopo pochi mesi si vede già messo alla prova. Ma è solo naturale che la vicenda turbi la serenità di quel clima familiare che aveva convinto Pogba dicendo sorridente “sono tornato a casa”. LEGGI TUTTO