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    Lazio-Genoa, possibili due reti nella ripresa

    Allo stadio Olimpico di Roma va in scena la sfida tra Lazio e Genoa. I biancocelesti dopo aver vinto una sola gara delle ultime cinque dovranno cercare di migliorare il loro rendimento per riavvicinarsi alle zone più nobili della classifica mentre i rossoblù sono alla ricerca di punti preziosi nel tentativo di lasciare ad altri il penultimo posto occupato in condominio con il Cagliari.
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    Diciotto reti realizzate ma solo due nei 45’ iniziali
    Per decifrare la sfida dell’Olimpico più che ai “numeri” della Lazio sarebbe meglio guardare a quelli del Genoa. In particolare al discorso che riguarda le reti realizzate dai rossoblù. Finora l’undici ligure ne ha messe complessivamente a segno diciotto ma di queste soltanto due nel primo tempo. Un dato che impatta notevolmente su alcuni esiti che hanno fin qui caratterizzato il cammino dell’undici adesso guidato da Shevchenko soprattutto in ottica “Goal primo tempo” e “Goal secondo tempo”. Basta poco per verificare che in sedici partite disputate il Genoa ha fatto registrare il “Goal primo tempo” soltanto una volta (1-2 al 45’) nella sfida interna con il Sassuolo. Diverso invece il risultato se si guarda alla ripresa: in ben nove occasioni, infatti, sia il Genoa che la squadra con cui stava giocando hanno realizzato almeno una rete ciascuno regalando quindi nove esiti “Goal secondo tempo”. Per la cronaca la Lazio vanta cinque “Goal primo tempo” e sei “Goal secondo tempo”. LEGGI TUTTO

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    Sassuolo-Lazio show! Possono starci da 3 a 5 reti nei 90 minuti

    La 17ª giornata di Serie A prevede il confronto tra il Sassuolo di Alessio Dionisi e la Lazio di Maurizio Sarri. Almeno sulla carta la sfida in programma al “Mapei Stadium” si preannuncia spettacolare.
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    Molte reti in vista
    Il Sassuolo nelle ultime 10 partite di campionato ha fatto registrare sempre la “combo” che lega il Goal all’Over 2,5. Berardi e compagni inoltre davanti al proprio pubblico hanno terminato soltanto tre incontri su otto con meno di tre reti al novantesimo. L’Over 2,5 ha risposto “presente” anche nelle precedenti sette trasferte (impegni di coppa compresi) della Lazio. Capitolo gol fatti/subiti: il Sassuolo nelle ultime cinque gare interne di Serie A ha segnato e incassato nove reti mentre il club biancoceleste in altrettante sfide disputate lontano dall’Olimpico vanta sei gol all’attivo e ben quattordici al passivo. Immobile e compagni non vincono due partite consecutive in trasferta dal lontano aprile 2021. Difficile sbilanciarsi su una partita così equilibrata, può starci ancora una volta la “combo” Goal più Over 2,5 ma se si vogliono correre meno rischi si può provare il Multigol 3-5 al triplice fischio. LEGGI TUTTO

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    Serie A, riflettori puntati su Lazio-Udinese

    La Lazio nelle ultime due partite disputate ha prima perso 2-0 in casa contro la Juventus e poi 4-0 allo stadio Maradona di Napoli. Una doppia sconfitta che ha fatto perdere ai biancocelesti il contatto con le zone più alte della classifica. Il turno infrasettimanale offre a Immobile e compagni l’opportunità di ripartire anche se, a dire il vero, l’Udinese è una formazione ostica che non va affatto sottovalutata. Se poi si considera che, dopo un avvio convincente, i friulani nelle ultime undici partite hanno vinto soltanto una volta (3-2 in casa al Sassuolo) è evidente che la necessità dei bianconeri di fare punti costringerà l’undici di Sarri ad una gara di enorme pazienza nel tentativo di trovare il varco (e il momento) giusto per passare. 
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    Sette gare in casa con andamento (e esito) opposto
    A prescindere da come finirà il match (per la cronaca può valere la pena soltanto ricordare che l’Udinese in questo primo terzo abbondante di campionato non ha mai fatto registrare l’accoppiata “Parziale/Finale 2/1”) potrebbe risultare interessante approfondire e valutare l’andamento casalingo della Lazio che ha giocato finora sette volte all’Olimpico regalando un esito assolutamente opposto all’inizio e alla… fine. Nelle prime quattro esibizioni interne, infatti, al novantesimo si sono registrati altrettanti esiti “Goal” (6-1 allo Spezia, 2-2 con il Cagliari, 3-2 alla Roma e 3-1 all’Inter) poi… cambio. Le ultime tre si sono invece chiuse tutte con il “NoGoal” (1-0 alla Fiorentina, 3-0 alla Salernitana e 0-2 con la Juventus). Equilibratissimo il ritmo dell’Udinese che, in fatto di “Goal” e “NoGoal” nelle gare in trasferta viaggia in assoluta parità: tre dei primi e tre dei secondi più o meno equamente distribuiti nelle sei gare lontano dal Friuli. LEGGI TUTTO

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    Napoli-Lazio promette spettacolo

    Al “Maradona” va in scena Napoli-Lazio. Entrambe le squadre sono reduci da una sconfitta: i partenopei la scorsa settimana hanno perso al Meazza contro l’Inter mentre i biancocelesti non sono riusciti ad arginare gli attacchi della Juventus.
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    Show in vista al “Maradona”
    Le prime 13 partite disputate dalla squadra allenata da Spalletti hanno messo in luce un dato: Mertens e compagni con 7 gol al passivo (2 soli in casa) vantano di gran lunga la miglior difesa del torneo. Per la Lazio vista giocare in trasferta in questa prima parte di stagione non sarà di certo semplice vincere. I biancocelesti, a differenza di quanto fatto intravdere in casa (18 gol all’attivo), fuori sono risuciti a segnare solamente in 7 occasioni. Curiosità: il Napoli al “Diego Armando Maradona” ha chiuso solamente una partita su sei in svantaggio al primo tempo (contro la Juventus, partita poi terminata 2-1 in favore dei partenopei). La Lazio invece nelle ultime cinque gare disputate fuori casa non ha mai terminato in vantaggio la prima frazione di gara. Partendo da una possibile “1X” primo tempo poi la sfida potrebbe scatenarsi nella ripresa. Entrambe le squadre ovviamente hanno le potenzialità per segnare almeno un gol nel corso di questo match. LEGGI TUTTO

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    Sarri vede Napoli-Lazio: “Non sarà mai una sfida come le altre”

    La Lazio si impone per 3-0 in casa della Lokomotiv Mosca con la doppietta di Immobile e il gol di Pedro e il successo vale il pass matematico per i playoff di Europa League e la chance di giocarsi il primo posto nel girone E contro il Galatasaray tra due settimane. “Nel primo tempo la pressione loro era abbastanza forte, erano aggressivi e a tratti fallosi – ha detto Sarri a Sky Sport – Quando siamo usciti, abbiamo trovato lo spazio. Dopo il vantaggio la partita si è messa in discesa, ci hanno concesso più metri e noi siamo stati bravi a sfruttarli: dopo l’1-0 le palle gol sono state tantissime”.Guarda la galleryLa Lazio sbanca Mosca: doppio Immobile e Pedro
    Sarri: “Sfidare il Napoli non sarà mai normale”
    “Pedro è un giocatore fenomenale, quando ha queste serate, queste partite, può cambiare tutto. È normale che sia così, noi possiamo avere tutti i livelli di ottimizzazione che vogliamo, ma alla fine la qualità fa la differenza. Abbiamo fatto cinque cambi rispetto a sabato, ma avevamo una formazione estremamente competitiva. Zaccagni merita di giocare con più continuità, Basic ha fatto un’ottima partita. Ci sono arrivate delle notizie estremamente positive, ma questa era la sfida probabilmente decisiva di un girone difficilissimo. La qualificazione è arrivata, adesso vediamo se riusciamo a guadagnare l’accesso diretto agli ottavi. Batticuore per il Napoli? Io ho un po’ di batticuore pensando a come usciranno i miei ragazzi da questa partita. Poi contro il Napoli non sarà una sfida come le altre, questo è evidente”. LEGGI TUTTO

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    Buffon: “Alla Juve Pirlo non ha fallito. Per Sarri mediare è avvilente”

    È un Buffon senza veli quello che si racconta nell’intervista a Tiki Taka. Il numero uno del Parma ha appena festeggiato i 26 anni dall’esordio, quando giovanissimo difese i pali della porta dei ducali in un Parma-Milan del 19 novembre 1995. La carriera lo ha portato a vestire le maglie di Juve e Psg. Tanti i trofei conquistati, ma rivela: ”Non li ricordo tutti, ma ho giocato in grandi squadre insieme a grandi compagni che mi hanno aiutato a vincere tanto”. Con la Nazionale è salito sul tetto del mondo nel 2006, ma ha anche vissuto la terribile notte del Meazza, quando l’Italia guidata da Ventura non riuscì a conquistare il pass per il Mondiale in Russia: “Quella è stata l’anticamera di una spedizione che sarebbe stata non vincente – ammette Buffon -. Abbiamo commesso degli errori e abbiamo avuto delle mancanze troppo grandi che non ci hanno permesso di andare al Mondiale. Le colpe sono di tutti, l’ho sempre detto. Quando si fallisce lo si fa tutti, lo staff, l’allenatore e tutti i giocatori. Tra quell’Italia e questa delle analogie ci sono, la differenza è che questa Nazionale ha delle certezze maggiori in virtù anche del successo insperato agli Europei. E quando hai delle certezze è più facile superare i momenti delle difficoltà”. E su un possibile ritorno in azzurro commenta: “Questa è la scusa per continuare a giocare. È la motivazione che mette d’accordo tutti”.
    Buffon sulla Juve di Allegri
    Di certo la Juve rappresenta un capitolo importantissimo della carriera di Buffon. Sulle possibilità di vittoria della Champions da parte della squadra di Allegri, l’ex numero uno bianconero dice: “La Juve quando sembra in difficoltà poi sorprende sempre e ha dei colpi di reni che le fanno vincere i trofei più impensabili. Vedo la Juve sempre protagonista in ogni competizione, poi vincere la Champions in questi anni, contro determinate squadre, è sempre complicato”. A chi dice che la squadra gioca male risponde: “Non gioca male, quando vince lo fa da squadra solida, compatta che non concede spazi e che quindi imbruttisce la partita. La nostra Juve che è arrivata due volte in finale era solida, poi non ha vinto perché ha giocato contro un Barcellona e un Real Madrid che erano quattro volte superiori a noi. Ma senza quelle caratteristiche non saremmo mai arrivati in finale”. Sull’addio di Ronaldo e il ritorno di Max Allegri: “Se Cristiano non era più convinto di rimanere ha fatto bene ad andarsene. E il mister ha fatto bene a tornare perché si vede che è convinto di fare bene ed è convinto di poter incidere”.
    Buffon su Sarri e Pirlo
    In bianconero Buffon è stato allenato anche da Maurizio Sarri e dall’ex compagno Andrea Pirlo. A proposito dell’attuale tecnico della Lazio commenta: “Da noi ha avuto tantissime difficoltà perché già all’inizio ha avuto dei piccoli attriti con qualcuno. Non è scoccata la scintilla. Dopo un mese, si è accorto che il tipo di lavoro che era abituato a fare avrebbe dovuto rivederlo e avrebbe dovuto cercare di mediare. E per uno come lui mediare è un qualcosa di avvilente. Non aveva quell’entusiasmo che di solito uno come lui ha”. A chi sostiene che sia tornato in bianconero dopo l’esperienza al Psg per aiutare il Comandante replica: “Non è vero. Quell’anno col PSG vinciamo l’andata degli ottavi di Champions a Manchester 0-2 e la Juve perde 2-0 a Madrid con l’Atletico. Ero felice per me ma non mi sentivo a mio agio per la sconfitta della Juve. E questa cosa ha pesato nelle scelte future. E poi giustamente la vita ti castiga perché al ritorno passano Manchester e Juventus. Sono tornato, non mi faceva impazzire l’idea di fare il secondo ma l’idea di poter vincere la Champions con questa dirigenza e con questi compagni è stata la cosa che ha pesato di più. Vincerla per la gente della Juve mi avrebbe dato una soddisfazione enorme”. La scorsa stagione l’addio di Sarri e Pirlo al timone. A proposito del lavoro fatto dell’ex centrocampista Buffon commenta: “Un allenatore che vince Coppa Italia, Supercoppa e che arriva in Champions non ha fallito”. 

    L’esperienza al Psg
    Nel 2018 il primo addio alla Juve per sbarcare alla corte del Psg. Il portierone riavvolge il nastro e torna su quella scelta: “Ho deciso di andare al Psg a maggio del 2018. A febbraio di quell’anno avevo deciso di smettere perché pensavo di fare il Mondiale e volevo chiudere il cerchio con quello. Dissi al mio procuratore che volevo smettere a meno che non mi avesse chiamato una tra Real Madrid, Barcellona e Psg. E dopo venti giorni è arrivata la chiamata. A quel punto mi sembrava un peccato rinunciare a un’esperienza simile, in un club simile e con un’offerta economica importantissima come quella. Non avevo garanzie, non avevo il posto assicurato anche perché la competizione è lo sport”. A Parigi ora c’è un altro portiere italiano, Gianluigi Donnarumma. L’ex estremo difensore del Milan fatica però a trovare spazio, ma Buffon non ha dubbi: “Penso che Gigio abbia fatto una scelta più che giustificata. In questa stagione sta avendo delle difficoltà ma penso che sarà titolare nell’immediato futuro”. 
    Buffon e il ritorno al Parma
    Come un cerchio che si chiude, Buffon ha deciso quest’anno di tornare al Parma, lì dove tutto ebbe inizio: “Nella mia carriera ho sempre fatto delle scelte d’istinto e non ho mai fatto calcoli – spiega Gigi -. Ho sempre fatto scelte che mi hanno reso felice. Nel 2006, da miglior portiere al mondo, sono andato in Serie B con la Juve e nessuno nelle mie condizioni l’avrebbe fatto. Solo un pazzo poteva farlo ma l’ho fatto perché credo in certe cose e mi fa piacere poterle accompagnare. Poi ho fatto tutta la trafila alla Juventus, dalla risalita alle tante vittorie. Poi sono andato a Parigi dove ho vissuto uno degli anni più belli della mia vita. Poi sono tornato alla Juventus, accettando di buon grado di fare il secondo. Sono stato una persona esemplare come sempre, poi dopo due anni mi sentivo ancora forte, volevo giocare e ho scelto Parma. Non mi fregava niente fosse in Serie B. A me piace il bene comune, sento l’affetto e la felicità e l’entusiasmo della gente di Parma. Mi chiedono di riportarli in Serie A, sono cose gratificanti, è quello che volevo, gioco per passione”. Buffon racconta poi di quando fu a un passo dall’Atalanta: “Gasperini lo sa, è successo che nel momento in cui avevo deciso di andare a Bergamo ho parlato con i dirigenti della Juve e con Pirlo che mi hanno convinto a restare. Mi conoscono alla perfezione e hanno toccato determinati tasti che non mi hanno persuaso a non andare. A Gasperini comunque voglio bene, le sue chiamate e la sua volontà di volermi a Bergamo perché secondo lui ero ancora forte per fare il titolare, mi hanno gratificato moltissimo”. LEGGI TUTTO

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    Lazio-Juventus, occhio al Goal

    Allo stadio Olimpico va in scena Lazio-Juventus. Acerbi e compagni hanno totalizzato ventuno punti, tre in più rispetto ai bianconeri che in questa stagione sono costretti a inseguire. Nei lidi amici la squadra allenata da Sarri non ha mai perso (cinque vittorie e un pareggio) mentre la formazione di Allegri in trasferta fa registrare un triplo… due (due vittorie, due pareggi, due sconfitte).
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    Porte violate al novantesimo
    A guardare il ruolino di marcia delle due formazioni l’elemento che colpisce di più è la questione “Goal”. Chiesa e compagni, nelle sei partite fin qui disputate lontano da Torino hanno centrato cinque volte questo esito (il sesto è saltato nel derby con il Torino giocato, soltanto sulla carta, in trasferta) facendo però registrare l’esito opposto (il “NoGoal”) in cinque di questi sei primi tempi (soltanto in Spezia-Juventus si è andati al riposo sull’1-1 e quindi con il “Goal primo tempo”). La Lazio, dal canto suo, dopo aver collezionato quattro esiti “Goal” consecutivi nelle prime quattro gare casalinghe di campionato ha chiuso i due incontri successivi con due vittorie senza subìre reti (1-0 alla Fiorentina e 3-0 alla Salernitana) e viene quindi da due “NoGoal” di fila. Nelle prime sei frazioni di gioco disputate all’Olimpico Immobile e compagni sono andati al riposo due volte con un esito “Goal” all’attivo (3-1 allo Spezia poi diventato 6-1 finale e 2-1 con la Roma poi diventato 3-2 al novantesimo) mentre nelle quattro rimanenti si è andati negli spogliatoi con almeno una delle due squadre in campo che non è riuscita a realizzare almeno una rete. Per completare la panoramica vale la pena aggiungere che, se si guarda esclusivamente alla ripresa, la Juventus in trasferta ha collezionato un solo esito “Goal secondo tempo” e precisamente nella gara contro lo Spezia (l’unica dove c’era anche il “Goal primo tempo”) mentre nelle altre cinque il “NoGoal secondo tempo” ha recitato la parte del leone. La Lazio in casa ha centrato il “Goal secondo tempo” soltanto contro Cagliari e Roma a cui vanno aggiunti i quattro “NoGoal secondo tempo” nelle partite rimanenti. LEGGI TUTTO

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    La Juve contro Sarri: la rivincita degli inallenabili?

    TORINO – Cosa voleva dire Maurizio Sarri quando parlava di «squadra inallenabile» sbattendo la porta dalla quale usciva per sempre dalla storia della Juventus? Nessuna delle possibili interpretazioni, tuttavia, è stata presa bene dallo spogliatoio bianconero e dalla Juventus genericamente intesa. E se la parola vendetta è intutilmente violenta, la sfida di sabato pomeriggio fra il tecnico di Figline e la sua ex squadra non è una semplice rivincita. C’è qualcosa di più fra Maurizio Sarri e la squadra «inallenabile», che nel frattempo è di nuovo guidata da Massimiliano Allegri e ripropone quindi un’altra spigolosissima sfida nella sfida. Nel 2021, nel calcio iperprofessionistico dove i campioni sono aziende, resta per fortuna una partita che, se vinta, può dare una soddisfazione umana in più e, se persa, può bruciare fastidiosamente. Di quelle dove sotto i sorrisi tirati dei saluti di prammatica frizza la voglia di dare una lezione all’avversario. La Juventus e Sarri non si sono lasciati bene. L’8 di agosto 2020, quindici mesi fa, si consumava un divorzio che, per alcuni, era iniziato nel giorno della presentazione. Mondi distanti, forse troppo, modi di fare e forse di essere incompatibili fra di loro e, a condire tutto, circostanze pazzesche come una stagione interrotta dal Covid che ha sconvolto tutto e tutti.

    Sarri ritrova la Juve

    Sarri e la Juventus, tuttavia, avevano capito che fra di loro qualcosa non funzionava quando nessuno sapeva ancora manco dove fosse Wuhan. Lo ha confessato Sarri medesimo in un’intervista di quest’estata ad Alfredo Pedullà: «A metà ottobre ho fatto una riunione con lo staff, ho detto loro di scegliere. La mia domanda era: andiamo dritto per la nostra strada così andiamo a casa tra 20-30 giorni oppure facciamo compromessi e vinciamo lo scudetto sapendo che poi andremo a casa lo stesso? Abbiamo provato a vincere lo scudetto lo stesso». Dopo un paio di mesi, insomma, si era rotto qualcosa fra lui e la squadra, che pure all’inizio lo aveva accolto con curiosità e disponibilità. Dopo il quinquennio di Allegri, provare qualcosa di nuovo era uno stimolo. Ma evidentemente l’effetto novità è finito presto. Perché?

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