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    Bernardeschi: “Sono quel che sono grazie alla Juve. L'addio? Non ho rimpianti”

    TORONTO (Canada) – “Quando entrai nello spogliatoio bianconero avevo 23 anni e di 23enni non ce n’erano. Buffon, Chiellini, Bonucci, Barzagli, Marchisio, Khedira, Mandzukic, Matuidi… Te ne ho citati 8 che hanno vinto il Mondiale, la Champions… Di cosa parliamo? Del nulla. A 23 anni entrare in uno spogliatoio di questa gente qui… Se sono quello che sono oggi è sicuramente grazie ad una percentuale di quello spogliatoio. Con la personalità, con il carattere, ma comunque con grandissimo rispetto”. Federico Bernardeschi, in un’intervista concessa a Dazn, racconta le emozioni vissute quando, nell’estate del 2017, si trasferì in bianconero dalla Fiorentina.
    Bernardeschi: “Juve? Non ho rimpianti”
    “Rimpianti? No, proprio zero. Ho giocato in un top club europeo, ho vinto tantissimo, sono campione d’Europa e abbiamo fatto un qualcosa di straordinario con i miei compagni in Nazionale. Quando rivedo questo bambino, che è partito alla Fiorentina, mi chiedo quali sogni avesse allora: questi”, continua Bernardeschi, commentando l’addio alla Juventus, a parametro zero lo scorso 30 giugno.
    Bernardeschi sul trasferimento al Toronto
    “Non avrei mai fatto una scelta del genere se prima non fossi venuto a vedere com’era. Avevo la possibilità di rimanere in due grandissimi club in Italia. Sono Federico Bernardeschi, mi trovo a Milano e prendo un aereo con scritto ‘Toronto’, mica ‘Los Angeles’ o ‘New York’: quindi ci vado con la mia famiglia così, se fosse uscito qualcosa, avrei usato la scusa della vacanza. Se tra 5 anni la MLS diventa il campionato principale al mondo, cosa mi dici: ho fatto un passo avanti o uno indietro?”, conclude Federico Bernardeschi.
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    Mls, Bernardeschi e Insigne trascinano Toronto al successo

    TORINO – Serata propizia per Lorenzo Insigne e Federico Bernardeschi. I due giocatori della Nazionale Italiana hanno regalato un prezioso successo al Toronto che – nella Mls statunitense – ha colto un prezioso successo in trasferta. Il Toronto ha battuto il Charlotte, formazione allenata dal tecnico italiano Cristian Lattanzio.
    Assalto ai play off
    I gol della vittoria sono arrivati nella ripresa. Insigne ha sbloccato il risultato, su assist di Bernardeschi. E l’ex giocatore della Juventus ha firmato il raddoppio mettendo al sicuro il risultato, sfruttando al meglio un assist dell’ex capitano del Napoli. Il Toronto – grazie al successo esterno – in classifica ha scavalcato proprio il Charlotte, e ora è a soli tre punti dalla zona play-off. LEGGI TUTTO

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    Criscito: “La mia nuova vita canadese tra LeBron, attori e il calcio”

    Ancora all’estero
    «No mi pesa emigrare, figuratevi. Ormai sono emigrante di lungo corso – ride di gusto – l’esperienza che feci allo Zenit, dove rimasi dal 2011 al 2018, mi ha aiutato tanto in questa nuova avventura. Noi italiani adoriamo il nostro Paese, però all’estero si sta bene, eccome. Qui a Toronto l’impatto è stato meno complicato rispetto a quello con la Russia, intanto per un discorso di lingua e di alfabeto. Voglio essere onesto e no, non vi dirò che parlo perfettamente inglese, ma quantomeno un discorso riesco a imbastirlo… Invece 11 anni fa quando sbarcai a San Pietroburgo riuscivo a malapena a dire “Hallo”. Dei tre azzurri qui a Toronto sono comunque quello che parla meglio inglese: Lorenzo (Insigne) deve applicarsi ancora molto, Federico (Bernardeschi) invece… meglio soprassedere – altra risata -».
    Un altro mondo
    «Toronto è un altro mondo, ancor più di San Pietroburgo: la Russia è a due ore di aereo da casa nostra, mentre qui devi sorvolare a lungo l’oceano. Il livello di vita è altissimo negli Stati Uniti e pure in Canada, che per moltissime cose è Paese assai simile agli Usa. Qui esci dall’ascensore e cozzi in Adam Sandler. Passeggi per andare a berti un espresso e incroci Arnold Schwarzenegger. Ho avuto pure la chance di scattare una foto con LeBron James. No, non mi ha fermato lui per il selfie, non ha mai pronunciato “Mister Criscito, i want to take a selfie with you!”, non diciamo assurdità – ride ancora – anzi, ho dovuto farmi spazio tra i suoi bodyguard, ma poi ho sfoderato un gran sorriso, un inglese quasi impeccabile e zac, missione compiuta. Credo che la principale differenza tra il nostro mondo, quello di noi italiani, e il loro, quello dei nordamericani, sia questo: qui tutto è jet-set, qui incontri quelli che da noi sono considerati più che idoli e invece girano per strada portando il cane come capita a tutte le persone normali. Qui tutto è paillettes, tutto sembra un enorme parco dei divertimenti a cielo aperto, una Disneyland 24 ore al giorno 7 giorni su 7».
    Famiglia felice
    «I miei bimbi adesso sono al settimo cielo. Quando li ho avvertiti che avrei cambiato squadra e che avremmo cambiato tutti città, anzi nazione, anzi continente, sulle prime non erano tanto felici. Dovevano lasciare Genova e i loro amichetti: la stavano vivendo come un piccolo trauma. Appena, però, sono sbarcati a Toronto e hanno capito dove siamo finiti: ci sono parchi per giocare ovunque, ogni giorno hanno sempre e dico sempre qualcosa di divertente o interessante da fare. L’altra sera, ad esempio, li ho portati a vedere la Wwe, il wrestling. Erano esaltatissimi, collane alla John Cena e cinture di campioni in bella vista. E’ stato un grande show, uno spettacolo divertente. Me lo aspettavo diverso, però: del resto fino a poche ore fa l’avevo visto solamente in tv. Ecco, in tele il wrestling appare più rumoroso: dal vivo la gente tifa ma nemmeno troppo. E’ entertainment, un concetto americano totalmente differente dallo sport. Ci siamo divertiti tantissimo, anche se è stato un po’ lunghetto… Tre ore filate… Sì, dai lo dico, bello il wrestling, ma fosse durato di meno sarebbe stato meglio – altra risata – però i miei bimbi si sono divertiti da matti e la cosa importante, l’unica che davvero conta per me, è quella. A Toronto, wrestling a parte, ci sono mille e mille attività, spettacoli, parchi divertimenti: è Disneyland, non siamo a Orlando ma è come se lo fossimo».
    Un posto in ‘senato’
    «Sono a fine carriera, chiudiamola così. Il giorno che smetterò di giocare con Toronto smetterò con il calcio. Quando ho scelto la Mls l’ho fatto perché volevo vivere ancora una esperienza diversa e formativa, per me e pure per i miei. I soldi non c’entrano: il mio ingaggio è esattamente uguale a quello che percepivo al Genoa. Giocare con un amicone, un ‘frat-m’, un fratello vero come Insigne aiuta e molto anche in campo. Conosco Lorenzo da tanti anni, ma non avevamo mai avuto la fortuna di giocare insieme se non in Nazionale. Abbiamo realizzato questo nostro desiderio, vestire la maglia dello stesso club: in campo ci capiamo, io so cosa vuole, lui sa a perfezione quali sono i miei desideri calcistici. Ci troviamo a occhi chiusi, ci intendiamo a meraviglia, parliamo la stessa lingua. E mica solo in campo, pure fuori! Per quanto riguarda Bernardeschi, al momento posso giurarvi che Federico non sta sfoggiando qui a Toronto la gonna tipo kilt con cui si presentò a Torino dopo essere stato acquistato dalla Juventus. Qui gira solo con classicissimi pantaloni. Se si mettesse il kilt per me non ci sarebbe alcun problema, ognuno è libero di vestirsi come più gli aggrada. In spogliatoio non c’è un vero e proprio leader. Diciamo che noi italiani con Bradley e Osorio siamo quelli con più esperienza, siamo i senatori di un gruppo formato da tantissimi giovani. Devo dire che sono ragazzi ricettivi, con grande voglia di imparare: sanno ascoltare chi ha più esperienza e questa è una qualità importante».
    Obiettivo playoff
    «Gli allenamenti in Mls sono simili ai nostri, mentre i ritiri, quando giochiamo in casa, non esistono. L’appuntamento è 1 ora e mezza prima del match allo stadio e per me è una esperienza nuova. Non so dirti se sia meglio o peggio: dipende dai giocatori che hai e dalla loro professionalità. Se uno capisce che la partita è importante sta a casa e si comporta come fosse in ritiro. Le teste calde, invece… Noi in Italia abbiamo la mentalità di andare in ritiro, ma nel nostro calcio ci sono tantissimi professionisti che non ne avrebbero bisogno. Il nostro obiettivo: arrivare ai playoff. Non sarà per nulla facile, ma ci proveremo fino all’ultimo istante anche e soprattutto per la comunità italiana, che qui è numerossissima. Ogni gara che giochiamo in casa metà stadio è occupato da nostri connazionali o da italocanadesi. Il loro amore è costante e fortissimo». LEGGI TUTTO

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    Bernardeschi: “Dybala alla Roma è strano. La Juve? Visioni differenti”

    Dopo alcune stagioni altalenanti con la Juve, il Federico Bernardeschi visto con la maglia del Toronto sembra quello dei tempi della Fiorentina, quando a suon di gol e ottime prestazioni si guadagnò la chiamata della Vecchia Signora. Ospite a SuperTele su DAZN per il match tra i bianconeri e la Sampdoria, ha proposito della nuova esperienza in MLS rivela: “Quando sono arrivato non mi aspettavo questa intensità. Ovviamente sono più indietro di noi dal punto di vista tattico. Fai molti viaggi e sotto questo punto di vista è molto impegnativo. Per me è la prima volta affrontare determinate situazioni, sfidando squadre che non conoscevo ma devo dire che abbiamo avuto un bell’impatto, sapevamo che era difficile dato che partivamo da una classifica nella quale eravamo un po’ sotto ma è un progetto che mi piace. Io non mi aspettavo questo, ero andato a vedere due mesi fa e rimasi veramente colpito dall’organizzazione alla qualità dei dettagli”.
    Bernardeschi e l’addio alla Juve
    A proposito del suo addio alla Juve, Bernardeschi ammette: “C’erano visioni differenti, tutto qua. La cosa bella tra me e la Juve è stata il parlarci nella maniera più sincera possibile, tra uomini. Ognuno aveva una visione differente. Abbiamo valutato questi cinque anni, volevamo valutare il futuro. Tante cose fanno fare delle scelte, non è solo una questione tattica, tecnica o economica. Ci siamo stretti la mano ed eravamo felici così. Io ho chiuso un ciclo alla Juve. La Juve ne sta aprendo uno adesso ed è quest’anno realmente che lo sta riaprendo e lo sta facendo”.
    Sul rapporto con Criscito e Insigne e il passaggio di Dybala alla Roma
    Bernardeschi non è però l’unico italiano al Toronto, con lui ci sono infatti anche l’ex capitano del Napoli Lorenzo Insigne e quello del Genoa Domenica Criscito. Sul rapporto con i due connazionali commenta: “Ci aiutiamo molto l’uno con l’altro, del resto quando vieni dall’altra parte del mondo soprattutto all’inizio non è facile ambientarsi. Abbiamo trovato la nostra connessione italiana all’interno del Canada. È come se fossimo a casa nostra”. Infine un commento sul passaggio di Paulo Dybala alla Roma: “Un po’ strano, però se lo merita. Paulo è un grande ragazzo”. LEGGI TUTTO

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    Chiellini vince 4-1, Bernardeschi in gol su rigore. Insigne si sblocca col Toronto

    SALT LAKE CITY (Stati Uniti) – Serata vincente in Mls per Giorgio Chiellini, che vede i suoi Los Angeles Fc vincere 4-1 fuori casa contro il Salt Lake Fc: 73′ in campo ed un cartellino giallo per l’ex capitano della Juve. A segno Arango (doppietta), Acosta e Gareth Bale. Si sblocca invece Lorenzo Insigne: l’ex capitano del Napoli realizza il gol del 4-2 nel successo per 4-3 del Toronto Fc contro i padroni di casa del Nashville. L’attaccante di Frattamaggiore ha beffato il portiere con un gran tiro da fuori area che non ha lasciato scampo al portiere avversario, scatenando gli ‘oh’ di ammirazione del pubblico presente allo stadio della città del Tennessee. A segno anche Federico Bernardeschi, che su rigore ha portato i suoi in vantaggio sul 3-2. Per Mimmo Criscito 90′ da titolare sulla fascia sinistra.  LEGGI TUTTO

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    L'incontro tra LeBron James e Insigne: tutto da vedere e da ridere!

    TORINO – Di fianco sembrano il gigante e il bambino eppure sono entrambi colossi nei rispettivi sport: da una parte Lorenzo Insigne, la nuova star della Toronto del soccer MLS, dall’altra il mito LeBron James, stella dei Los Angeles Lakers e uno dei più grandi cestisti Nba di ogni epoca. Un incontro casuale, in un locale in Canada: l’occasione per stringersi la mano (e che differenza di mani…) e per posare per le foto social. Gli scatti hanno in breve fatto il giro del mondo. LEGGI TUTTO

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    Da Bernardeschi a Commisso, da Chiellini a Krause: quel curioso cambio di mercato tra Italia e Nordamerica

    TORINO – A volerci ricamare sopra, non sarebbe neppure complesso disegnare uno scenario geopolitico con gli Stati Uniti intenti a fagocitare il calcio italiano e interessati a innervare il loro “Soccer” con i nostri calciatori. Ma, appunto, di fantapolitica si tratta o, per meglio dire, di una affascinante coincidenza che ribadisce come siano forti i legami con quel Paese in cui gli italiani sono emigrati a milioni. E così ora gli incroci e le contaminazioni riguardano anche il calcio con due differenti direttrici: in Serie A sbarcano i miliardari (spesso di ascendenze italiche) e i fondi di investimento a comprare i club; nella major League si trasferiscono i giocatori italiani che sono alla fine a o “ai tre quarti” della propria carriera agonistica. Ben tre campioni d’Europa brilleranno nel campionato Usa: Giorgio Chiellini a Los Angeles, Federico Bernardeschi e Lorenzo Insigne a Toronto. Dove, peraltro, c’è anche Mimmo Criscito che potrebbe perfino trovare qualche spazio come risolutore delle tensioni internazionali visto che vanta il rarissimo, se non unico, privilegio di aver giocato anche nel campionato russo per ben sette anni con lo Zenit di San Pietroburgo.  
    ITALIA-USA E se i giocatori azzurri esercitano un gran fascino tra i tifosi a stelle a strisce, altrettanto succede con i nostri club per gli investitori. Intanto perché possono acquistare società dal grande prestigio stoico ma dal valore attualmente basso in conseguenza della crisi e delle difficoltà che attanaglia il nostro calcio: un discorso, questo, che riguarda soprattutto i fondi di investimento. Poi perché spesso subentra l’orgoglio delle origini che spinge a investire da “padroni” nel paese degli antenati partiti a cercare fortuna negli Usa: da Commisso a Saputo, da Krause a Tacopina ad Aiello e molti altri. Resta da capire, ora, se questo sbarco determinerà anche delle linee di condotta comuni dal punto di vista politico: “cartelli” che per ora, almeno in Serie A, non si sono consolidati. Ma il futuro preme e la Figc, per porre un limite alla crisi finanziari di un movimento che continua a perdere un milione al giorno, vuole inserire nel giro di un paio d’anni dei limiti come il Salary Cap in chiave mercato: un discorso che funziona nelle Leghe americane dove, però, non ci sono le retrocessioni. Sarà interessante, così, vedere se nell’asse Italia-Usa si consoliderà meglio il flusso dei proprietari verso la Serie A o dei calciatori verso la Major League. LEGGI TUTTO

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    Insigne ai box per infortunio: slitta l'esordio con il Toronto

    TORONTO (CANADA) – Esordio rimandato per Lorenzo Insigne, che dopo l’arrivo trionfale a Toronto e la presentazione di fine giugno ha accusato un problema muscolare. L’ex capitano del Napoli avrebbe dovuto giocare nel prossimo weekend la sua prima gara con la maglia del team canadese, ma resterà ai box qualche giorno per un risentimento al polpaccio.
    Le parole del tecnico Bradley
    “Insigne non sta bene e ha lasciato la seduta di allenamento – ha spiegato Bob Bradley, allenatore del Toronto che ha ingaggiato anche l’ex genoano Criscito -. Contiamo di recuperalo per il 23 luglio ma c’è la speranza che possa risolvere il problema prima”. Insigne, il calciatore più pagato in MLS, potrebbe così debuttare in casa contro lo Charlotte FC e salterà invece le sfide con San José, Chicago Fire e Montreal Impact. LEGGI TUTTO