consigliato per te

  • in

    Ronaldo, Baggio, Jordan, Cassano: se il campione perde il suo numero

    I numeri feticcio che le star non vogliono cambiare. Però a volte devono, e… Senza star qui a tirare fuori la solitudine dei numeri primi (lo è oggi CR- non più 7 ma qualcos’altro), da che mondo è mondo i campioni dello sport – quando si tratta di scegliere/cambiare il numero di maglia – ondeggiano tra la Sindrome Marylin Monroe e il Teorema Mike Bongiorno. Spieghiamo: la Sindrome Marilyn Monroe è quella dello Chanel, ovviamente numero 5. Marilyn, cosa indossi per andare a dormire? “Solo due gocce di Chanel N. 5”. Specificò il numero, e il profumo divenne iconico. Avesse detto Chanel e basta non sarebbe stata la stessa cosa. Quel profumo era lei, nessun’altra. Quindi immaginiamo che a Cristiano Ronaldo oggi girino parecchio. Il Teorema Mike Bongiorno è quello del “Lascia e raddoppia”, che spesso innesca le motivazioni dei calciatori. Non mi danno il 9? Prendo il 18 (Zamorano, 1+8 ai tempi dell’Inter costretto a piegarsi alla volontà di Ronaldo il Fenomeno). Oppure: il 9 non è libero? Prendo il 99, stavolta Ronaldo il Fenomeno ai tempi del Milan (il 9 ce l’aveva Pippo Inzaghi, guai a levarglielo). È un raddoppio per modo di dire, ma i calciatori hanno bisogno di semplicità, lo sappiamo. LEGGI TUTTO

  • in

    Pioli: “Tonali è cresciuto, Kessie e Ibra stanno tornando. Pellegri non convocato”

    TONALI – ” “Quello che ho detto per Brahim vale anche per Sandro. Volere a tutti i costi il Milan vuol dire essere orgoglioso di difendere i colori che indossiamo tutti i giorni, sentiamo questo piacere e questa responsabilità, vogliamo portare questi colori più in alto possibile. È importante che sia voluto rimanere con noi, ha tutto per essere un giocatore completo, un tuttocampista. La sua crescita è stata costante e ci sono stati anche passaggi difficili com’è normale che sia. Ora è più pronto, più lucido e che si assume più responsabilità. È un centrocampista completo”. LEGGI TUTTO

  • in

    Scarpe, raccattapalle, la Belfortese, le Champions: vite parallele di Castori e Mourinho

    Due allenatori agli antipodi in Salernitana-Roma: amori, opere e trionfi vissuti sempre sul filo della sfidaNon esistono oggi in Italia due allenatori più agli antipodi di Fabrizio Castori e Josè Mourinho. Tra qualche tempo, in una ipotetica foto di gruppo scattata oggi – una di quelle foto che ci capitano tra le mani dopo trent’anni che abbiamo finito la scuola – i due faticherebbero a riconoscersi: ah, ma c’eri anche tu in classe con me? LEGGI TUTTO

  • in

    Ganz: “Coi maschi usi l’ignoranza, con le donne ci vuole testa. Scudetto? Non ci nascondiamo”

    Su Sportweek, l’allenatore delle rossonere racconta la sua esperienza nel calcio femminile: “Con le ragazze serve razionalità, non chiedono emotività. E noi siamo più forti della scorsa stagione” Seduto sui gradoni del Vismara, il centro sportivo dove si esibisce il Milan femminile alla cui guida inizia la terza stagione, Maurizio Ganz è già carico a molla. Il campionato comincia oggi, ma il tecnico è sul pezzo da tempo. Chi lo conosce potrebbe dire da sempre. Elettrico e affamato, l’ex giocatore di Inter e Milan non stacca mai la spina. Ha passato l’estate a studiare le avversarie e a ricomporre la sua squadra dopo gli undici acquisti e le dodici cessioni che le hanno cambiato fisionomia (ma i pezzi grossi, da Giacinti a Boquete, sono rimasti). Adesso si appresta a vivere la nuova avventura con l’entusiasmo di sempre. Perché Maurizio Ganz di questo vive, di entusiasmo. LEGGI TUTTO

  • in

    È iniziata la Primavera: da Baldanzi a El Hilali, i 10 che saranno famosi

    Il 10 funambolo dell’Empoli, il bomber del Milan, il gigante della Juve, l’ultimo golden boy di Mihajlovic a Bologna: i talenti che faranno strada È cominciato con l’anticipo Spal-Sampdoria (1-0), il campionato Primavera, il primo allargato da 16 a 18 squadre, confermando girone unico e retrocessioni, formula vincente, che ha reso più interessante il finale di stagione mettendo pepe anche nelle sfide di chi non si giocava l’accesso alle finali scudetto. Lo scorso anno vinse l’Empoli, battendo a sorpresa l’Atalanta, che cercava uno storico tris dopo due scudetti di fila, e sono scese Ascoli e Lazio, perdendo il playoff con il Bologna, mentre sono salite vincendo i gironi di Primavera 2 Verona e Pescara (che sfiderà avversarie di A proprio nell’anno della retrocessione in C della prima squadra: senza un provvidenziale cambio di regolamento non sarebbe stato possibile), Lecce e Napoli dai playoff. LEGGI TUTTO

  • in

    Il whisky di Greaves, gli errori di Blissett: Abraham riscatterà gli inglesi d'Italia?

    Il miglior “striker” in Serie A è stato Hitchens, l’unico a vincere uno scudetto. Da Dichio a Bothroyd, sono in tanti ad aver deluso le aspettativeTutti – anche quelli che non c’erano – ricordano i clamorosi gol sbagliati di Luther Blissett e le tremende capocciate di Mark Hateley, molti assicurano che il talento limpidissimo di Trevor Francis ce l’avevano in pochi, e la sua unica colpa fu quella di avere le ginocchia fragili. Solo gli storici sanno scrivere correttamente – senza googolare – il nome di Hitchens e solo un paio di collezionisti di feticci pallonari hanno conservato la figurina di Franz Carr mentre – inspiegabilmente – ride davanti al fotografo della Panini. Certo, qualche nostalgico saprebbe riconoscere in una foto l’allampanato Paul Rideout ma nessuno – diciamo pochi eletti – avrebbe l’ardire di affermare con certezza se Danny Dichio, Danny chi?, era alto o basso, biondo o castano, destro o sinistro e se abbia giocato in Serie A, ma davvero? Hanno tutti in comune una cosa, anzi due. Sono inglesi, anzi sono centravanti inglesi. LEGGI TUTTO

  • in

    Sarà CR senza 7. Il ritorno del re allo United 12 anni dopo. E Cavani…

    I Glazer riportano a casa il portoghese. Dovrà rinunciare al suo marchio di fabbrica? La magia è dell’uruguaianoDal nostro corrispondente Stefano Boldrini28 agosto
    – LONDRACom’era la storia degli amori che fanno giri immensi e poi ritornano? Al netto di una storia in cui hanno pesato il denaro, le ambizioni, il peso delle personalità, il senso della leadership, l’avidità (degli agenti) e le gelosie – il popolo dello United era già in ebollizione di fronte alla prospettiva di ritrovarsi Cristiano Ronaldo con la maglia del City -, alla fine la spinta decisiva è arrivata dalla nostalgia, dai legami di sangue – la telefonata di Bruno Fernandes – e da quelli calcistici – una chiacchierata con Alex Ferguson, l’uomo che un giorno si presentò a casa di un CR7 ancora brufoloso e con i denti storti e lo convinse a salire sull’aereo per trasferirsi in Inghilterra -. LEGGI TUTTO

  • in

    CR7 ha fallito in Champions. Ma ha regalato perle e orgoglio

    La Juve e il portoghese hanno fatto troppo poco per capirsi e piacersi. Un’idea maestosa, architettata male. Come a Babele. Il portoghese parlava un’altra linguaC’è stato un giorno, uno solo, in cui le attese del mondo Juve per Cristiano Ronaldo e la realtà si sono sovrapposte. Era il 12 marzo 2019. Ottavi di finale di Champions League. Con una tripletta CR7 ribalta da solo il 2-0 dell’andata e, con le mani in orbita genitali, restituisce al Cholo Simeone, tecnico dell’Atletico, il gestaccio de “los huevos” di Madrid.Questo doveva fare l’eroe, così lo aspettava il popolo: Achille, figlio di una dea, che vince la guerra da solo ed abbatte le mura di Troia che resistevano da dieci anni. E invece Achille Ronaldo, che non hai legato con Agamennone (Allegri, Sarri, Pirlo), amico del solo Patrocolo-Pinsoglio, ha ripreso il mare senza aver vinto la guerra. LEGGI TUTTO