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    Di Maria, l’Angel Juve e famiglia a Superga

    TORINO – L’assist per Rabiot e un’esultanza piena di emozione: contro la Fiorentina, Angel Di Maria è tornato ad illuminare lo Stadium prendendo per mano la Juventus in questa difficile stagione. Ora c’è l’Europa League, obiettivo dei bianconeri per poter entrare nella prossima Champions League. A Torino arriva il Nantes, primo ostacolo verso la finale di Budapest, e il Fideo è chiamato nuovamente a trascinare compagni e l’intero pubblico. Guarda la galleryDi Maria, 35 anni e 33 trofei: tutte le coppe vinte tra club e NazionaleIntanto il campione argentino ha deciso di trascorrere una giornata in famiglia, alla basilica di Superga, in compagnia della moglie Jorgelina Cardoso e della sorella Vanessa che ha immortalato il tutto sui social. LEGGI TUTTO

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    Juventus, un tridente da affilare ma il potenziale è super

    TORINO – Magari non proprio buona, ma di sicuro suffi – ciente e promettente, la prima. La prima apparizione del tridente Di Maria, Vlahovic, Chiesa, che avrebbe dovuto essere l’attacco tipo della Juventus 2022-23 e che invece Massimiliano Allegri ha potuto schierare per la prima volta soltanto domenica, alla 22ª giornata di campionato. Per quanto provato da settimane, praticamente da quando Vlahovic, l’ultimo dei tre a recuperare dai propri acciacchi, è tornato disponibile, l’assetto ha mostrato alcune prevedibili criticità al primo impatto con la partita. Nulla di irrisolvibile col tempo, però. Tempo che, con la crescita della condizione di Valhovic e Chiesa, oltre che dell’intesa tra loro e Di Maria e del trio con il resto dei compagni, dovrebbe far maturare le potenzialità che con la Fiorentina si sono solo intraviste. LEGGI TUTTO

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    Juventus, c'è un Di Maria che esulta e fa esultare: ecco il vero Fideo

    TORINO – Di Maria c’è, oggi come non mai da quando veste la maglia della Juventus. El Fideo è tornato ad essere il fantasista devastante che si era visto con la maglia del Psg e dell’Albiceleste e lo sta facendo a suon di assist, l’ultimo ieri sera messo a pennello sulla testa di Rabiot. Sta crescendo sempre di più anche il suo attaccamento alla maglia come si può notare dall’esultanza dopo il gol del vantaggio contro la Fiorentina. Con un Di Maria così nulla è impossibile, a partire dal recupero di posizioni in classifica fino al cammino in Europa League alla ricerca di un trofeo europeo che manca da troppo tempo nella bacheca della Vecchia Signora. LEGGI TUTTO

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    Chiesa, Vlahovic e Di Maria: Allegri, Juve all'attacco e voglia di tridente

    TORINO – Sembra sul punto di scoccare l’ora del tridente, slitta ancora l’ora del ritorno di Pogba. E allora l’utilizzo di Vlahovic, Chiesa e Di Maria per la Juventus può diventare l’arma con cui andare alla conquista della serie di vittorie necessaria e continuare a risalire in classifica, pur dovendo continuare a fare a meno dell’uomo che doveva garantire il salto di qualità: prima dall’inizio della stagione, poi da gennaio. LEGGI TUTTO

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    Juventus, Di Maria a scuola da Locatelli. E per Vlahovic niente sconti

    TORINO – Paradossi alla Continassa. Roba tipo Angel Di Maria – il campione del mondo, l’uomo dei gol in finale, l’esterno più forte (o quasi) dell’ultimo lustro calcistico – che deve “studiare”, imitare, copiare, prendere esempio da… Manuel Locatelli. Non è questione di controlli di palla con il Bostik, di funambolici numeri tecnici o di assist serviti con precisione calibrata, ovviamente. Quanto di attaccamento alla maglia, spirito di sacrificio, senso della partita, gusto di anteporre il dovere al piacere. Ergo, ciò che serve alla squadra a ciò che serve al proprio gusto estetico e al proprio … ego. Mica per niente Allegri ha lasciato il campo berciando e stillando, perdendosi gli attimi finali di Juventus-Lazio, dopo che il Fideo ha sbagliato una giocata scegliendo una verticalizzazione di fino, raffinata (e carambolata contro i difensori laziali). Quella roba lì avrebbe avuto senso qualora mai la Juventus fosse stata in svantaggio all’ultimo secondo, ma invece – ovviamente – in vantaggio di un gol uno, risicato, e con la semifinale di Coppa Italia contro l’Inter lì a portata di mano, beh, decisamente avrebbe avuto più senso tener palla, far salire la squadra, ragionare, guadagnare tempo. “Cos’èèèèèèèèèèèèè!?!?”, è stato l’urlo quasi belluino diventato colonna sonora della sua uscita di scena attraverso il tunnel che porta negli spogliatoi.Sullo stesso argomentoAllegri: “Locatelli ha il DNA della Juve, sta diventando un esempio. E su Chiesa e Vlahovic..”Juventus LEGGI TUTTO

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    SOS Juventus, cercansi Di Maria e Paredes

    Le pagelle di Tuttosport in calce a Juve-Monza sono state tanto severe quanto giuste: 4 a Paredes e 4,5 a Di Maria. E, se è vero che contro il Monza non si è salvato nessuno e Stefano Lanzo ne ha dato puntuali motivazioni, è altrettanto vero che urge capire dove diavolo siano finiti i due campioni del mondo. In campo sono andate le loro controfigure, invece, Allegri solo sa quanto avrebbe bisogno di averli al massimo della condizione. La verità è che sia prima del torneo iridato in Qatar sia dopo la sua esaltante conclusione per l’Albiceleste e per i due bianconeri che ne hanno fatto parte, Di Maria e Paredes in maglia Juve hanno deluso.Guarda la galleryPagelle Juve: dov’è finito Paredes? Kostic, Bremer e Gatti da incubo

    Il primo, da Monza dove venne espulso al Monza che l’ha letteralmente neutralizzato alla Stadium, nel club ha offerto prestazioni opposte a quelle forniite giocando in Nazionale. Il secondo, se possibile, doveva essere il giocatore in più a centrocampo: al contrario, è risultato l’uomo in meno, tanto che l’allenatore l’ha sostituito dopo 45 minuti durante i quali Paredes è scomparso alla distanza, sovrastato da Rovella, talento juventino sciaguratamente mandato in Brianza a farsi le ossa, quando avrebbe fatto molto comodo alla casa madre in questa tempestosa stagione.

    Guarda la galleryMilik, infortunio muscolare in Juve-Monza: lascia il campo e non rientra

    Naturalmente, Di Maria e Paredes hanno ancora 18 partite di campionato, la Coppa Italia e l’Europa League per rifarsi, ma è il caso che si diano una mossa. Come ha detto lo stesso Angel dopo la resa incondizionata al Monza, ‘non abbiamo scuse’. Bene. L’autocritica fa onore a chi la compie ed è il primo passo per rialzare la testa. Purché si faccia in fretta. Questa Juve non puo più perdere tempo. LEGGI TUTTO

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    Juventus-Atalanta 3-3: ripartire da cuore e Di Maria

    TORINO – Carattere e Di Maria, ma non solo: la Juventus non è riuscita a ripartire con una vittoria dopo la mazzata dei 15 punti di penalizzazione subita venerdì dalla Corte d’appello federale e vede allungarsi ulteriormente la distanza dalla zona Europa e dalla zona Champions, ma nel 3-3 con l’Atalanta può trovare comunque solidi appigli a cui aggrapparsi per tentare l’impresa della scalata.Guarda la galleryJuve-Atalanta, Di Maria show: rincorre l’arbitro, segna il rigore e esulta così

    Il cuore

    Il carattere, intanto. Che forse non è bastato a evitare contraccolpi psicologici della penalizzazione, o almeno è il dubbio che viene nel vedere, dopo quattro minuti, Locatelli regalare palla all’Atalanta sbagliando una verticalizzazione normale e Szczesny deviare maldestramente nella propria porta il destro con cui Lookman chiude il successivo contropiede, potente ma diretto proprio sui guanti del portiere polacco. Ed è il dubbio che torna al 1’ della ripresa quando è Danilo a regalare sulla trequarti bianconera il pallone da cui nasce il 2-2 di Maehle. Di certo, però, i bianconeri di carattere ne hanno avuto abbastanza per reagire sia alla situazione durissima in cui li ha gettati la Corte d’appello della federazione, sia agli errori con cui per due volte l’hanno resa ancora più dura. Perché dopo lo 0-1 hanno preso in mano la partita e non solo con il carattere, ma eludendo spesso il pressing dell’Atalanta con una circolazione veloce e precisa, soprattutto quando il pallone passava dai piedi di Fagioli e Di Maria. Il primo peraltro si è guadagnato il rigore dell’1-1 e ha servito l’assist per il gran gol di Milik (sul quale potevano starci altri due rigori, uno in avvio e uno a fine primo tempo per falli di Palomino e Toloi), il secondo ha firmato dal dischetto l’1-1, innescato l’azione del 2-1 con una tra le tante giocate di gran talento mostrate e ha toccato di suola la punizione del 3-3 di Danilo.

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    La classe

    Come detto, il Fideo assieme al carattere è un altro appiglio a cui Allegri e la Juventus possono guardare con fiducia. Dopo i lampi di Napoli, l’argentino ha confermato (ammesso che ce ne fosse bisogno) di poter fare la differenza: e dopo il gol di Chiesa in Coppa Italia è sempre più chiaro (anche in questo caso ammesso che ce ne fosse bisogno) quanto possa aver pesato per la squadra bianconera dover fare a meno di entrambi. E di Pogba e, spesso, di Vlahovic. Quelli del Polpo e di DV9 saranno i prossimi grandi rientri, i prossimi appigli a cui aggrapparsi nell’arrampicata che sembra impossibile. In attesa di poterli afferrare Allegri adesso deve trovare il modo di sfruttare assieme Chiesa e Di Maria, anche costo di modificare il 3-5-2 che ha funzionato bene da metà ottobre, ma che complica la coesistenza dell’azzurro e dell’argentino. Può lavorarci avendo come base quanto di buono mostrato nel corso delle otto vittorie di fila e anche, al netto degli errori grossolani, nel 3-3 di ieri. Da qui riparte la scalata.

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    Landucci, Di Maria e la rabona di Juve-Monza: “Se c’era Allegri…”

    TORINO – C’è chi lo ha difeso e chi, invece, lo ha pesantemente criticato per una giocata fine a se stessa e che avrebbe potuto cambiare le sorti di una partita poi portata a casa. Allo stesso tempo Angel Di Maria, nella serata di Coppa Italia dal 1’ dopo il rosso di Monza, ha deliziato ed esasperato i tifosi della Juventus per una rabona al 90’ apparsa ai più come un gesto di inutile leziosità. La giocata è stata commentata anche dal vice Landucci, che ai microfoni di Sky dopo aver lodato la squadra per l’ottima prova fornita dai giovani ha provato a mettersi nei panni del suo ‘capo’: “Non me ne sono accorto, parlavo un attimo con quelli accanto a me, non l’ho vista. Se c’era Allegri entrava in campo secondo me…”.Guarda la galleryDi Maria, la FOTOSEQUENZA della rabona in Juve-Monza

    Landucci e Chiesa ‘cavallo pazzo’

    Da Rabiot… a Federico Chiesa. Marco Landucci ha apostrofato con il soprannome del centrocampista francese l’esterno bianconero tornato al gol (e che gol!) a un anno di distanza: “È un po’ cavallo pazzo. Parte, ha qualità, salta l’uomo che è importante negli ultimi metri, ha fatto una bellissima rete con le sue caratteristiche. Da metà campo in avanti è un giocatore importante”.

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