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    Conte, scatto d'orgoglio: poker Tottenham!

    LONDRA (Inghilterra) – Rialza la testa il Tottenham nel 19° turno della Premier League sul campo del Crystal Palace. Poker per la formazione di Antonio Conte la doppietta di Harry Kane e i guizzi di Doherty e Son. Forte iniziezione di fiducia per gli Spurs che si rilanciano nella corsa Europa restando in scia di United e Newcastle. Una vittoria che permette al tencico italiano di ritrovare il sorriso dopo la ripartenza post Mondiale non avvenuta nei migliori dei modi. Ings risponde a Podence nell’1-1 tra Aston Villa e Wolverhampton. Pareggio per 2-2 tra Leeds e West Ham: padroni di casa avanti con l’azzurro Gnonto, poi il ribaltone degli ospiti con un rigore dell’ex Milan Paquetà e un gol di un altro azzurro, questa volta Scamacca. Ma al 70′ è Rodrigo per il Leeds a trovare la rete del definitivo pareggio. Basta un gol di Awoniyi, invece, al Nottingham per espugnare il campo del Southampton per 1-0. LEGGI TUTTO

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    Conte ko, Tonfo Tottenham in casa contro l’Aston Villa

    Il Tottenham non riesce a rialzare la testa. Dopo il pareggio esterno contro il Brentford, la squadra di Antonio Conte perde 0-2 in casa con l’Aston Villa. Gli Spurs chiudono il primo tempo sul punteggio di 0-0 e nelle fasi iniziali della seconda frazione di gara subiscono il gol di Buendia, che al 50’ sfrutta l’assist di Watkins e insacca alle spalle di Lloris. Nei minuti successivi la squadra di Conte cerca inutilmente la via della rete e viene colpita nuovamente dagli avversari: al 73’ Douglas Luiz segna il gol del 2-0 finale per gli ospiti.

    Conte, record negativo in difesa

    Il Tottenham spreca così l’occasione di superare momentaneamente il Manchester United, attualmente quarto in classifica a +2 con una partita in meno e continua a fare i conti con una difesa tutt’altro che solida: con quella contro l’Aston Villa sono 7 le partite consecutive di Premier League in cui gli Spurs hanno subito almeno due gol, stabilendo un nuovo record negativo nel campionato inglese. LEGGI TUTTO

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    Ivan Ventrone: “Papà un duro che scaldava i cuori. La Juve casa sua”

    Ogni singola parola è come se la pronunciasse anche papà. Giampiero Ventrone se n’è andato troppo presto, ma ha lasciato una grande eredità. Ai suoi calciatori, agli allenatori che hanno lavorato con lui, ma soprattutto alla sua famiglia. Ai figli Ivan e Martina e anche all’amata moglie Cinzia. Nelle frasi di Ivan, ragazzo di 25 anni che oggi lavora in ambito sales in una multinazionale del settore pubblicitario, traspare il rammarico di un figlio che vorrebbe ancora abbracciare il proprio padre. Stringendolo forte, come se lo dovesse salutare per l’ultima volta. Ma a Ivan piace ricordare le cose belle: lo fa con orgoglio smisurato, perché Ventrone gli ha insegnato a vivere a testa alta. Sempre.Guarda la galleryTottenham, minuto di silenzio e una corona di fiori per ricordare VentroneIvan, chi era papà?«Era speciale, in tutti i sensi. Ha sempre cercato di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti da militare. Per lui rigore e disciplina erano alla base di ogni giornata, di ogni singola scelta. Trasmetteva questi valori ai suoi giocatori e alla sua famiglia. Per tutti era il “Marine”, ma creava un’empatia magica. Con chiunque: era una grande persona, in grado di aiutarti e farti tirare fuori il meglio. E nel suo mestiere ha fatto la storia».In che senso?«Lui era un innovatore, perché ha sempre studiato in maniera ossessiva. Ha anticipato il concetto di forza nel calcio, è stato uno dei primi a studiare la seduta atletica al termine della partita per i giocatori che non erano scesi in campo. Era così affamato che quando faceva la gavetta nei dilettanti la notte rubava i coni in tangenziale. Ha portato i giocatori in palestra, ha portato la musica in palestra. Non era solo un preparatore atletico, perché aveva una personalità ingombrante. Non ha mai avuto paura del confronto, anche duro. E non è mai sceso a compromessi in tutta la vita».Marcello Lippi lo ha conosciuto a Napoli e con lui ha iniziato il ciclo d’oro alla Juve.«Papà è partito dal Real Sant’Anna e dalla Puteolana, poi le giovanili del Napoli e da allora è scattato il feeling con Lippi. Gli anni alla Juventus sono stati i più belli della sua carriera: un decennio indimenticabile, perché ha trovato una società che gli ha permesso di lavorare bene su tutti gli aspetti. Ha messo la Juve davanti alla propria famiglia. La forza di quella società è stata quella di aver concesso carta bianca a tutti i propri uomini di campo».

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    Conte, il figlio di Ventrone e la quercia dopo la reunion Juve

    Conte e l’incontro con il figlio di Ventrone

    Anche il Tottenham, l’ultima squadra seguita dal Marine, ha omaggiato Ventrone con un albero: una quercia Sempreverde piantata nel centro sportivo dove oggi è arrivato in visita un ospite speciale, suo figlio Ivan. La visita è stata documentata da Antonio Conte su Instagram: l’allenatore degli Spurs ha postato una foto e scritto un messaggio di ringraziamento: “Ivan oggi ci hai fatto davvero una bella sorpresa! L’Amicizia con tuo Papà ha radici profonde e continuerà a crescere con te e con la tua Famiglia . Sempre con me GPV”. LEGGI TUTTO

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    Inter: futuro Dumfries, c’è il Tottenham ma non è solo

    MILANO – Il suo Mondiale non è ancora decollato, però Denzel Dumfries continua ad avere numerosi estimatori in Premier. Al Chelsea si è infatti aggiunto il Tottenham dove Emerson Royal e Matt Doherty stanno deludendo Antonio Conte per il loro modesto rendimento. A prescindere dal futuro dell’allenatore, gli Spurs difficilmente manderanno all’aria l’identità tattica trovata nel corso dell’anno e mezzo con l’ex commissario tecnico azzurro in panchina e questo rende comunque interessante il profilo di Dumfries.
    In cerca di un Lazzari
    E proprio Dumfries tra i titolari dell’Inter è quello considerato più cedibile anche perché nell’anno e mezzo passato a Milano ha fatto vedere molti pregi (legati al suo strapotere fisico), ma non è mai migliorato nella correzione dei difetti: poca precisione nei cross, tendenza a fare sempre gli stessi movimenti e a risultare quindi prevedibile per gli avversari. Di tutt’altra pasta è Manuel Lazzari, il grande sogno di Simone Inzaghi che, a giudicare dal fresco rinnovo con la Lazio fino al 2027, è destinato a rimanere tale. L’Inter – qualora dovessero aprirsi spiragli per la cessione di Dumfries (30 milioni la base d’asta) – utilizzerà Lazzari come “prototipo” per scandagliare il mercato.
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    Juve, operazione cessioni: da McKennie a Rabiot, ecco chi partirà

    TORINO – Operazione sfoltitura al via, e se per caso si tratterà di qualcosa di più sostanzioso, alla Continassa non chiuderanno le porte alla fila di compratori. La Juventus tutta (Massimiliano Allegri, il ds Federico Cherubini e i suoi collaboratori, di più: l’intero staff dirigenziale) concorda: prima di acquistare bisogna vendere. E siccome c’è un mercato che si sviluppa da sé grazie alle vagonate di denaro che oltre Manica si moltiplicano da sole, alla Premier conviene sempre prestare attenzione. Tanto più che Weston McKennie, Adrien Rabiot e Moise Kean da quelle parti lì piacciono ancora. E tanto.
    Nomi e soldi
    Va da sé che l’eventuale partenza dei tre di cui sopra comporterebbe un certo risparmio alla voce dei rispettivi ingaggi. Nel dettaglio: McKennie, che con la Juve ha un contratto fino al 2025, in verità non guadagna tantissimo rispetto alla media – 2,5 milioni – ma di questi tempi se si può fare economia non ci si tira certo indietro; Rabiot, al contrario, di milioni ne guadagna 7 netti più bonus e il suo è comunque un caso a parte, visto che andrà in scadenza a fine giugno 2023 e in questo momento in pochi credono a un rinnovo; la “paga” di Kean si aggira sui 3 milioni netti. Metti nel conto, anche se non soprattutto, i risparmi messi da parte evitando di corrispondere ancora lo stipendio ad Angel Di Maria (6 milioni netti più bonus) e Leandro Paredes (7,5), ora come ora più fuori che dentro i piani della Juventus del prossimo futuro, e il disegno si completa: per una nuova Juve, meglio prima liberarsi di tracce giù o meno concrete di quella antica.
    Almeno uno va di sicuro
    La Premier League, si scriveva, lì dove il prodotto tira sempre, le tv pagano tantissimo e i club incassano per poi reinvestire. Da Londra giungono fresche novità: tramite intermediari si stanno infittendo i contatti tra il Tottenham e l’entourage di McKennie, il che non stupisce, semmai è la conferma dell’appeal che il texano esercita su Antonio Conte e Fabio Paratici, rispettivamente allenatore e direttore generale degli ambiziosi Spurs. Lo stesso club che, al contempo, corteggia sotto traccia Rabiot: in regime di svincolo, è evidente che il francese intrighi anche il Chelsea e si sussurra che lo stesso Manchester United, malgrado la “scottatura” dell’estate scorsa, possa tornare alla carica. Perché, appunto, il cartellino costerebbe zero, a meno che madame Véronique e la Juventus non trovino un’intesa per un prolungamento propedeutico alla cessione. Quanto a Kean, se i bianconeri non riscattassero l’attaccante dall’Everton svenandosi terribilmente (costo dell’operazione: 28 milioni, dopo i 7 già sborsati, premi a parte), in Inghilterra si scrive che Moise sia entrato nel mirino del Newcastle saudita.
    Da Mar del Plata al top
    Pillola su Soulé: anche il giovane (2003) Matias sarà oggetto del summit tra Allegri e la dirigenza per fare il punto sul mercato. Non è detto che venga prestato a gennaio, visto che finora non ha giocato tanto (308 minuti per 10 presenze complessive stagionali tra Serie A, Champions e gli impegni con la Next Gen), perché Max lo apprezza tanto. Empoli, Spezia e Sampdoria, ad ogni modo, restano alla finestra.
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