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    Juve, Paratici: “Zaniolo è bravo, non serve un ds a capirlo…”

    TORINO – Fabio Paratici non rivela le mosse di mercato della sua Juventus, ma non può nascondere di apprezzare Nicolò Zaniolo, talento della Roma accostato da tempo ai bianconeri: “È un bravo calciatore – dice a Sky il chief football officier della Juve, prima della gara con i giallorossi – non ci vuole un direttore sportivo a capirlo. Adesso pensiamo alle partite da giocare e a festeggiare”.
    Paratici: “Nove scudetti di fila, era impensabile”
    Nessun malumore, sembra, nei confronti di Maurizio Sarri, anche in caso di una sconfitta contro la Roma: “Non è una partita a decidere o a far cambiare le idee di una società sul giudicare una stagione – le parole di Paratici – una partita può essere frutto di decisioni arbitrali, sfortuna, condizione fisica o mentale particolare. Vincere uno scudetto è sempre una stagione straordinaria, questo non ce lo dimentichiamo. Sono 9 anni di fila che vinciamo lo scudetto, è qualcosa di impensabile, se penso a 10 anni fa quando sono arrivato io e quando è arrivato il Presidente. Se ce lo avessero detto avremmo pensato a qualche matto, a qualche previsione strana. Cominciamo ad apprezzare il risultato della stagione, come ha detto il Presidente ieri, frutto di un lavoro durissimo, difficilissimo, quest’anno forse anche un po’ di più per i cambiamenti e la pandemia. In questo senso, vorrei cogliere l’occasione di ringraziare la Lega, la Federazione, che ci hanno permesso di portare a termine questo campionato, che non era assolutamente scontato, se pensiamo anche solo a due mesi fa”. LEGGI TUTTO

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    Juve, in 9 campionati aperta una voragine

    Due campionati da quinto, sesto posto, con la Juventus ferma senza giocare. Tanto servirebbe al Napoli per colmare il distacco accumulato dalla squadra bianconera nelle ultime nove stagioni. Al netto dei risultati di oggi. Ottocentodieci i punti ammassati dall’11 settembre 2011, Juventus-Parma 4-1 alla 2ª giornata (la 1ª era stata rinviata per lo sciopero dei calciatori) a mercoledì (anzi, per essere precisi a domenica, perché a Cagliari non ne sono arrivati) dalle squadre di Antonio Conte, Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri. Nello stesso tempo le formazioni di Walter Mazzarri, Rafa Benitez, dello stesso Sarri, di Carlo Ancelotti e Rino Gattuso ne hanno ottenuti 677, 133 in meno: l’equivalente di un campionato da 67 punti e di uno da 66, quote da quinto posto, appunto.

    Il fatto che il Napoli sia stato non sola la squadra che è andata più vicina a interrompere la serie da record bianconera, quando nel 2017-18 il gol vittoria di Koulibaly all’Allianz Stadium pareva aver lanciato la formazione di Sarri verso il sorpasso su quella di Allegri, che invece seppe resistere, ma sia anche la squadra che in questi nove campionati abbia fatto più punti dopo la Juventus, la dice lunga sull’entità del dominio bianconero. Già, perché se le ultime nove Juventus hanno staccato il Napoli di 133 punti, quelli di vantaggio sulla Roma, terza, sono 163 (un campionato da Scudetto e uno da Champions), quelli sulla Lazio, quarta, 232 e quelli su Inter e Milan, appaiate al quinto posto, 237. A biancocelesti, nerazzurri e rossoneri non basterebbe che la Juventus non giocasse per due campionati per raggiungerla nel punteggio complessivo dal 2011 a oggi, neppure nell’ipotesi puramente teorica di vincere tutte le partite (228 punti).
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    Pirlo: Nella Juve di Sarri ci starei bene. Avevo offerte da A e Premier

    TORINO – «Ringrazio il presidente, Fabio, Federico e tutti per l’opportunità di tornare nella Juve. Provo grande orgoglio e spero di poter ripercorrere il cammino con medesime ambizioni e obiettivi. E’ tutto da scoprire, sarà un lavoro nuovo e non vedo l’ora di iniziare, perché in questi anni lontano dal campo ho sentito il bisogno di staccare un po’, ma frequentando il corso di Coverciano ho capito che il percorso da fare era questo. E ne sono molto felice. Ho iniziato a fare i corsi quando ho smesso di giocare, intanto cresceva la voglia di conoscere e capire certe dinamiche. Da lì mi sono “infognato” e ho capito che sarebbe stato il mio lavoro. Con la testa mi sono buttato al 100% con e non vedevo l’ora di finire i corsi per iniziare». Così Andrea Pirlo inizia la sua prima conferenza stampa da allenatore della Juventus U23. 
    Pirlo, i suoi maestri e la Juve di Sarri
    «Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato tanto: Ancelotti, Lippi, Conte, Allegri, ma ognuno deve fare la sua strada, deve avere un proprio modello di gioco. Io ho in testa il mio da un po’ di tempo, la mia squadra dovrà giocare bene, avere padronanza del gioco, giocherà sempre per vincere. Odiavo tante cose da giocatore, non vorrò rivederle da allenatore. Mi sarebbe piaciuto giocare nella Juventus di adesso, avrei giocato con questo gruppo vincente da tanti anni, fossi stato un po’ più giovane. Bello il gioco di Sarri, il play gioca tantissimi palloni, sarebbe stato adatto alle mie caratteristiche».
    Pirlo, la Champions e l’U23
    «Sì, conosco i giocatori dell’Under 23, li ho seguiti già dall’anno scorso. Sono sicuramente migliorati, allenandosi con Sarri. Se questa è una settimana speciale? No, io vengo dopo la prima squadra. E’ giusto festeggiare lo scudetto, ora c’è un nuovo traguardo, la Champions League, partita fondamentale contro il Lione. Loro vengono da un’inattività di qualche mese, ma si saranno preparati alla morte per questa partita. Ci sarà un po’ di stanchezza, è normale, ma è troppo importante: penso che la Juve arriverà con la giusta forza e mentalità per poter andare alla fase finale. Cosa dirò ai ragazzi? Dirò quello che mi piaceva dei miei allenatori precedenti, spiegando cosa vuol dire giocare nella Juventus sacrificandosi per giocare prima squadra. Perché chi affronterò la Juve vorrà vincere e giocare sempre con il coltello tra i denti. I due brasiliani dell’Under 23? Li conosco, sono due terzini, li ho seguiti e spero di poterli avere a disposizione l’anno prossimo. Sono di qualità e prospettiva, li conosceremo meglio durante la stagione. Il mio modulo? Non è fondamentale, prima bisogna vedere i giocatori a disposizione e poi metterli nella condizione di rendere al massimo. L’occupazione degli spazi è la cosa più importante, con i giocatori giusti nelle posizioni giuste. Io ho idee e principi di gioco molto chiari da attuare».

    Pirlo: Al Milan non conosco più nessuno. Juve una nuova famiglia
    «Dopo il Milan sono entrato in una nuova famiglia, mi sono trovato benissimo nella Juve. Anche quando sono stato prima a New York e poi sono tornato a vivere a Torino, ho sempre mantenuto i rapporti, ci vedevamo in giro per la città, stima e amicizia sono sempre rimasti. Non ho più rapporti col Milan perché dei dirigenti dell’epoca non c’è più nessuno, solo il mio compagno Maldini. Io dirigente? Ci ho pensato, ma mi piace stare sul campo, essere protagonista, raggiungere obiettivi non da esterno. In questo senso il ruolo perfetto è l’allenatore».
    Pirlo, i paragoni con Guardiola e Zidane e le offerte da A e Premier
    «La responsabilità di avere Guardiola e Zidane come modelli? Io le ho da quando ho 14 anni e se non le ho non sto bene: preferiscono avere tante responsabilità, mi fanno sentire ancora più vivo. Piacerebbe a tutti fare il percorso di Guardiola e Zidane ma bisogna meritarselo. Ho avuto proposte per allenare squadre non di serie C, anche di Serie A e di Premier, ma alla fine ho deciso di intraprendere questo percorso perché mi sembra la strada più giusta per iniziare una nuova carriera. Il percorso di studi? Ho trovato qualche difficoltà nelle materie come Psicologia e un altre un po’ più lontane dai temi del campo. La scintilla è scattata velocemente, ho subito deciso che dovevo fare questo. Bisogna avere determinazione, sogni e ambizioni, altrimenti è meglio fare altro».

    Paratici: “Progetto Juve U23: Zironelli, Pecchia e ora Pirlo”
    «Il progetto è nato due anni fa con grandi difficoltà, tanto che ci fu comunicato solo il 20 luglio che avremmo potuto partecipare al campionato di Lega Pro. Scegliemmo Zironelli, persona molto solida che conosceva la categoria e poteva dare certezze a chi nasceva in quel momento. Zironelli va elogiato assieme ai dirigenti, da Federico Cherubini a Claudio Chiellini e Filippo Fusco. La seconda stagione abbiamo scelto Pecchia: vista la sua conoscenza dell’ambiente Juve e l’abitudine a lottare per grandi obiettivi, avrebbe portato senso di appartenenza e ambizione. Ora abbiamo scelto Andrea perché al di là degli aspetti tecnico-tattici, siamo rimasti vicini in questi anni e lui è un esempio di come si debba interpretare la passione del calciatore. E può trasmettere ai giocatori le sue qualità che pensiamo di avere intravisto già da calciatore. E queste sono caratteristiche che gli possono consentire di fare una grande carriera da allenatore con il giusti percorso formativo che cercheremo di guidare».
    Cherubini: “Con Pirlo la Juve U23 fa un salto ulteriore”
    «L’obiettivo di medio-periodo è portare 2-3 calciatori in prima squadra attraverso un percorso tecnico-sportivo. Abbiamo l’ambizione di poter competere in futuro per guadagnarci una categoria ancora più importante, anche per la valorizzazione del calciatore. Noi abbiamo pensato alla seconda squadra 8-9 anni fa, quando abbiamo iniziato a capire che la gestione dei prestiti era onerosa e difficile. Fondamentale portare questo progetto nella Juve. In due anni abbiamo dato sostegno alla prima squadra, dando anche giocatori al mercato e investendo per il settore giovanile. La scelta di Andrea? E’ un professionista che ci può far fare un ulteriore step. Abbiamo parlato con lui, ha grande umiltà nell’approccio a questo percorso, conosce i nostri calciatori, ha seguito il campionato di Lega Pro. Ha iniziato col piede giusto partendo con grande umiltà e voglia sperando che questo percorso possa riservargli le stesse soddisfazioni di quando era calciatore». LEGGI TUTTO

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    Juve-Roma, Sarri: “Gioca solo chi non rischia, poi testa al Lione”

    TORINO – E’ l’ultima giornata di campionato, domani sera allo Stadium si gioca Juventus-Roma. I bianconeri sono già campioni d’Italia, la partita conta solo in prospettiva Lione. Maurizio Sarri la presenta così: «Valutiamo oggi e domattina se c’è chi ha bisogno di riposare e chi invece può giocare senza rischiare nulla. Ma non sarà una prova in preparazione del Lione, le condizioni mentali dei giocatori saranno completamente diverse fra le due partite. A livello psicologico è comprensibile che ci sia ancora un piccolo down a livello emotivo. Giocheremo una partita importantissima contro il Lione e dovremo essere bravi a ricaricarci. Domani potrebbe essere anche una bella partita dal punto di vista spettacolare tra squadre spensierate, che hanno la testa libera perché non hanno più nulla da chiedere alla classifica, ma sarà soprattutto una giornata di festa».

    Sarri e il bilancio della stagione Juve
    «Sono soddisfatto, abbiamo alzato molto il baricentro della squadra, oltre al possesso palla e alla supremazia territoriale, rispettando anche le caratteristiche dei giocatori. Abbiamo ancora margini di crescita, per essere al primo anno c’è da essere soddisfatti. E’ stato un campionato atipico, devastante per tutti. Non era mai successo che un campionato finisse dopo 12 mesi. Le squadre sono affaticate fisicamente e mentalmente, si gioca a temperature non normali. E’ stato un campionato difficilissimo, abbiamo vissuto situazioni assolutamente nuove. Se io sono stanco? Ho la capacità di essere devastato e dopo 12 ore di ripartire. Ho momenti di stanchezza, ma mi rialimento abbastanza velocemente».
    Sarri sulla scelta di Pirlo per la Juve U23
    «Sarebbe piaciuto a tutti allenare un giocatore come Pirlo. E nel mio modo di vivere il calcio si sarebbe trovato particolarmente bene. Consigli per l’Under 23? Vediamo, non ho ancora il quadro di chi per limiti di età potrebbe uscire, ma sono ragazzi a posto, hanno entusiasmo, ci hanno fatto molto comodo dopo il lockdown. E poi hanno qualità importanti, se Andrea ha bisogno di sapere qualcosa sul livello umano e tattico di questi ragazzi ne sarò contentissimo».
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    Sarri, calendario Juve e Lione
    «Non ho detto che ci sia qualcosa di sbagliato, ho fatto solo un constatazione avendo giocato 5 partite in 12 giorni. Ci siamo adeguati a certe scelte. Mi rendo conto delle difficoltà nello stilare i calendari, noi ci adeguiamo e gestiamo la situazione. Non è facile perché le condizioni ambientali sono complicate. Se parlo un italiano decente, non ci sono altre letture da fare, è una constatazione la mia, stop». «Se è meglio arrivare al Lione più freschi o con 14 partite giocate in 50 giorni più o meno? Non si sa, siamo di fronte ad eventi straordinari per tutti. Ognuno ha la propria storia, servirà una capacità di adattamento straordinaria e chi ne avrà di più farà meglio. In una settimana c’è il tempo per preparare una partita, non per cambiare grandi cose. Bisognerà essere attenti a prepararla bene, recuperando energie mentali, nervose, che dopo la vittoria del campionato hanno subito un down inevitabile. Servirà molta attenzione ai recuperi fisici, preparando bene la gara dal punto di vista tattico».
    Juve, Sarri su Ronaldo e Dybala
    «Non lo so se Cristiano giocherà con la Roma, io non parto con orientamenti o preconcetti. Vediamo come sta, è uno di quelli che hanno giocato di più. Tre-quattro giorni fa si sentiva in condizione di farlo, vediamo le sue sensazioni del momento, cosa dice lui e cosa dice lo staff medico». «Se Ramsey gioca domani? Non lo so, dovrebbe forse rientrare in gruppo e allenarsi oggi. Vediamo come uscirà da questi gironi di inattività. Però in Champions c’è la possibilità che giochi. Paulo è sempre in mano allo staff medico, tutto procede bene, in modo regolare, ma non so quando rientrerà in gruppo»,

    Sarri su rabbia, Arthur e la rottura col Barcellona 
    «Non penso nulla, non conosco i rapporti tra Arthur e il Barcellona. Non so cosa si è detto con l’allenatore. Cosa mi ha fatto arrabbiare quest’anno? Io sono incazzato fisso, ci saranno due milioni di cose che mi hanno fatto arrabbiare quest’anno. Una nello specifico non mi viene in mente. Io sono uno che si arrabbia spesso, facilmente. Ma così come mi arrabbio facilmente torno calmo in poco tempo. Mi basta un minuto di sfogo».
    Sarri e i tempi di recupero della Juve
    «Staccare è inevitabile, è necessario dopo che vivi per 12 mesi con l’assillo di prestazioni e risultati. I giocatori sono stanchi nel fisico e nella mente, credo che almeno 20 giorni di inattività dovrebbero essere obbligatori. Mi auguro che il campionato riparta nei tempi giusti per consentire a tutti di ricaricarsi, altrimenti la prossima stagione diventa un problema e a ottobre-novembre saremo tutti già fusi. Bisogna recuperare le energie e mi auguro che questo sia possibile. E’ dura adesso scegliere date che consentano la disputa dell’Europeo a fine stagione. Però staccare sarebbe importante per tutti».
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    Zé Roberto: “A 46 anni ho un fisico migliore di Cristiano Ronaldo”

    SAN PAOLO (Brasile) – Ha dato l’addio al calcio all’età di 43 anni, Zé Roberto, continuando a giocare a buoni livelli fino all’ultimo con la maglia del Palmeiras. Una degna conclusione di un’ottima carriera, che gli ha consentito di indossare maglie prestigiose come quelle della Seleçao, del Real Madrid, del Bayern Monaco o del Bayer Leverkusen. Oggi, a 46 anni, l’ex centrocampista è un “influencer del fitness” con i suoi 1,2 milioni di seguaci. In questi giorni ha concesso un’intervista a TYC Sport, in cui gli è stato chiesto di fare un paragone tra il suo fisico è quello di Cristiano Ronaldo: “Oggi direi che ho un fisico migliore, perché ho giocato fino all’età di 43 anni ad alto livello. Se dovesse riuscirci, direi lo stesso di lui”.

    Zé Roberto, le feste con il Brasile
    Nel corso dell’intervista Zé Roberto ha raccontato tanti aneddoti curiosi: “Il giocatore più forte con il quale abbia giocato è stato Ronaldo il Fenomeno. È stato incredibile. E poi era un animale da festa. Una volta è partito per andare a bere ed è arrivato il giorno successivo per allenarsi. Quello che ha fatto quasi senza dormire è stato incredibile. Si era bevuto i suoi drink, certo. Ma il giorno dopo si è allenato come un animale. Anche Vampeta era anche un animale da festa, le preparava già nel pre-partita. Ronaldinho aveva addirittura una pista da ballo a casa, una discoteca. Ma lì preferivo non andare”. Ma quella per lui resta la miglior squadra in assoluto: “Il Brasile della Coppa del Mondo 2006 è la migliore squadra in cui abbia giocato. Io, Ronaldinho, Kakà, Ronaldo, Adriano…  Abbiamo fallito per via della scarsa organizzazione, c’era sempre un sacco di gente e non abbiamo avuto la giusta concentrazione. Zidane invece è stato l’avversario più forte: la finale che disputò nella Coppa del Mondo del 1998 è la miglior prestazione che abbia mai visto”. LEGGI TUTTO