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    Blackpool, Daniels annuncia: “Sono gay”. È il primo in UK dopo Fashanu

    LONDRA (Regno Unito) – Jake Daniels, 17enne attaccante del Blackpool, squadra di Championship inglese, è il primo calciatore professionista in attività nel Regno Unito a dichiarare pubblicamente di essere gay. “Per molto tempo ho pensato che avrei dovuto nascondere la verità perché volevo diventare, e ora lo sono, un calciatore professionista – ha raccontato il giovane in un’intervista concessa a Sky Sports Uk – “Mi sono chiesto se dovessi aspettare di ritirarmi per fare coming out”.
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    “Voglio diventare un punto di riferimento”
    Il giovane attaccante è all’inizio della sua carriera e ora spera di poter diventare un punto di riferimento per chiunque abbia il timore di rivelare sé stesso agli altri: “Ho solo 17 anni ma è chiaro che voglio fare il calciatore e se, facendo coming out, altre persone pensassero di poterlo fare anche loro dopo avermi visto e sentito, sarebbe fantastico”. L’unico calciatore attualmente in attività che ha fatto coming out è Josh Cavallo, che attualmente gioca in Australia con l’Adelaide United: il centrocampista 22enne ha dichiarato pubblicamente di essere omosessuale lo scorso ottobre prima dell’inizio della stagione. L’unico calciatore omosessuale – che ha giocato nei campionati professionisti in Inghilterra – a fare outing è stato Justin Fashanu, ma il suo annuncio è arrivato solo nel 1990, quando si era ritirato dal palcoscenico calcistico.
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    Le reazioni di Blackpool ed EFL
    Il Blackpool ha diramato un comunicato, sottolineando quanto siamo importante sensibilizzare l’opinione pubblica su temi così delicati: “Il Blackpool Football Club ha lavorato a stretto contatto con Stonewall e le organizzazioni calcistiche competenti per supportare Jake ed è incredibilmente orgoglioso di aver raggiunto una fase in cui ha il potere di esprimersi sia dentro che fuori dal campo. È fondamentale che tutti promuoviamo un ambiente in cui le persone si sentano a proprio agio nell’essere se stesse e che il calcio sia all’avanguardia nella rimozione di ogni forma di discriminazione e pregiudizio”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Trevor Birch, amministratore delegato dell’EFL, la lega che organizza i campionati di livello inferiore alla Premier League, tra i quali la Championship, in cui milita proprio il Blackpool: “Fare coming out pubblicamente nel calcio professionistico avrà richiesto grande coraggio e ho una grande ammirazione per la decisione di Jake Daniels di farlo. Questo senza dubbio servirà da ispirazione per le persone di tutto il mondo e Jake ha il pieno sostegno dell’EFL. Secondo Birch, il calcio, da sport nazionale qual è, “ha un ruolo enorme da svolgere mentre cerchiamo di promuovere l’uguaglianza di tutte le forme. Speriamo che questo momento ci aiuti a portarci avanti verso un’epoca in cui la rappresentanza LGBTQ+ a tutti i livelli del gioco professionistico maschile è la norma”. Anche l’assocalciatori britannico (PFA) ha diramato un breve comunicato: “Siamo estremamente orgogliosi di Jake e abbiamo lavorato con lui e il suo club. Ha il supporto completo di tutti alla PFA”. LEGGI TUTTO

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    Adcock sul coming out: “Ci sono ancora barriere da abbattere”

    James Adcock, arbitro della seconda divisione inglese e quarto uomo in Premier League, nel giorno del coming out è intervenuto al podcast sportivo Lgbt della Bbc. Il 37enne inglese, figlio di un ex arbitro e professore di educazioni fisica, ha dichiarato la propria sessualità tempo fa e ha voluto raccontare la propria esperienza dopo essere uscito allo scoperto: “La gente sa che sono gay e lo accetta – ammette -: sono fortunato per questo. Tutta la mia vita è ruotata intorno allo sport e al fitness. Ho cominciato per seguire le orme di mio padre”. 
    Adcock e l’appello ai colleghi
    Adcock racconta di aver avuto solo esperienze positive e poi lancia un appello ai colleghi e agli sportivi in generale: “Ora tutti i miei colleghi lo sanno. C’è stato interesse, c’è stato chi mi ha detto ‘sono orgoglioso di te James, che sei in grado di essere apertamente gay nello sport’, perché sanno che ci sono ancora barriere da abbattere. Ma non sono mai stato vittima di insulti omofobi. Molti arbitri pensano di non poter uscire allo scoperto perché potrebbe influenzare la carriera. Ma non sei giudicato dalla tua sessualità e se sei abbastanza sicuro di te stesso, avrai tutto il sostegno di ogni collega e non ti influenzerà. Dichiararsi gay o non dichiararsi gay è una scelta che devi fare come persona, non come arbitro. Trattami come tratteresti chiunque altro – continua -. Sei lì come tifoso, giocatore o allenatore e mi giudichi sulle mie prestazioni. Questo è ciò su cui vengo giudicato. Non arbitro perché sono gay, ma solo perché sono arbitro”. LEGGI TUTTO