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    Cairo, ma una punta per il Toro la compri?

    Basterebbe un Destro

    Una roba allucinante, sì, per ricorrere a un aggettivo caro a Juric per provare a spiegare l’inspiegabile. Che poi non è nemmeno inspiegabile, anche se a volte si fa davvero fatica a crederci: la verità è che il Toro – squadra composta da calciatori in parte di medio livello, in parte di livello basso, ma con un impianto di gioco brillante, coraggioso e fin troppo coerente in qualsiasi contesto agonistico – non ha un attaccante degno di tale definizione; di bomber, goleador, non parliamo nemmeno. Con quanto la squadra costruisce, basterebbe – le sarebbe bastata – un mestierante d’area di rigore (avversaria). Nei giorni scorsi, in vista della partita con l’Empoli, lo avevamo indicato più volte proprio in Mattia Destro: niente di che, ma comunque uno che quando sente – non necessariamente vede, come ieri, quando stava di spalle – la porta, sa comunque che cosa fare per creare i presupposti di un pericolo. Con Destro, un Destro qualsiasi, al posto dell’inconcludente Sanabria o del poco sereno Pellegri, entrato al posto del paraguaiano per l’assalto finale, ieri il Toro avrebbe vinto. Bon. Ma vinto largamente, eh. Anche invertendo i portieri, ma questo è un altro problema.

    Se ci si mette pure l’arbitro

    Comunque 20 tiri malcontati, di cui 7 in porta; un palo clamoroso a porta vuota; due gol annullati per fuorigioco in partenza di pochi centimetri; due terzi del totale di possesso palla; parate strepitose di Vicario su tiri a botta teoricamente sicura, a differenza di Milinkovic-Savic che avrebbe dovuto prenderne una, soltanto una, neanche tanto difficile e forte, e invece è andato nuovamente giù come un sacco di patate, goffo, senza spinta, senza slancio, su una rovesciata prevedibile stante la marcatura a due metri di Djidji. Poi, certo, il Toro si è innervosito, non ha più giocato bene come aveva cominciato, ma è anche comprensibile. Soprattutto contro un avversario che non solo si è difeso dall’inizio alla fine – legittimo, per quanto arcaico – ma ha perso una quantità di tempo pazzesca, complice un arbitraggio assolutamente funzionale a tale intento. Il signor Fourneau ha dato 5 minuti di recupero quando già 15 sarebbero stati pochi, e di quei 5 (con il Toro rivitalizzato dal pari al 90’) ne ha fatti giocare forse la metà. Quelli dell’Empoli, poco prima, avevano addirittura avuto il coraggio di contestare una mancata restituzione di palla dopo aver cercato di fare melina anche una volta che era stata loro ridata, dopo che l’avevano buttata fuori perché uno dei loro si era accasciato a terra per la seconda volta in pochi minuti, perdendone in totale almeno tre. A proposito: solo in Italia vige ancora questa consuetudine assurda, irregolare, quasi omertosa negli atteggiamenti da uomo d’onore dell’interessato di parte: la regola dice che soltanto l’arbitro è autorizzato a fermare il gioco, in caso di incidente palese o potenzialmente pericoloso per il sinistrato, tipo una botta in testa; non certo per crampi più o meno presunti o per stanchezza quasi sempre capziosa, cose che nello sport farebbero parte del gioco. Non nel calcio italiano, però, dove quando si perde ci si rialza in un amen anche se moribondi e quando si punta a mantenere il risultato si fanno (e si tollerano) delle sceneggiate indecorose. Di qui, al solito, la classica, tristissima gazzarra, tra sguardi torvi e minacce di ritorsione. Così da perdere ancora un bel po’ di altro tempo e consentire all’arbitro la sceneggiata finale di qualche inutile ammonizione a caso. Punto e a capo. Anzi, ancora no. Il signor Fourneau – come già il suo collega Ayroldi un mese fa a San Siro in Inter-Torino, che si era rimangiato il rosso a Sanabria per una sbracciata assolutamente ordinaria in un contrasto aereo con Calhanoglu – ha avuto bisogno di essere richiamato al Var per capire che lo stesso paraguaiano non aveva commesso fallo da espulsione sull’empolese Cambiaghi; per salvare in parte la faccia è passato dal rosso al giallo, ma in realtà non era nemmeno fallo. La verità è che ormai certi arbitri non vedono più, da soli, manco le cose più evidenti, le dinamiche di gioco fisico più elementari, basilari nel calcio; perfino sui calci d’angolo sbagliano con una frequenza impressionante, non ravvisando deviazioni evidenti anche solo dal “rumore” del pallone, oltre che dalla sua traiettoria.

    20 occasioni, un gollonzo

    E la verità, tornando al Toro senza un mestierante del gol, è che – ribadiamo per l’ennesima volta – mai come quest’anno sarebbe bastato davvero poco a Cairo per far diventare il lavoro di Juric un’opera ambiziosa e non la solita incompiuta. Undici punti in 9 partite, per una squadra che gioca sostanzialmente sempre all’attacco, perfino quando dovrebbe darsi una calmata e ragionare un po’, ma ha segnato fin qui la miseria di 8 reti, sono per certi versi un miracolo. Come, paradossalmente, quel gollonzo di Lukic. Episodio che in sede di consuntivo non si capisce bene se faccia più ridere o piangere; di sicuro, alimenta più la rabbia che non un senso di sollievo. Basti dire che perfino Zanetti, tecnico dell’Empoli, pur raggiunto allo scadere ha avuto l’onestà di ammettere che gli era andata di lusso e basta. Né dà sollievo vedere il Toro che per una volta nel finale l’aggiusta parzialmente anziché rovinarla. Perché il calcio, anzi una squadra di calcio, dovrebbe essere un’altra cosa. Dovrebbe avere intanto una spina dorsale razionale e solida – con elementi affidabili almeno nei 3 ruoli chiave: portiere, perno di centrocampo, punta – e poi fare il resto in base alle idee di gioco e alle qualità tecniche e atletiche degli interpreti a disposizione. I quali invece, nel caso di Juric (ancora in tribuna per squalifica e sostituito da Paro) spostano un po’ più in là il teorema: non hanno la minima idea di cosa debbano fare al momento del dunque; proprio non conoscono l’abc del gol. Arrivano tipo in tre/quattro al limite dell’area, di gran carriera dopo fraseggi veloci e ficcanti, con almeno uno di loro libero, e tu pensi: ok, stavolta lo fanno, dai. E invece niente: sempre la scelta o l’esecuzione sbagliata. Mai l’individuazione del corridoio giusto dove far filtrare il pallone, anche quando la giocata si prospetta elementare, basica. Fino all’anno scorso almeno c’era Belotti a togliere qualche castagna dal fuoco dei consueti mercati insufficienti; adesso, nessuno. Un bel mazzo di trequartisti e mezze punte, alcuni pure promettenti e sovente brillanti, ma non uno che abbia chiaro in testa il concetto fondante del calcio: bisogna buttarla dentro, o quantomeno provarci, senza troppi ti-tic e ti-toc, riserve mentali, giocate frufrù.

    Rinforzi? Silenzio

    Sabato c’è il derby, contro la Juve più disastrata di questi ultimi anni. Al netto del classico granatismo, cioè pessimismo cosmico dei tifosi del Toro, per cui “vedrete che si risolleveranno contro di noi” oppure “tanto in qualche modo perderemo pure questa, come al solito da 17 anni a questa parte”, la questione deraglia nella solita, frustrata, disperata domanda: Cairo, ma almeno a gennaio un attaccante che possa sostituire il Gallo perduto lo prende? Gliel’hanno chiesto, all’uscita dallo stadio. Ovviamente, non ha risposto. Che gliene importa, in fondo, a lui? Il decimo posto, la sua stella polare, tanto è sempre lì.

    Lo scorso agosto, alla corte del presidente più inviso della storia granata, si erano risentiti per il 5 e mezzo dato da Tuttosport in pagella al mercato estivo del Torino FC, invece esaltato da altri media. Era un voto sbagliato, ingiusto, erano stati pronti a lagnarsi e a rinfacciare dopo le prime due vittorie contro le neopromosse. Avevano ragione. Era troppo alto. LEGGI TUTTO

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    Toro, per la prima volta zero assenze

    TORINO-  Dopo le buone notizie riguardanti i recuperi di Pietro Pellegri e Demba Seck, guariti dai rispettivi infortuni e tornati ad allenarsi col gruppo già nella giornata di martedì, serviva ancora un altro tassello per appagare completamente Ivan Juric. Scontato pensare a Samuele Ricci e Mergim Vojvoda, riferimenti non puramente casuali. Al Toro serviva come il pane il loro rientro: il grande momento è già arrivato. Ieri, infatti, entrambi hanno svolto l’intera seduta coi compagni, lavorando duramente per preparare la sfida di domenica contro l’Empoli. Per i granata, più che una bella novità dall’infermeria, è una vera e propria manna dal cielo. Perché sia Ricci che Vojvoda sono elementi qualitativamente essenziali per il gruppo e la mini crisi che sta attraversando il Toro è in parte dovuta ai loro forfait. Infortuni teoricamente brevi, che hanno avuto bisogno di tempi di recupero leggermente più lunghi rispetto alla tabella di marcia ipotizzata nelle scorse settimana. Ha vinto la linea della prudenza: Juric voleva averli al meglio delle loro condizioni e così sarà, perché non sono state fatte forzature per riavere entrambi per la trasferta di Napoli. Adesso Ricci e Vojvoda non solo puntano all’Empoli, ma soprattutto al derby di sabato 15 contro la Juventus.  Per quanto riguarda il centrocampista classe 2001, l’infortunio è ormai acqua passata. L’interessamento distrattivo del muscolo soleo di sinistra, accusato nel riscaldamento contro l’Atalanta, si è assorbito del tutto.

    Sullo stesso argomentoRicci, sorrisi granata: con lui si è visto un altro ToroTorino

    Ricci fondamentale per il Toro

    Per il Toro la disponibilità di Ricci è fondamentale: da quando manca l’ex Empoli la squadra ha perso gran parte dei propri riferimenti nella manovra. Manca un giocatore che detti i tempi, che guidi i compagni, che sappia come e quando gestire il pallone. Anche Lukic, senza Samuele, ha finito per perdere le proprie caratteristiche letali, quelle che lo avevano reso uno dei centrocampisti più decisivi della passata stagione di Serie A. Ricci contro l’Empoli quasi sicuramente partirà dalla panchina, per mettere minuti nelle gambe nella ripresa. Lo stesso discorso vale naturalmente per Vojvoda, che ha recuperato dalla lesione al bicipite femorale destro. Il kosovaro ha saltato anche gli impegni con la nazionale, ma adesso sta bene e da ieri è aggregato al gruppo. A sinistra il Toro ha la necessità di ritrovarlo urgentemente: Lazaro e Aina, finora, non hanno convinto fino in fondo come sostituti di Vojvoda. Anche per lui sarà inevitabile una partenza dalla panchina per il match di domenica, ma contro la Juventus vuole una maglia da titolare. Deciderà Juric, che ora sta rimettendo in piedi il Toro che aveva in mente fino a poche settimane fa. Dovrà disporlo in campo con lo stesso spirito del mese di agosto, quando aggrediva ogni partita con ferocia inaudita.
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    Toro-Juve con Juric in panchina: i retroscena del referto

    TORINO – Ivan Juric salterà solamente l’Empoli, non la Juventus, come più di un tifoso granata temeva dopo l’espulsione rimediata sabato a Napoli in seguito alle intemperanze e alle proteste del tecnico croato. Domenica alle 12.30 all’Olimpico Grande Torino la squadra sarà guidata dal vice Matteo Paro, com’era già accaduto in occasione del successo del Toro sul Lecce e della sconfitta di San Siro con l’Inter. Superato, dunque, il rischio che Juric sul prato dello stadio Maradona avesse un po’ esagerato con gli insulti e che il referto arbitrale fosse particolarmente duro.
    Il retroscena: dentro la testa di Juric
    E invece è trapelato un retroscena importante: detto che non ci sono stati eventuali altri incroci tra l’allenatore granata e l’arbitro Massimi dopo l’allontanamento dal campo, si racconta che il giudice sportivo abbia tenuto conto dei motivi per i quali il tecnico ha perso la testa. In sostanza: è chiaro che Juric abbia sbagliato, ma all’origine delle sue proteste c’era un netto fallo su Singo, clamorosamente non fischiato dal direttore di gara. Ciò significa che il croato guarderà dalla tribuna il suo Torino contro l’Empoli, spingendolo da lontano alla conquista di tre punti fondamentali che cancellerebbero le tre sconfitte consecutive dei granata (4 nelle ultime 5 partite) lanciandoli verso un derby da giocarsi al massimo e senza le avvisaglie di una crisi. Prepararsi al derby con serenità: è l’obiettivo numero uno del Toro.
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    Elche, Beccacece è in pole per la panchina

    TORINO – L’Elche è a un passo da una nuova e ulteriore argentinizzazione: il club, dopo la sconfitta nel posticipo del 7° turno della Liga spagnola contro il Rayo Vallecano, è sempre più desolatamente ultimo con appena 1 punto conquistato. Il crollo a Vallecas ha posto una pietra tombale sull’avventura di Francisco Rodríguez alla guida tecnica del Franjiverde dopo 11 mesi: l’ex Girona ha allenato la squadra in 33 occasioni mettendo a referto 12 vittorie, 17 sconfitte e 4 pareggi. Il miracolo della salvezza centrata in extremis nello scorso campionato non è però bastato a fargli guadagnare altro tempo, non è servito a evitargli l’esonero.
    LA BANDA ARGENTINA L’Elche è, senza dubbio, una delle squadre più argentine d’Europa. Argentino è il deus ex machina del Franjiverde, il presidente del club, Christian Bragarnik, uno degli agenti di calciatori più potenti del LatinoAmérica. Argentini sono 6 degli elementi in rosa: l’ex Torino Lucas Boyé, autore del gol dell’Elche nella sconfitta di ieri sera contro la terza squadra di Madrid, l’ex Palermo e Roma Javier El Flaco Pastore, l’ex Newcastle e Napoli Federico Fernández, Nicolás Fernández Mercau e Axel Werner. E argentino sarà anche il tecnico, che dovrebbe essere annunciato nelle prossime ore: si tratta di Sebastián Beccacece, che da pochi giorni ha detto addio al Defensa y Justicia.
    FÚTBOL VERTICAL È un innovatore, Beccacece, un profeta del Fútbol Vertical. E’ stato assistente di Jorge Sampaoli nella sfortunata avventura dell’Hombrecito alla guida dell’Argentina al Mondiale di Russia 2018, ha vinto una Recopa Sudamericana nel 2021 proprio con il Defensa y Justicia, regalando il primo prestigioso successo alla bacheca de El halcón di Florencio Varela. Ha allenato anche all’estero, all’Universidad de Chile, e pure due delle grandi argentine, che si odiano cordialmente, l’Independiente e il Racing Club le due anime di Avellaneda. Ora, a 41 anni, è a un passo dal grande salto nel calcio europeo.
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    Torino, Miranchuk: ripartire con l’Empoli per accendersi nel derby

    TORINO – Ivan Juric ha bisogno di Alexey Miranchuk. Ma pure ha bisogno della versione migliore del russo. Sì mediamente discontinuo e lo si sa avendolo già visto a Bergamo, ma a Napoli più assente che altro. Prenda anche le sue pause, l’ex dell’Atalanta, ma regali al Toro quei graffi emersi alla prima giornata, sul campo del Monza poi sconfitto anche grazie al gol d Tonnyi Sanabria (tornato a segnare, seppur inutilmente, a Napoli). Là dove una sconfitta ci sta, anche se viene a questo punto difficile inquadrarla dopo il ko brutto contro il Sassuolo: una sull’altra le recenti debacle sono ben 4 (si aggiungono Inter e Atalanta), a fronte dell’unico acuto. Uno a zero al Lecce griffato Nikola Vlasic. L’unico tra gli esterni offensivi fin qui impiegato con continuità e protagonista di prestazioni dense e di qualità: con 3 gol il croato è il capocannoniere del Torino.Guarda la galleryNapoli-Torino, le pagelle granata: Buongiorno altra giornata no, Sanabria segna e lotta
    LA MISSIONE Mai come adesso, con l’Empoli contro cui ritrovarsi per poi affrontare il derby con la Juventus nuovamente pompato dall’autostima, è fondamentale ritrovare il miglior Miranchuk. Quello del gol o dell’assist decisivo. A Empoli, dopo una nuova settimana di lavoro al Fila utile a riacquisire la condizione, il russo non potrà più essere atteso: dovrà essere la sua partita, con le pause connesse ma con annesse pure le giocate risolutive.
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    Torino: contro l'Empoli tutti presenti

    TORINO – È finita la panchina corta, Ivan Juric per la prima volta in questa stagione potrà scegliere. Per domenica, alle 12.30, contro l’Empoli sono tutti abili e arruolati. Anche Ricci, Pellegri, Seck e probabilmente Vojvoda. Il kosovaro è il meno sicuro di tutti, ma almeno per la panchina c’è la speranza: la prossima sfida al Grande Torino sarà decisiva per disegnare il futuro dei granata. In caso di tre punti si potrà sperare in qualche cosa di positivo, altrimenti si rischia un’altra volta, come spesso è successo negli ultimi anni, di trascorrere una stagione più insipida di una minestra riscaldata. E allora è facile pensare che per l’occasione il tecnico recuperi giocatori importanti. Miranchuk, per esempio, avrà giorni d’allenamento in più e, quindi, dopo la non brillante prestazione di Napoli potrà dare un contributo importante con a fianco Vlasic. E ci sono anche grandi possibilità di vedere Pellegri in campo dal primo minuto. Diamo, poi, per scontato l’impiego di Schuurs dall’inizio. Inspiegabile il motivo per cui l’olandese non parta sempre dall’inizio, visto che nelle tre partite in cui è stato impiegato è risultato sempre tra i migliori, se non il migliore. Insomma, quella che inizia domani sarà per i granata una settimana molto importante e Juric chiederà ai suoi di svoltare, riprendere il cammino delle prime giornata di campionato. L’allenatore, tra l’altro, dovrà valutare con molta attenzione il recupero di Ricci, considerato indispensabile per il centrocampo. Senza di lui, e non è un caso, la squadra ha perso un punto di riferimento importante visto che Lukic, dopo l’ammutinamento di Monza, non è più tornato quello dei giorni migliori.Iscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Troppo Napoli: il Toro si arrende 3-1 al Maradona. Espulso Juric

    NAPOLI – Basta un tempo al Napoli per festeggiare la sesta vittoria consecutiva tra campionato e Champions League  e la leadership solitaria, almeno per una notte. Anguissa (doppietta) e Kvaratskhelia firmano questo successo su un Torino vittima delle solite amnesie nella fase difensiva: la rete di Sanabria e un secondo tempo coraggioso ma poco incisivo non possono essere sufficienti a evitare la quarta sconfitta nelle ultime cinque partite.Guarda la galleryTorino, Sanabria non basta: il Napoli vince per 3-1

    Spalletti conferma in blocco la squadra che prima della sosta ha vinto a Milano in casa dei campioni d’Italia. Juric in difesa esclude Schuurs (scelta discutibile) per puntare su Djidji e Buongiorno accanto al titolarissimo Rodriguez. Davanti, si rivede Miranchuk, che si era infortunato a Monza nella prima giornata: il tecnico lo sistema accanto a Sanabria con Vlasic alle loro spalle. La partenza del Napoli è devastante. Dopo appena 6’ Kvaratskhelia libera Mario Rui, sul cui cross perfetto Anguissa anticipa di testa Buongiorno e Rodriguez. Passano 6 minuti e il camerunese si ripete, stavolta fuggendo sulla destra vanamente inseguito da Buongiorno e Rodriguez: Milinkovic-Savic resta immobile sulla linea e Anguissa lo trafigge. Il Torino ha il primo sussulto al 18’ quando Vlasic ci prova dal limite: Meret si allunga a sinistra e devia. Ma il Napoli è padrone assoluto del campo e, dopo tre conclusioni ravvicinate, al 37’ va sul 3-0 con Kvaratskhelia, che sfrutta un errore nell’anticipo di Djidji nella metacampo campana e si invola: né Lukic né Buongiorno riescono a raggiungerlo e il georgiano batte Milinkovic-Savic. Il Toro accusa il colpo, ma riesce a non crollare con Sanabria, che prima accorcia le distanze sfruttando un goffo tentativo sbagliato da Singo e poi di testa sfiora il palo alla sinistra di Meret su traversone dalla sinistra di Vlasic.

    Guarda la galleryNapoli-Toro, Juric è una furia: protesta e viene espulso

    Sullo slancio, la squadra di Juric inizia meglio la ripresa, ma non riesce a rendersi pericolosa. Spalletti corre comunque ai ripari: dentro Ndombele e Simeone al posto di Zielinski e Raspadori e, poco dopo, anche Lozano per l’affaticato Politano. L’unica mossa di peso che può tentare Juric – privo com’è di Ricci, Pellegri, Vojvoda e Seck – è l’ingresso di Radonjic: gli lascia il posto Miranchuk. Subito dopo il tecnico regisce furiosamente a un mancato intervento dell’arbitro per un presunto contatto fuori area tra Mario Rui e Singo e viene espulso. Le due squadre sono disunite: spunti individuali, però gli unici brividi arrivano per il tiro di Radonjic sul quale Meret salva in angolo e per un doppio tentativo di Lozano che non trova impreparato Milinkovic-Savic. Ancora una volta, è festa Napoli.

    NAPOLI-TORINO 3-1Marcatori: pt 6’ e 12’ Anguissa, 37’ Kvaratskhelia, 43’ SanabriaNapoli (4-3-3): Meret; Di Lorenzo, Rrhamani, Kim, Mario Rui (36’ st Olivera); Anguissa, Lobotka (16′ st Ndombele), Zielinski; Politano (22’ st Lozano), Raspadori (16′ st Simeone), Kvaratskhelia (36’ st Elmas). A disp. Sirigu, Marfella, Zanoli, Ostigard, Juan Jesus, Demme, Gaetano, Zedadka, Zerbin. All. SpallettiTorino (4-3-1-2): Milinkovic-Savic; Djidji, Buongiorno, Rodriguez (38′ st Schuurs); Singo (39′ st Karamoh), Lukic, Linetty (28’ st Adopo), Lazaro (28’ st Aina); Vlasic; Miranchuk (22’ st Radonjic), Sanabria. A disp. Berisha, Gemello, Zima, Bayeye, Ilkhan, Edera, Garbett. All. JuricArbitro: Massimi di TermoliNote: espulso Juric (27’ st) per proteste. Ammonito Lukic (27’ st) per proteste. Recupero tempo: pt 2’; st 5′
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    Toro-Juve, derby Primavera da primato

    Il derby non è mai una partita come le altre, soprattutto in casa Toro. Perché inevitabilmente le sventure in termini di risultati vissute nell’era Cairo da parte della prima squadra influiscono su tutto l’ambiente, contaminando in minima parte anche il settore giovanile. Ma in questo momento la Primavera di Giuseppe Scurto, partita a razzo collezionando 13 punti sui 15 a disposizione, ha l’opportunità di giocarsela ad armi pari con la Juventus, nonostante le enormi differenze di budget fra i due club. L’ultimo trionfo risale al 16 febbraio 2019: Millico e Onisa regalarono una grandissima gioia a Federico Coppitelli, l’ultimo allenatore dell’Under 19 ad aver concretamente lottato per le primissime posizioni. Il testimone ora è nelle mani di Scurto, tecnico che ha già dimostrato di essere l’uomo giusto nel posto giusto: merito di Ruggero Ludergnani, che ha lottato con le unghie e coi denti per portarlo a Torino dopo aver lavorato con lui alla Spal nella stagione 2020-2021.
    Toro, non solo Dell’Aquila: quanti talenti in Primavera
    Questo Toro può giocarsi la stracittadina a testa altissima: oggi alle 13 al Silvio Piola di Vercelli (sarà presente lo speaker Stefano Venneri accanto ai ragazzi) i granata hanno la possibilità di fare il colpo grosso, inaugurando la prima mini-fuga del campionato. Dell’Aquila e compagni, infatti, si avvicinano a questo duello da primi della classe: due punti in più rispetto alla squadra di Paolo Montero. Il momento di forma è straordinario, così come l’impatto che alcuni singoli hanno già avuto nelle prime uscite. Oltre a Dell’Aquila c’è di più: il portiere Pietro Passador (fresco di esordio con l’Italia Under 20), i difensori Ange N’Guessan, Andrei Anton e Alessandro Dellavalle (conferme di altissimo profilo, nonché punti fermi della rosa granata), fino ad arrivare ad un centrocampo impreziosito da Marcel Ruszel e Gvidas Gineitis, i talenti scovati da Ludergnani nelle ultime due sessioni di mercato. Tutti elementi che saranno protagonisti oggi contro la Juventus, che pianifica il colpo in trasferta, ma al contempo inizia a rivolgere un pensiero alla fondamentale sfida di Youth League col Maccabi Haifa in programma martedì. Pochi dubbi per Scurto per quanto riguarda l’undici che scenderà in campo dal primo minuto nel derby. La difesa è praticamente fatta: davanti a Passador agiranno N’Guessan e Anton, con Dembele e Dellavalle sulle corsie. In mezzo Gineitis e Ruszel sono sicuri del posto, la terza maglia se la contendono Antolini, D’Agostino e Ruiz. Sulla trequarti spazio a uno fra Weidmann e Jurgens, con Dell’Aquila e Ansah (favorito su Caccavo) schierati sin da subito per provare a sfatare il tabù Juventus.

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