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    Genoa, ecco Carlo Taldo: il nuovo ds ha un passato da bomber

    In attesa di novità sul fronte societario, in casa Genoa le notizie arrivano dalla dirigenza. Questioni personali hanno nei giorni scorsi indotto Francesco Marroccu a interrompere il proprio rapporto con il Grifone, lasciando momentaneamente vacante la carica di direttore sportivo che ricopriva da quasi 2 anni.Il ruolo, tuttavia, non resterà a lungo senza padrone. A sostituire il dirigente sardo sarà infatti Carlo Taldo, dal 2016 DS della Primavera rossoblù. La soluzione, dunque, arriva direttamente dall’interno grazie alla promozione di un uomo di grande fiducia del presidente Enrico Preziosi.Il rapporto tra l’imprenditore irpino e il manager lombardo è di vecchia data e affonda le radici nella prima carriera di Taldo, quella da giocatore. I due infatti ebbero modo di conoscersi all’epoca in cui il primo era proprietario del Como e il secondo ne era un attaccante, protagonista assieme ai compagni ad inizio millennio dell’ultima promozione in Serie A dei lariani.Terminata l’attività agonistica una decina di anni più tardi, dopo aver trascorso gran parte della carriera tra Serie B e C, con anche una parentesi nel massimo campionato con il Modena, Taldo inizia quella dirigenziale, diventando direttore sportivo del Lugano prima e capo osservatore della Cremonese poi. Nel 2016, come detto, arriva la chiamata del Genoa e del suo vecchio presidente.Ora per Taldo arriva il momento del grande salto anche se probabilmente la sua nomina sarà solamente temporanea. La sempre più imminente cessione societaria potrebbe infatti portare ad uno stravolgimento anche di quadri dirigenziali, con l’eventuale nuova nomina di un altro DS. LEGGI TUTTO

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    Atalanta-Fiorentina nel nome di Morfeo, il più grande genio incompiuto degli anni 90

    Cresciuto a Bergamo, grande speranza viola, giocoliere in libertà condizionata, genio che stava troppo stretto dentro una lampada, un Fonzie abruzzese con due lati della medaglia Nell’Esorcista – film-cult nel genere horror che ha spaventato la generazione degli adolescenti cresciuti tra i 70 e gli 80 e che oggi farebbe sbadigliare dalla noia un qualsiasi esponente della Gen Z – la piccola Regan è una bambina posseduta da un diabolico demone. Nella scena più iconica Regan gira di 180° gradi la testa, parlando con voce così sinistra e demoniaca che all’epoca ci si alzava dal divano per andare a controllare se la porta di casa fosse chiusa con una doppia mandata, non si sa mai. La malefica bimbetta parlava anche il latino al contrario, con gli occhi a palla e l’aria di una che – se solo avesse voluto – avrebbe ballato il tip-tap con la testa in giù e la lingua di fuori. Poi tornava – per così dire – normale. Heidi, se avete presente. Candida e allegra, con una vocina che stringeva il cuore. L’abbiamo presa larga – innescando il delicato tema dello sdoppiamento della personalità e dei demoni che talvolta si impossessano di noi – per parlare del più diabolico dei calciatori comparsi sulla scena italiana negli anni 90, il più talentuoso in assoluto (ma non avete idea – no che non ce l’avete – di quanto talento avesse in dotazione quel ragazzo), un giocoliere in libertà condizionata, un genio che stava troppo stretto dentro una lampada, un Fonzie abruzzese cresciuto sfidando tutti nella piazza del mercato di San Benedetto dei Marsi, sull’Appennino aquilano. Domenico Morfeo, lui. LEGGI TUTTO

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    L’ultima tentazione di Mou: Abraham e Shomurodov insieme. Si può

    Una coppia offensiva da 60 milioni di euro, considerando che l’inglese è stato pagato 40 e l’uzbeko 20E se domenica sera Mourinho tirasse fuori il coniglio dal cilindro, schierando per la prima volta dal via Abraham e Shomorudov insieme? Potrebbe essere la soluzione a sorpresa per andare a caccia della quinta vittoria consecutiva, che poi vorrebbe dire stabilire la sua striscia vincente da record a inizio stagione. LEGGI TUTTO

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    Bucchi, Boban, i veleni: 1999, quando Milan-Lazio valeva uno scudetto

    Il primo e unico testa a testa tra le due ventidue anni fa, in uno dei finali di campionato più sorprendenti della Serie A. Con dei protagonisti inattesi e delle sliding doors…La prima e ultima volta che Milan e Lazio hanno duellato per lo scudetto succedeva alla fine del Novecento, in un anno (1999) speciale, che chiudeva un secolo di calcio nel più imprevedibile dei modi. Nella storiografia ufficiale il Milan vinse al fotofinish quel titolo – il meno atteso della sua storia – grazie alla clamorosa rimonta nel finale di campionato. I milanisti vi diranno che Berlusconi aveva suggerito/imposto a Zaccheroni la mossa di Boban trequartista e il cambio di modulo dal 3-4-3 al 3-4-1-2: intuizione del pres, schioccare di dita, scudetto in tasca. I laziali scuoteranno la testa, vi ricorderanno che la loro era la squadra più forte (vero, lo era) e assicureranno che la svolta ci fu a due giornate dalla fine, quando a Firenze si videro negare un rigore. LEGGI TUTTO

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    Audero: “Inter da scudetto, ha ancora la mentalità di Conte. Samp, serve una gara un po’ sporca…”

    Il portiere blucerchiato, l’anno scorso decisivo contro i campioni d’Italia: “Hanno perso Lukaku e Hakimi ma avevano già una rosa competitiva, e poi Inzaghi è davvero bravo”La tempesta perfetta, ed è storia di appena otto mesi fa: un super Audero che para il rigore ad Alexis Sanchez, poi gli ex interisti Candreva e Keita confezionano il successo Samp su un’Inter k.o. dopo otto vittorie di fila. Emil, migliore in campo nel pari di Reggio Emilia contro il Sassuolo prima della sosta, ricorda e sorride: “Sarà una gara tosta, dovremo essere cinici, lucidi, concedendo il meno possibile ai campioni d’Italia, magari giocando una gara un po’ sporca. E poi domenica all’ora di pranzo farà caldo…”. Il portiere della Samp non va oltre: del resto i nerazzurri verranno a Genova con propositi di fuga. LEGGI TUTTO

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    Roma, ecco Bove e Zalewski, il tandem del futuro che ha conquistato Mourinho

    I due gioiellini, pur essendo ancora in rampa di lancio nelle gerarchie giallorosse, hanno già catturato l’attenzione dello Special One. Il tour de force che attende i capitolini darà loro la possibilità di trovare spazio e minutaggioUna settimana fa hanno anche rischiato di trovarsi uno di fronte all’altro: Bove con la maglia dell’Italia Under 20 da una parte, Zalewski con quella omologa della Polonia dall’altra. E se non è successo è semplicemente per il fatto che quest’ultimo ha fatto un passo in più, convocato da Paulo Sousa con i grandi, al fianco di gente del livello di Lewandoski, Zielinski, Piatek e Szczesny. LEGGI TUTTO

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    Milan, il baluardo Kjaer è pronto per la Lazio. Arriva Immobile, test per la Champions

    Il danese è il centrale più Europeo nella rosa di Stefano Pioli. Prima i biancocelesti, poi la sfida contro il Liverpool, un attacco da 72 gol totali della grande Europa. E ieri Simon è diventato goleador: rete a IsraeleL’Ibrahimovic della difesa rossonera è Simon Kjaer: accostamento possibile per esperienza e carisma. Come Zlatan anche Kjaer ha superato i trent’anni (qui il conto si ferma a 32) e l’età è un dato che incide quando si parla di rinnovo del contratto. Il danese è vincolato al Milan fino all’estate del 2022: estendere l’accordo di almeno un anno non impegnerà la dirigenza in una trattativa laboriosa, a differenza di altre, e il valore di Kjaer verrà riconosciuto anche con un probabile aumento di ingaggio. LEGGI TUTTO