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    Toro, Juric perde ancora Pellegri: ecco come cambiano i piani di Vagnati e Juric

    TORINO – Domani, venerdì 23 dicembre, alle ore 14.30 allo stadio Grande Torino, amichevole tra il Toro e la Cremonese. Non ci sarà Pietro Pellegri, che nell’allenamento di mercoledì 21 si è procurato un indurimento muscolare e dunque, per precauzione, non sarà schierato. Per il giovane attaccante continuano i problemi fisici. Di sicuro ci sarà Antonio Sanabria. E gli occhi saranno puntati su di lui. Il paraguaiano, che sino ad oggi sotto il profilo del gol ha deluso, deve dimostrare di essere ancora in grado di realizzare qualche rete necessaria alla squadra per fare il salto di qualità. Se il 26enne tra Cremonese e Monza (ultimo test) non si sbloccherà, la società a gennaio andrà alla ricerca di una prima punta in grado di raggiungere la doppia cifra. LEGGI TUTTO

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    Natale al Filadelfia: Torino, voglia di regali sotto l'albero

    TORINO – (e.e.) Natale al Filadelfia. Non è il titolo di un nuovo cinepanettone, ma la festa andata in onda al centro di allenamento. Tutti presenti tranne Nikola Vlasic, terzo al Mondiale in Qatar e ancora in vacanza. Il presidente Urbano Cairo non ha perso l’occasione per elogiare il suo tecnico Ivan Juric: con il croato c’è sul piatto la volontà di rinnovare il contratto, altrimenti si rischierebbe l’addio anticipato a giugno. In ballo però le garanzie sul mercato. Perr Schuurs, colpo estivo, si è presentato con la compagna Roos e Ilkhan. Lui si è ambientato alla grande a Torino e crede nelle possibilità della squadra di puntare all’Europa. “Mi trovo bene in granata, è stato facile scegliere questo club – la risposta dell’olandese ex Ajax intervistato dai tifosi – e il pubblico è sempre caloroso: cantano tanto e ci danno grande carica, è bella la connessione che c’è tra la squadra e la sua gente”. LEGGI TUTTO

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    Torino, Cairo: “Vagnati in Qatar in cerca di talenti”

    TORINO – Il presidente granata Urbano Cairo ha parlato nell’ambito dell’incontro dell’agenzia Italpress con il mondo dello sport. Quattro i temi fondamentali trattati dal patron del Toro, due dei quali di stretto interesse torinista: questi ultimi sono le seconde squadre e la missione qatariota di Vagnati. Terzo punto affrontato la crisi del calcio italiano («Arriviamo da anni complicati, e mi dispiace il fatto che il calcio, che contribuisce per il 70% alle entrate fiscali dello sport italiano, abbia avuto pochissimo dallo Stato»), quarto l’indagine che ha investito la Juve («Non sono al corrente dei dettagli, ma posso dire che se la Juve ha fatto certe cose, qualcuno le ha fatte con lei»).

    “Al Mondiale tifo Argentina”

    Questi, invece, i punti che riguardano il Toro: «La soluzione seconde squadre è una buona idea – prosegue Cairo -. Vogliamo lavorarci perché può essere una soluzione interessante». Quindi il messaggio recapitato indirettamente a Juric, con il quale vorrebbe allungare il rapporto entro la fine dell’anno: «Vagnati in Qatar ha visto una quindicina di partite, mi deve consegnare una relazione quindi valuteremo se ci siano talenti da prendere. Ho visto molto bene la Francia, ma anche il Brasile e l’Argentina per cui faccio il tifo, visto che laggiù ho qualche parente».
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    Il Toro guarda al futuro: ecco cosa sarà di Juric, Praet e Lukic

    TORINO – I tre nomi del Toro che verrà: Ivan Juric, Dennis Praet e Sasa Lukic. Dopo il prolungamento di contratto del dt Davide Vagnati, per dare continuità al progetto, adesso il presidente Urbano Cairo sta lavorando sul tecnico. Il croato ha il contratto in scadenza nel 2024, ma il presidente vorrebbe portarlo al 2025. Proprio per impostare un futuro importante. Per quanto riguarda il mercato, si stanno intensificando le trattative con il Leicester per il ritorno di Praet a Torino. Il belga in Inghilterra è ai margini e per questo ha perso i Mondiali. E’ furibondo e vuole tornare al Toro. Juric lo aspetta. E infine Lukic: nei giorni scorsi in un’intervista il serbo ha fatto chiaramente capire di voler lasciare il Toro per andare in un club che giochi in Champions: subito dopo il Mondiale oppure a giugno. Conclusione: il Toro a gennaio lo metterà sul mercato. LEGGI TUTTO

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    Come si cambia: con Praet il Toro di Juric ancora più offensivo

    TORINO – Con l’eventuale arrivo di Praet e la probabilissima partenza di Lukic, il Toro diventerà ancora più spregiudicato. Proprio come vuole Juric. Perché il belga è molto più offensivo del serbo. E se, come pare, il tecnico croato riuscirà ad ottenere il suo giocatore preferito (Praet appunto) prepariamoci a vedere una squadra tutta fantasia. Perché nei piani dell’allenatore c’è anche un sistema che prevede tutti i suoi trequartisti in campo visto che il belga è uno che sa anche difendere per poi impostare.
    Praet con Ricci e Linetty: che Toro
    Immaginate un centrocampo con Praet, Ricci e Linetty: tre elementi che sanno catturare palloni. Con Miranchuk a destra e Radonjic a sinistra a completare un centrocampo a cinque. Poi Vlasic più avanti in qualità di trequartista puro con un’unica punta che può essere Pellegri con Sanabria come alternativa. Di sicuro, dalla cintola in su, vedremo un Toro con tecnica, grinta e fantasia. Naturalmente Juric aspetta di avere tutti i suoi giocatori per provare il nuovo schema perché l’intenzione sarebbe quella di schierarli tutti. Con la difesa che, ovviamente, resterebbe a tre. LEGGI TUTTO

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    Torino, attento Cairo: così perderai anche il parafulmine Juric

    Urbano Cairo è diventato ufficialmente proprietario del Toro il 2 settembre 2005. Ha perso ventuno derby sui ventisette disputati durante la sua gestione e ne ha vinto uno solo su 27: percentuale di successo 3,27%. Un infelice record granata che, presumibilmente, non verrà mai battuto, anche perché c’è la gara di ritorno con la Juve da disputare e al peggio non c’è mai fine. Ma di peggio, rispetto alla delusione dei tifosi per la sconfitta con i bianconeri, c’è l’involuzione del rapporto fra Juric e il Toro, cioè con Cairo, che sta sconfinando nella disaffezione, nella delusione, nella frustrazione del tecnico croato per la squadra che, se gli avessero dato retta, oggi sarebbe potuta essere altrove e non undicesima con 11 punti, a -15 dal Napoli capolista, a +6 sulla zona B, con 3 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte sul groppone, 8 gol segnati e 12 subiti. Le dichiarazioni di Ivan il Parafulmine sono sempre più preoccupanti: “Non chiedo rinforzi per gennaio: ho già preso due schiaffi e fatto tre passi indietro. Il futuro? Non so che cosa farò”. E ancora: “Non batterò i pugni perché tanto è inutile”. La verità è semplice e, al tempo stesso, sconfortante: questo Toro ha perso l’anima che Juric gli aveva dato, la personalità, la grinta, la determinazione indispensabili per non ripiombare nella grigia mediocrità diventata sinonimo di granata frustrazione. Di nuovo, questo Toro sembra essersi votato all’ennesimo piccolo cabotaggio, fissando il decimo posto come un traguardo magnifico quando, al contrario, è l’avvilente sublimazione di un appiattimento senza fine. Su Tuttosport, all’indomani del derby, Andrea Pavan con lo stile icastico e tagliente che lo contraddistingue, ha fatto un calcolo partendo da quel 3,27 % di successo registrato dopo 27 derby. “Rimanendo proprietario del Torino Fc ancora per 73 derby e quindi per un’altra cinquantina d’anni, Cairo riuscirebbe forse a vincerne un paio”. Raggelante scenario per una tifoseria che non sa più a che santo votarsi né coltiva la flebile speranza che le cose possano cambiare. Domenica i granata giocheranno a Udine, contro la terza in classifica che si è lasciata 6 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 8 gare. E’ vero: dopo la notte arriva sempre l’alba. Ma per questo Toro il buio è sempre pesto.Sullo stesso argomentoTorino, Cairo: “Derby? Deluso come Juric. Non parlo di mercato”TorinoIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Cairo e Vagnati, il Toro ha un attacco penoso: fino a quando?

    Le perplessità sui limiti dell’attacco hanno accompagnato tutta questa prima parte della stagione, anche quando, a Monza e a Cremona e poi contro il Lecce, sono arrivate le uniche vittorie del Toro in dieci giornate. Adesso che nel proprio cammino Juric ha incontrato avversarie di qualità e soprattutto con panchine lunghe, il problema è esploso in tutta la sua potenza, perché se una squadra segna soltanto otto reti – peggio soltanto Fiorentina, Spezia, Cremonese e Sampdoria, tutte con una partita in meno – è evidente che puoi sostenere ragionevolmente che mancano i gol dei centrocampisti e degli esterni, ma prima di tutto, così è il calcio, manca la concretezza delle punte. È vero che nel derby il Toro si è trovato con una situazione particolare, perché un problema muscolare al polpaccio ha impedito a Sanabria di esserci e pure Pellegri è stato recuperato all’ultimo per un altro problema fisico di vecchia data che in parte ne avrà condizionato la prestazione sottotono, ma è chiaro che a fronte del poco concretizzato nelle altre partite non ci si può aggrappare a questi discorsi.
    Torino, il processo di crescita bloccato
    Juric ha saputo dare un’identità tattica alla squadra, ha provato a inventarsi qualcosa di diverso con tentativi magari discutibili (il tridente contro il Sassuolo, formato da Seck, Vlasic e Radonjic con Sanabria e Pellegri in panchina, era obiettivamente un azzardo) e tuttavia in parte dettati dalla necessità contingente, come ieri, e in parte dalla manifesta volontà di dare un segnale alla società, perché le parole pronunciate dopo la sconfitta testimoniano tutta la sua insoddisfazione. Il processo di crescita del Torino è bloccato: i punti in classifica sono gli stessi della scorsa stagione, la prima con il croato in panchina, e frutto dello stesso score (tre vittorie, due pareggi, cinque sconfitte), però le reti sono dimezzate. Non accadeva da otto anni che i granata arrivassero a questo punto del campionato con un bottino così misero: c’era Ventura e i gol erano sette. Riprendersi da una sconfitta nel derby, ancorché diventata una triste abitudine, non sarà facile, tanto più considerando che, dopo la partita di Coppa Italia contro il Cittadella, il Toro andrà a Udine e affronterà poi in casa il Milan. Ma intanto è necessario che Cairo e Vagnati prendano atto che, insieme al centrocampista di sostanza più volte invocato da Juric e magari rinunciando all’ennesimo trequartista, l’acquisto di un attaccante a gennaio è diventato imprescindibile e non potrà essere un elemento di secondo piano. Serve un titolare, serve un giocatore sul quale investire una parte sostanziosa dei ricavi propiziati dalla cessione di Bremer. Il direttore tecnico nelle ultime settimane è stato in giro per l’Europa a cercare occasioni e ha presentato al presidente una lista nella quale non può non comparire il nome di una punta: l’unico modo per riuscire a dare un senso a una stagione che altrimenti rischierà di scivolare in un anonimato deprimente del quale tutti farebbero volentieri a meno.
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