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    Allegri: “Avevo firmato con il Real, poi ho scelto la Juve”

    TORINO – “Avevo già firmato un accordo con il Real Madrid. Poi la mattina ho chiamato il presidente e gli ho detto che non sarei andato perché avevo scelto la Juventus. Mi ha ringraziato”. Questa la rivelazione fatta da Massimiliano Allegri, che in questi giorni sta preparando la super sfida contro l’Inter, in un’untervista a GQ Italia che sarà in edicola a partire dal 5 aprile. Una scelta di cui il tecnico bianconero non si pente: “Se ho avuto dubbi? No, da quando mi ha chiamato la Juventus a maggio non ho avuto alcsun dubbio. A livello professionale sarebbe stato il coronamento di un percorso, certo: Milan, Juve, Real. Ma nella vita non si può avere sempre tutto e io sono davvero contento e orgoglioso di aver allenato per quattro anni il Milan e ora essere al sesto in un club come la Juventus. Al Real ho detto no due volte – ha ribadito -. La prima è stata mentre ero in fase di rinnovo con la Juve: dissi al presidente del Real che avevo già dato la mia parola a Andrea Agnelli”.
    Dna bianconero
    A proposito del ritorno in bianconero l’allenatore toscano ha ribadito che “è una bella sfida, interessante, che ho la fortuna di affrontare al fianco di una proprietà che è la stessa da sempre, e che ha voglia come me di tornare a vincere. Quando sono arrivato la prima volta nel 2014 era tutto diverso; Antonio Conte aveva fatto un gran lavoro insieme alla società, vincendo tre campionati e costruendo una squadra molto forte che andava solo rifinita. Quest’anno è una squadra molto diversa da quella, con molti giovani, con giocatori forti ma con meno esperienza. Però stiamo ripartendo da una base chiara, che è il Dna della Juventus, e che consiste nel tornare a vincere ma sapendo soffrire e avendo voglia di lottare sempre – ha aggiunto Allegri -. Tornando ho trovato un gruppo di ragazzi disponibilissimi oltre che tecnicamente bravi. Si sono messi subito a disposizione, con molta voglia di lavorare che è un elemento che ti trasmette questo club. Io credo che la Juve stia ritrovando il senso d’appartenenza, che è molto importante in prima squadra ma anche nel settore giovanile”.
    Sopresa Danilo, conferma Morata
    Allegri a tal proposito ha rivelato che “una sorpresa meravigliosa è stato Danilo. È un campione, un ragazzo molto intelligente, responsabile e che si mette sempre a disposizione della squadra. I Bonucci e i Chiellini li conosciamo già, però Danilo è stato veramente una scoperta”. A gennaio l’allenatore toscano ha convinto Morata a rimanere a Torino nonostante le sirene del Barcellona: “La sera che la società ha preso Vlahovic ho chiamato Alvaro e gli ho detto: ‘Non ti muovi da qui perché ora con lui diventi un giocatore molto più importante’, e così è stato. Discutere Morata tecnicamente è da folli; è normale che se gli si chiede di far cose che non è in grado di fare possa non rendere al meglio, ma non dimentichiamoci che lui si è messo a disposizione e ha giocato per mesi in una posizione che non era propriamente la sua – ha sottolineato -. Vlahovic? È un ragazzo giovane, con poca esperienza internazionale, che però ha qualità, vuole e può migliorare, e ha tutto il tempo per farlo. Davanti alla porta ha una cattiveria assoluta. La Juventus ha fatto un acquisto importante: nel mondo lui, Mbappé e Haaland sono i più forti in circolazione della loro generazione”.
    L’arte del calcio e il ‘modello’ Guardiola
    Dalla Juve il discorso si allarga al calcio italiano in generale. “Credo che il problema principale è che si usano i giocatori come cavie degli allenatori, sia nelle prime squadre che nei settori giovanili. Ma il calcio è un’arte, madre natura ha il suo peso. Tutti possono migliorare, certo, ma se uno è scarso può diventare meno scarso, non diventerà mai uno bravo. E uno che è bravo può diventare più bravo. Va ovviamente data un’organizzazione, va data un’idea di gioco, poi però il calcio di fatto ha una componente psicologica e umana da cui non si può prescindere – insiste il tecnico bianconero -. Ci sono giocatori che un anno fanno bene e un altro fanno male, perché? Perché sono esseri umani. I giocatori non sono tutti uguali e non si può pensare che le cose che facciamo un anno andranno bene per tutti gli altri anni. Ai ragazzi va insegnato il gioco del calcio, perché uno che ha conoscenza del calcio poi gioca ovunque”. E Allegri cita anche Guardiola, “che è un allenatore straordinario: tutti pensano a partire dal basso, lui ha comprato un portiere che lancia la palla a ottanta metri. Questo per dire che spesso la gente si fa abbindolare da cose che non esistono: alla fine c’è da vincere la partita. E tutte le partite non sono uguali, senza contare che all’interno della partita ce ne sono tante diverse”. LEGGI TUTTO

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    Juve, Zakaria parla da leader: “Non sono come Pogba o Vieira, ho un mio stile”

    Dopo un inizio travolgente con il gol all’esordio contro il Verona, Zakaria è dovuto restare ai box per poco più di un mese a causa di un infortunio agli adduttori rimediato nella sfida contro l’Empoli del 26 febbraio. Il centrocampista svizzero, arrivato alla Juve a gennaio dal Borussia Moenchengladbach, è però pronto a tornare in campo proprio nella sfida contro l’Inter in programma domenica alle 20.45 all’Allianz Stadium. A proposito dell’imminente derby d’Italia, nell’intervista rilasciata ai microfoni di Dazn, il calciatore commenta: “Non c’è bisogno che mi si spieghi l’importanza. So che è una grande partita del calcio italiano, sappiamo che è importante per noi, per i nostri tifosi. Faremo di tutto per vincere”. Zakaria traccia poi un bilancio dei primi due mesi alla Vecchia Signora: “È stata una serata perfetta, senz’altro, quando fai anche goal lo è di sicuro – commenta riferendosì al debutto con gol contro il Verona -. Sono venuto qui per mostrare ciò di cui sono capace per aiutare la squadra. Quel goal mi ha aiutato a presentarmi a tutti. Ma non mi rilasso, ho ancora molte cose da fare, da affrontare partita dopo partita”.Guarda la galleryJuve, test con la Pro Sesto in vista dell’Inter: Zakaria in campo, Rugani a segno
    Sulla Svizzera e la piaga del razzismo
    Si passa poi al capitolo nazionale, con Zakaria che con la sua Svizzera ha estromesso proprio l’Italia, poi ko nella semifinale playoff contro la Macedonia del Nord, nella fase a gironi: “Cosa significa sentirsi svizzero? Significa che sono nato in Svizzera, sono cresciuto in Svizzera, in Africa ci andavo solo per le vacanze. Essere svizzero vuol dire tanto per me, sento i valori della Svizzera, è il Paese che mi ha dato tutto e cerco di dare qualcosa in cambio”. Sul razzismo: “Non ho ricevuti insulti razzisti, non ancora grazie a Dio. Spero di poter dire lo stesso ancora a lungo perché il razzismo non ha ragion d’essere, sia sul campo sia fuori. È qualcosa che purtroppo esiste, è nella società e si manifesta, ma per fortuna non mi è mai capitato di essere un bersaglio”.
    Juve alla finestra per Raspadori. L’Inter è più nascosta
    Aldo Serena: “Meglio gli 80 milioni per Vlahovic che i 100 per Ronaldo”
    Sui paragoni con altri campioni e la passione per il basket
    Zakaria è stato paragonato a diversi campioni del presente (Pogba e Kroos) e del passato (Vieira), ma lui rimane con i piedi per terra: “Non assomiglio a nessuno. Ovviamente è bello essere associati a dei grandi giocatori, ma come ho sempre detto io sono Denis Zakaria, ho il mio gioco e il mio stile, con il grande rispetto che ho per questi grandi giocatori. Modello di me stesso? Modello no, però sono un giocatore con caratteristiche speciali, non penso di essere un Pogba o un Vieira, sì ci sono delle cose simili tra me e loro, ma io resto Denis Zakaria”. L’altra passione di Zakaria è il basket e due sono i modelli: “C’è LeBron James ovviamente, ma anche Ja Morant… (è il basket!) lo guardo molto quando voglio divertirmi. Ho lasciato la mia comfort zone come LeBron e Durant? Sì, è stato importante per me dopo quasi 5 anni in Germania, era tempo di scoprire un nuovo campionato, nuove situazioni. Quando si è prospettata la possibilità di giocare alla Juve non ho esitato, è stata un’opportunità grandiosa”. Infine riavvolge il nastro tornando proprio all’esperienza in Bundesliga. Sulla differenza tra i due campionati ammette: “Devo ancora giocare un po’ di partite in più, visto anche l’infortunio. Posso però già dire che qui si cura molto di più la tattica, si è molto più disciplinati anche a livello difensivo, e che, come dire, ho la sensazione che i giovani ci mettano più impegno, più voglia, il che mi piace molto ed è molto positivo. L’adattamento alla A? È complicato da dire, sono un giocatore polivalente, mi adatto abbastanza bene allo stile di gioco del momento: ho fatto bene in Germania, penso che in Italia possa andare pure bene”.
    Danilo: “Italia, che brutta sorpresa. Addio di CR7 alla Juve? Era un riferimento”
    Juve, missione brasiliana per Antony. Ma c’è la fila per il talento dell’Ajax LEGGI TUTTO

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    Aldo Serena: “Meglio gli 80 milioni per Vlahovic che i 100 per Ronaldo”

    Buongiorno Aldo Serena, secondo lei, la Juventus sotto sotto ci crede allo scudetto?

    «Conosco l’ambiente bianconero e finché i numeri non ti condannano ci credi, anzi devi crederci. Quindi penso che alla Juventus ci provino, anche se sinceramente la considero poco probabile, perché devono rallentare in tre davanti e la Juventus dovrebbe vincerle tutte. Però è giusto che alla Juventus pensino di potercela fare».

    Domenica è più decisiva per l’Inter o per la Juventus?

    «Lo è per tutte e due, ma certo se l’Inter perde spezza molte delle speranze scudetto».

    Guarda la galleryJuve, test con la Pro Sesto in vista dell’Inter: Zakaria in campo, Rugani a segno

    Quanto ha cambiato la Juventus l’arrivo di Vlahovic?

    «Tanto. Perché quando hai un attaccante che sa anche crearsi le occasioni da solo, che può essere pericoloso da metà campo, puoi canche rischiare di meno a sbilanciarti in avanti. Forte pure l’impatto psicologico: se sai che c’è lui in campo che prima o poi la butta dentro ti senti più tranquillo, anche se per caso ti trovi improvvisamente in svantaggio».

    Cosa l’ha impressionata maggiormente di Vlahovic?

    «La mole associata all’elasticità. È un gigante di muscoli che sa muoversi nello stretti. Dinamico e leggiandro, nonostante l’altezza. E poi ha tecnica notevole: soprattutto con il sinistro, su destro deve lavorarci, ma il gol contro il Villarreal dimostra che lo sta già facendo».

    […]

    Il prezzo, 80 milioni, è quindi giusto?

    «Ci sono delle regole basilari nel calcio: il portiere e il centravanti devono essere affidabili. E Vlahovic non solo è forte, ma ha grandi margini di miglioramento. La Juventus in quel ruolo era carente. Intendiamoci, Morata è un fior fiore di attaccante, ma credo gli abbia giovato togliersi le resposabilità di quel ruolo, lui è un attaccante di servizio, un giocatore utilissimo alla squadra, ma forse non in grado di prendersi la responsabilità del centravanti».

    Meglio spesi gli 80 per Vlahovic o i 100 per Ronaldo?

    «Forse quelli per Vlahovic, perché ha 22 anni e può dare un contribuito sempre più importante e per molti anni. Ronaldo, quando è arrivato aveva già un’età e, per quanto abbia segnato tanto, sia stato decisivo e un grande professionista, è innegabile che avesse iniziato la primissima parte della fase calante della carriera».

    Tutta l’intervista esclusiva sull’edizione di Tuttosport

    Sullo stesso argomentoVlahovic scalda il big match con l’Inter: “Forza Juve”Juventus LEGGI TUTTO

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    Juve alla finestra per Raspadori. L’Inter è più nascosta

    TORINO – Se Giacomo Raspadori, Giacomino per coloro che gli vogliono bene (cioè tutti), diventerà presto uno dei pilastri della nuova Nazionale di Roberto Mancini, lo dirà solo il tempo. Le premesse sono indiscutibilmente ottime e in fondo alla Juventus la doppietta con cui il ragazzo ha zittito la Turchia l’altra sera non è servita a molto. Perché alla Continassa sanno benissimo e da un pezzo quanto sia forte il duttile attaccante di proprietà del Sassuolo, quanto sia bravo nell’adattarsi a tutte le situazioni, a giocare da seconda punta esplosiva o da centravanti rapido e agile, oltre che da attaccante esterno. Ma con quel fisichino lì – 173 centimetri per 65 chili – il bolognese (di Bentvói, come dicono in dialetto dalle sue parti, vale a dire di Bentivoglio, città metropolitana di Bologna) può fare ciò che vuole. Il club bianconero lo monitora con estrema attenzione, pur considerando le naturali difficoltà nell’approcciare una trattativa con un’amministratore delegato come l’esperto Giovanni Carnevali, che in estate già perderà probabilmente Gianluca Scamacca e con tutte le voci sulla partenza dello stesso Domenico Berardi, non vorrà certo smantellare l’intero reparto d’attacco neroverde. […]Sullo stesso argomentoJuve, Carnevali apre per Raspadori: “Se ci fosse la possibilità saremmo felici”Calciomercato Juventus

    Raspadori, sul talento del Sassuolo c’è anche la Roma

    […] Un incontro specifico su Raspadori tra Juventus e Sassuolo non è ancora in agenda, ma è sicuro che i dirigenti delle due società si conoscano benissimo e si parlino spesso. In Emilia sanno delle sirene bianconere, ma sanno anche che a gennaio hanno risposto con un secco no a un’offerta del Newcastle da 25 milioni sull’unghia. Mettiamola così: in partenza il cartellino del giocatore costerebbe intorno ai 30-35, ma è chiaro che con la stagione in corso i numeri possano cambiare ulteriormente. Sull’attaccante avevano preso informazioni i tedeschi del Lipsia e l’Inter prima di piombare su Joaquin Correa e ora che i nerazzurri pensano seriamente a Paulo Dybala, la loro candidatura anche sul fronte Raspadori è meno calda, però resiste. Occhio, allora, al Milan? No, perché tra Brahim Diaz e Yacine Adli in arrivo la posizione del 10 dietro il centravanti – dove potremmo immaginare Raspadori – è già coperta. Piuttosto bisogna stare attenti alla Roma, che potrebbe avere la necessità di coprire più di un buco lì davanti.

    Tutti gli approfondimenti sull’edizione di Tuttosport

    Guarda la galleryJuve, pronta la rivoluzione: 25 nomi in vista dell’estate LEGGI TUTTO

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    Marchisio, la foto con Frattesi accende il mercato della Juve e i sogni dei tifosi

    È bastata una foto e una didascalia, nemmeno troppo enigmatica, per accendere i sogni di mercato dei tifosi della Juve. Ancora una volta, ci ha pensato Claudio Marchisio, nelle vesti inedite di “procuratore”. Il soggetto in questione? Il gioiellino del Sassuolo, Davide Frattesi. Sul centrocampista neroverde non ha messo gli occhi solo la Juve: è forte e risaputo anche l’interesse dell’Inter che vorrebbe fare un doppio colpo in casa Sassuolo e portare in nerazzurro anche Scamacca. Dunque, oltre al prossimo derby d’Italia, in programma per domenica 3 aprile, tra Juve e Inter potrebbe esserci un vero derby di mercato per accaparrarsi il giovane talento azzurro.Guarda la galleryJuve, non solo Frattesi: gli altri obiettivi per il centrocampo

    Frattesi l’erede di Marchisio?

    “Trust the process” – ha scritto Marchisio sotto un carosello di foto che lo ritraggono proprio insieme a Davide Frattesi. “Fidatevi del processo”, come a dire che il ragazzo promette bene e bisogna avere fiducia in lui. Un attestato di stima, quello del Principino, che ha sicuramente lusingato Frattesi. Proprio qualche settimana fa infatti, il centrocampista del Sassuolo, durante un’intervista a Dazn, aveva elogiato Marchisio, rivelando a tutti che da sempre l’ex numero 8 della Juve è uno dei suoi idoli. Le foto dell’incontro hanno subito scatenato i tifosi della Juve che già da tempo hanno trovato delle somiglianze tra i due, non solo fisiche. “Lo aspettiamo a Torino”, “Il passato e il presente” , “Erede della 8?”- questi alcuni dei tantissimi commenti lasciati sotto il post di Instagram. Tra i messaggi dei tifosi, che probabilmente non sono sfuggiti al centrocampista del Sassuolo, c’è anche quello dello stesso Frattesi che ha ringraziato Marchisio: “È stato davvero un grande piacere”- con tanto di cuore rosso.

    Sullo stesso argomentoFrattesi elogia Marchisio: “Una grande persona, uno dei miei idoli”Juventus LEGGI TUTTO

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    Expected Goals, classifica di Serie A stravolta: Juve davanti al Milan

    TORINO – Con gli “Expected Goals”, chiamati anche “xG”, viene misurata la qualità di un’occasione da rete, calcolando la probabilità effettiva che questa si tramuti in gol, analizzando una serie di fattori: nello specifico vengono tenute in considerazione le potenzialità di un tiro da quella determinata posizione e in quel particolare frangente di gioco (ad esempio, banalmente, la probabilità di segnare un gol da centrocampo è chiaramente minore rispetto a quella di una conclusione da dentro l’area di rigore), cui si aggiungono discriminanti decisive come la libertà del giocatore davanti allo specchio della porta, la vicinanza degli avversari, la pressione dei difensori e la posizione iniziale del portiere avversario. Alla luce di tutte queste variabili viene assegnato un valore a ogni tiro, che determina poi la percentuale che ha quel pallone di finire in rete.
    Expected Goals, la classifica in Serie A
    Opta ha analizzato i dati relativi agli Expected Goals e ha stilato la classifica della Serie A in base a questi dati. Ecco la classifica completa di Serie A se venissero considerati gli xG e, di conseguenza, gli xPoints: 
    1) Inter 68 (+8); 2) Napoli 67 (+4); 3) Roma 66 (+15); 4) Juventus 58 (-1); 5) Milan 57 (-9); 6) Atalanta 49 (-2); 7) Torino 49 (+14); 8) Fiorentina 46 (-1); 9) Lazio 45 (-4); 10) Verona 36 (-6); 11) Sassuolo 36 (-7); 12) Udinese 34 (+4); 13) Bologna 31 (-2); 14) Spezia 27 (-2); 15) Sampdoria 26 (-3); 16) Genoa 26 (+4); 17) Cagliari 26 (+1); 18) Empoli 23 (-10); 19) Salernitana 16 (0); 20) Venezia 12 (-10).
    Juve davanti al Milan
    La Roma è la squadra che paga di più lo scarto tra potenzialità e realtà: vedendo gli “Expected Goals”, infatti, i giallorossi di Mourinho sarebbero al terzo posto in classifica a quota 66 punti, ad appena due dall’Inter capolista (68) e uno dal Napoli secondo (67). Al quarto posto ci sarebbe la Juve a 58, seguita dal Milan a 57. LEGGI TUTTO

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    Juve, Allegri ricomincia da Cuadrado e Vlahovic

    TORINO – Il centro d’allenamento juventino alla Continassa riapre ufficialmente oggi, a cinque giorni dalla “partita delle partite”, anche se ieri i tre giocatori in fase di recupero hanno lavorato per conto loro, come nei giorni precedenti: Dusan Vlahovic (problema all’inguine), Zakaria (lesione all’adduttore della coscia sinistra), Alex Sandro (polpaccio dolorante) proseguono lungo il percorso che dovrebbe consentire almeno al serbo di giocare titolare contro i campioni d’Italia (gli altri due potrebbero andare in panchina). DV7, che in carriera all’Inter ha segnato tre gol quand’era alla Fiorentina tra prima squadra (1) e Primavera (2), è già carichissimo in vista del derby d’Italia dove vuole incidere su un big match da juventino, aiutando Allegri a far sì che la squadra batta una grande per la prima volta in questa strana stagione.Sullo stesso argomentoLa Juve-Inter dei Nazionali: sfida dell’altro mondoJuventus

    Juve, il rientro dei nazionali

    Detto che stasera – a parte Bonucci, Chiellini, De Sciglio e Locatelli impegnati in Turchia – Szczesny, Morata, De Ligt e Rabiot giocheranno prima di rientrare alla base, oggi la rosa bianconera sarà orfana anche dei brasiliani Arthur e Danilo che torneranno a destinazione venerdì, con la necessità di smaltire il fuso e il volo intercontinentale. È un passaggio che Cuadrado ha già archiviato: ammonito nel corso di Colombia-Bolivia, il terzino è stato squalificato e così ha saltato la trasferta in Venezuela. L’ex Chelsea sarà presente nel pomeriggio, quando la squadra si ritroverà alla Continassa per cominciare a preparare la partita con l’Inter. Il programma della settimana, a parte la seduta odierna, prevede solo allenamenti al mattino. Chiesa, Kaio Jorge e McKennie sono ancora fuori uso, ma il texano può farcela per inizio maggio: dà un’occhiata al calendario e punta già Venezia, ma soprattutto Genoa, Lazio e Fiorentina.

    Sullo stesso argomentoJuve, un regalo per Allegri: McKennie è il colpo per il rush finaleJuventus LEGGI TUTTO

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    Da Mulazzi a Ripani passando per Turco, la giovane ItalJuve

    TORINO – Dopo Fagioli, Miretti. E poi? Mentre il secondo, che oggi con l’Italia Under 19 cerca l’accesso all’Europeo, prosegue il cammino sulle orme del primo brillando con la Juventus Under 23, trascinando la Under 19 quando serve e muovendo i primi passi in prima squadra, alle loro spalle nel settore giovanile bianconero c’è un’altra giovane Italia che cresce. Oltre a talenti stranieri come Soulé e De Winter.

    Una giovane Italia che ha nel centrocampista 2001 in prestito alla Cremonese nonché nazionale Under 21 e in Miretti due modelli tanto facili da prendere come riferimento, per il modo in cui stanno salendo i gradini della propria carriera, quanto difficili da emulare davvero, per lo stesso motivo. C’è chi può provarci, però: eccone alcuni tra i coetanei di Miretti (2003) e i ragazzi del 2004 e del 2005.

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