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    “Ziyech perfetto, con lui fanno gol tutti”. Parola del tecnico che l’ha lanciato

    Con René Hake il fantasista marocchino che vuole il Milan è esploso al Twente: “Ha tocco, dribbling e visione, a volte forza troppo la giocata ma sa vincere le partite da solo. Sarebbe un colpo… totale” La parola chiave è brightness. Luminosità, scintillio, “perché Ziyech brillava di talento, estro e qualità”. Quando René Hake parla del suo vecchio pupillo rispolvera ricordi mai sbiaditi: “Ogni tanto lo rimproveravo, ma tanto finiva sempre allo stesso modo”. Sinistro a giro all’incrocio. Hake ha allenato Ziyech al Twente nel 2015-16, esterno destro del 4-3-3 con la fascia di capitano: 17 gol, una decina di assist. “Brightness”. Il biglietto da visita di una vita. LEGGI TUTTO

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    L'Inter ora ha fretta: incontro per Bremer e ultimatum a Skriniar

    Il dirigente del Torino Vagnati vede Ausilio, in agenda un nuovo meeting. I nerazzurri al Psg: chiudiamo entro una settimanaLe telenovele cominciano un po’ a stufare. Per carità, sono i rischi del mestiere, specie in questa fase del mercato. Ma è arrivato il momento di intendersi, di trovarsi, di scrivere e non solo di parlare. Vale per la cessione, come pure per gli acquisti. I discorsi si intrecciano. E i protagonisti, loro malgrado, delle telenovele sono Skriniar e Bremer. LEGGI TUTTO

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    De Ketelaere, voglia di Milan. E sono pronti 30 milioni per il Bruges

    L’agente di Charles, nel summit con Maldini e Massara, ha dato il via libera. Il giocatore apprezza i rossoneri, ma adesso deve prendere una decisioneIl mercato del Milan ricorda la scena della sala d’attesa in “Matrix”, in cui Keanu Reeves si guarda intorno spaesato, tra giovani prodigi e il bambino che piega un cucchiaio con lo sguardo. Non troppo tempo dopo, scoprirà che era lui – non loro – l’Eletto scelto dal destino. In questo mercato pieno di opportunità, con genietti argentini, funamboli marocchini e spagnoli carichi di coppe, tutti lasciati sulla mensola del supermercato, il Milan si è innamorato di un ventunenne belga che in carriera non è mai uscito da Bruges. LEGGI TUTTO

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    Inter, i due fronti che bloccano il mercato. Marotta cerca l’accelerata

    Le ultime mosse in entrata per puntellare la rosa dipendono dall’addio di Sanchez, in primis, e dalla cessione di Skriniar. I nerazzurri hanno fretta di chiudere per evitare aste sui sostituti già individuati da tempo (con cui esiste già un accordo di massima) Ancora due rebus da sciogliere prima di poter completare l’opera, peraltro già ben avviata dopo appena una settimana di calciomercato. Tutto procede secondo i piani in casa nerazzurra, tuttavia inizia a incombere la necessità di definire le ultime operazioni e chiudere il cerchio. Ora che si sono formalmente chiuse le grandi manovre a centrocampo con l’addio di Vidal, restano due fronti caldi su cui concentrare gli sforzi: la difesa, a cui serve un sostituto di Ranocchia e (con ogni probabilità) l’erede di Skriniar, e l’attacco, che va snellito con l’addio di Sanchez e (se possibile) di uno tra Dzeko e Correa, in modo così da far posto alla Joya. Il rompicapo più complesso, al momento, pare essere quello legato al cileno e all’affollato reparto offensivo. LEGGI TUTTO

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    Non solo Roma: Milan, Inter, Bologna e Fiorentina, ecco la situazione dei nuovi stadi

    Il club giallorosso ha ufficializzato l’area per l’impianto di proprietà, ma sono diversi i progetti – privati, pubblici o misti – avviati da molte squadre di Serie ALa situazione del nuovo stadio della Roma ha vissuto oggi una tappa fondamentale: con una nota congiunta del club e di Roma Capitale è stata ufficializzata infatti la scelta della zona di Pietralata. Nelle prossime settimane la società presenterà in Campidoglio uno studio di fattibilità, ma già “l’iniziale esame urbanistico svolto sull’area individuata non ha messo in evidenza elementi ostativi alla presentazione del suddetto progetto”. L’obiettivo, come ha confermato anche il Ceo della Roma, Pietro Berardi, è “fare lo stadio per il 2026”. Manca ancora il progetto definitivo, che deve essere anticipato da rilevazioni archeologiche, ambientali e acustiche, e manca dunque anche un disegno del nuovo impianto che non dovrebbe comunque essere molto più piccolo dell’Olimpico. LEGGI TUTTO

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    Come cambia la Juve: Pogba e Di Maria alla Brozovic. Con Zaniolo e Koulibaly…

    In attesa di Zaniolo e, forse, di Koulibaly, come cambierà la Juventus con Pogba e Di Maria? Innanzitutto diventerà più tecnica, in secondo luogo sarà più fisica e più veloce. Pogba non viene da anni facili, ma non può avere perso centimetri e chili, oltre al tocco e all’intuizione. Forse potrà essere meno dinamico, ma, per esempio, il tiro in porta è un’arma che Allegri non aveva (si aspettava otto, dieci gol da Rabiot che non sono mai arrivati) e che, adesso, invece, ritrova. Dopodiché su Pogba vorrei lanciare un’ipotesi: posto che è una mezz’ala di inserimento, siamo sicuri che non possa fare il centrale di centrocampo? Me lo chiedo dopo aver visto, in anni che risalgono addirittura a Spalletti interista, la trasformazione di Brozovic: era una mezzala e nemmeno delle più convincenti, è diventato un regista insostituibile nell’Inter. Da questo punto di vista, mi aspetterei un po’ più di coraggio da Allegri: provare, testare, sperimentare sono tutti verbi che appartengono al bagaglio di un allenatore. Se è vero, almeno in parte, che un tecnico si deve anche adattare alle qualità dei propri calciatori, è vero pure il contrario: ovvero che i calciatori devono venire incontro all’allenatore in caso di necessità. Ora la Juve non ha un centrale di costruzione, a meno che non si voglia dare tutta la responsabilità a Locatelli che, al pari di Pogba, non lo è e lo ha fatto non troppo spesso. Rispetto al nostro nazionale, Paul non solo ha più esperienza, ma anche più maturità (almeno me lo auguro). Se torna alla Juve non è solo per incassare forse l’ultimo ingaggio importate della sua carriera, ma anche per dare a chi lo ha lanciato nel calcio internazionale un contributo che lasci il segno. E come si lascia il segno? Reinventarsi in un ruolo in cui, per esempio, si corre meno, ma corre di più la palla può essere un’idea, a maggior ragione per le proprietà di palleggio che detiene il francese. Quanto ai tempi di gioco, non è mai troppo tardi per impararli. Basta saperli insegnare, come fece Sacchi con un Ancelotti dato per finito alla Roma.  LEGGI TUTTO

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    Inter, Mkhitaryan fa felice Inzaghi e insidia Calhanoglu

    L’arrivo di Henrikh Mkhitaryan all’Inter è stato salutato da Simone Inzaghi con particolare soddisfazione: “Mi ha sempre messo in difficoltà e ci aiuterà nella crescita della squadra”. In effetti, l’armeno è stato l’unico a salvarsi mettendo a segno un bel gol nel sonoro 3-1 rifilato dall’Inter alla Roma nell’ultima parte di aprile, ma il tecnico nerazzurro si ricorda indubbiamente anche il derby Roma-Lazio 2-0, nel maggio del 2021, quando Pedro e ancora Mkhitaryan stesero la sua squadra. La buona notizia, quindi, è che l’ex Manchester United e Borussia Dortmund non potrà più far male alle squadre di Inzaghi. Ma c’è di più. CONCORRENZA PER CALHA – La riserva di Calhanoglu, come in realtà quelle di Barella e Brozovic, nella scorsa stagione, non c’è stata: nel caso del croato non esisteva proprio un altro regista in rosa (invece adesso è arrivato Asllani), mentre le mezzali di rimpiazzo – Vidal, Vecino, Gagliardini, Sensi fino a gennaio – non hanno reso minimamente all’altezza del livello dei titolari. Calhanoglu, quindi, ci è rimasto molto male quando, nel momento che si è rivelato poi decisivo, il quarto d’ora finale del derby di ritorno, Inzaghi ha tolto lui e Perisic. E non ha mancato di sottolinearlo nel corso di un’intervista in Turchia. Ecco, probabilmente adesso l’allenatore piacentino può permettersi di sostituire il suo numero 20 senza sollevare tante polemiche, dato il peso specifico del giocatore che da qualche giorno ha a disposizione. E dal canto suo, Calhanoglu dovrà fare più attenzione alle sue uscite, come quella del tuffo dal punto più alto di uno yacht. NUMERI A CONFRONTO – Ad un primo sguardo, però, se si mettono di fronte i numeri di Calhanoglu e Mkhitaryan nella stagione 2020-21, non c’è partita. Per i centrocampisti si guarda maggiormente il blocco dei dati sui passaggi, 12 contro 6 il conto degli assist e 2,6 contro 1,3 la media dei passaggi-chiave per gara. Per quanto riguarda i passaggi in generale, anche qui il turco ha una media superiore in Serie A, 47,5 contro 35,6. Calhanoglu, quindi, tocca più palloni rispetto al nuovo compagno, specialmente in avanti, dove doppia perfettamente Mkhitaryan nei numeri. Regge meglio il confronto l’armeno in fatto di dribbling e tiri in porta, a conferma della sua indole offensiva e fantasiosa. Ma il dato sui passaggi si spiega anche con la decisione di Mourinho di arretrare, nella seconda parte di stagione, il raggio d’azione di Mkhitaryan, affiancandolo a Cristante e lasciando in avanti Zaniolo e Pellegrini. Giocando da mediano, indubbiamente, si fanno meno assist e passaggi-chiave che da trequartista. E da mezzala? Non resta che attendere l’inizio della stagione con le prime amichevoli. Di sicuro, l’inizio è stato esemplare: l’armeno e Bellanova sono stati tra i primi a presentarsi ieri al raduno.    LEGGI TUTTO

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    Viaggio a Pietralata, il quartiere amato da Pasolini già pronto a accogliere la Roma

    L’area scelta dal club giallorosso con l’ok del Comune per il nuovo stadio ha una lunga storia popolare. Qui ancora si gioca a calcio per strada e il pallone è da sempre visto come uno strumento di integrazioneUn’area pubblica, vicino alla stazione Tiburtina e alle fermate della metropolitana Pietralata, Monti Tiburtini, Quintiliani. È in un torrido giorno d’estate che Roma e Campidoglio confermano di aver scelto l’area di Pietralata per la realizzazione del nuovo stadio che dovrebbe, nelle intenzioni, vedere la luce nel 2026 o al massimo nel 2027. LEGGI TUTTO