MILANO – Alternative non (tutte) all’altezza. O comunque incapaci di dare il proprio contributo quando chiamate in causa. Questa è certamente una delle spiegazioni per il “deragliamento” interista nell’ultima settimana. C’è anche dell’altro, però. Ad esempio il momento di crisi di alcuni big nerazzurri. Provocato proprio (ma non solo) dalla necessità di giocare sempre o quasi. Gli esempi più significativi in questo senso sono Lautaro e Barella, ovvero capitano e vice, a cui si aggiunge Dimarco, un altro dei senatori del gruppo in difficoltà. I primi due, sempre titolari tra Bologna, derby e Roma, hanno finito per prosciugare le energie fisiche e nervose. Il terzo, dopo essere rientrato da un infortunio muscolare giusto un mese fa, non ha mai recuperato la miglior condizione e continua ad avere la spia accesa.
Lautaro Martinez e Barella imprescindibili
Come premesso, il problema, nel caso di Lautaro e Barella è la mancanza di sostituti adeguati. Là davanti, infatti, al di là del Toro, appunto, e di Thuram, c’è il vuoto o quasi, ad eccezione di qualche fiammata di Arnautovic. Inevitabili, quindi, gli straordinari per l’argentino che, smaltito l’ultimo guaio muscolare, è stato titolare nelle ultime 7 gare, le ultime 3 senza Tikus. Solo una in meno per Barella. Che è la dinamo della squadra: si carica e, nello stesso momento, carica gli altri. Ma se nemmeno lui ha le forze per accendersi, allora non può che calare il buio. In questi due anni, sarebbe servita un’evoluzione di Frattesi, che, invece, non si è costruito la multidimensionalità del compagno. Che così ha mantenuto la sua unicità. Volendo, anche il mancino di Dimarco è unico. La sua gamba, però, non gira a dovere e così tutto si complica. Anche in occasione di certe chiusure difensive.
La sfida al Barcellona
Per ripartire, per giocarsi al meglio le chance di superare il Barcellona e conquistare un’altra finale di Champions, però, Inzaghi non può pensare fare a meno dei suoi giocatori più importanti e decisivi. Significa che toccherà comunque a loro suonare la carica e dare la scossa al gruppo. Certamente a Lautaro e Barella, visto che, anche in prospettiva Yamal, Dimarco potrebbe pure cominciare in panchina, lasciando il posto a Carlos Augusto. Intanto, almeno a parole, è cominciato il “training autogeno”. Anche perché lo spogliatoio nerazzurro, seppur deluso per le ultime sconfitte, resta assolutamente unito e compatto. Il passaggio determinante, però, sarà il campo. Nel senso che alle parole dovranno seguire i fatti. E quindi, sempre nel caso di Lautaro e Barella, una prestazione a livello di quelle con il Bayern. Che, peraltro, hanno finito anche per condizionare quelle successive.
Dolci precedenti contro il Barça
Peraltro, Barcellona evoca dolci ricordi sia al Toro sia al centrocampista sardo. Furono tra i protagonisti, infatti, del 3-3 al Camp Nou del 12 ottobre 2022. L’azzurro firmò l’1-1, dopo il vantaggio di Dembelé. L’argentino invece siglò il temporaneo raddoppio. Poi, ci pensarono Lewandowski due volte e Gosens a completare il tabellino. Ma la sostanza fu che, con quel pareggio, dopo la vittoria di misura a San Siro, l’Inter si assicurò la qualificazione alla seconda fase, arrivando poi alla finale di Istanbul. Tra l’altro, sempre in casa Barça, Lautaro ha realizzato il suo primo sigillo in Champions: era il 2 ottobre 2010 e l’Inter, allora targata Conte, incantò per un tempo, prima che nella ripresa si scatenasse Luis Suarez. Da allora tanto è cambiato e, domani sera, il Toro inseguirà la sua prodezza numero 21 in generale e la nona di questa edizione.