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    Scudetto Napoli, ex moglie Maradona: “In cielo si festeggia”

    NAPOLI – Subito dopo lo Scudetto, nel post-partita, Ciro Ferrara, visibilmente commosso, ha ringraziato l’allenatore Luciano Spalletti a nome di tutta la squadra “a partire dal nostro capitano”. Il riferimento, ovviamente, era a Diego Maradona, scomparso tre anni fa e leader del gruppo che conquistò i primi due campionati degli Azzurri.
    Maradona, il post su Instagram dell’ex moglie
    Anche Claudia Villafane, ex moglie del Diez (un suo ritratto è stato messo all’asta per beneficienza in Argentina) e madre di Dalma e Giannina, ha pubblicato ieri sera una storia su Instagram per celebrare lo scudetto ottenuto dal Napoli. Un’immagine postata su una story mostra infatti un cielo azzurro con le scritte “Napoli Campione d’Italia” e “di sicuro state festeggiando, il cielo è in festa”. LEGGI TUTTO

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    Juventus, tutti colpevoli ma uno più degli altri

    TORINO – In teoria, ai fini della classifica, è meglio perdere una partita 5-0 (o a uno: come è successo alla Juventus in quel di Napoli) che perdere 5 partite per 1-0. Però per l’orgoglio, per il morale, per la convinzione nei propri mezzi… No, decisamente no: una sconfitta così fragorosa e pesante e ingiustificabile in casa proprio del Napoli, rappresenta una botta di quelle che restano nella storia. E rappresentano il peggior modo possibile per definire la chiusura – ufficiale: ultima partita – della presidenza Andrea Agnelli. L’unica attenuante: la straboccante potenza del Napoli, perfettamente organizzato tatticamente e nettamente superiore a livello qualitativo e altresì mentale. Giocava a memoria e levava il fiato, concedendosi giusto qualche piccolo svarione a livello individuale (in occasione del momentaneo 2-1 di Angel Di Maria). Dimostrava, il Napoli, non solo che se sta là davanti dei meriti ce li ha, ma anche che ha tutte le carte in regola per restarci sino alla fine.Guarda la galleryJuve horror a Napoli: Bremer diventa Ogbonna sui social LEGGI TUTTO

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    Muore la leader delle Madri di Plaza de Mayo: Argentina con il lutto al braccio?

    TORINO – Un Paese in lacrime, una Nazione in lutto. L’Argentina piange la morte di Hebe de Bonafini, 93 anni, storica leader delle Madri di Plaza de Mayo. La Nazionale, naturalmente, s’è unita al sentimento diffuso tra tutti gli argentini: la Bonafini, infatti, ha rappresentato per lustri e lustri il movimento che chiedeva verità e giustizia per gli oltre 30 mila desaparecidos del periodo tragico della dittatura militare fascista. Adorava il calcio come ogni buon argentino che si rispetti.
    Quel rapporto col D10S
    Amica personale del D10S Diego Armando Maradona, lo incontrò anche all’Estadio El Bosque di La Plata prima di un derby tra Gimnasia ed Estudiantes e il Pelusa rimase con lei per oltre un’ora, parlandole, coccolandola, preferendo una chiacchiera con lei agli ultimi consigli da dare ai giocatori dei Triperos, come si vede nella foto. Adorava Maradona, amava Messi, la Hebe e La Pulga ricambiava questo sentimento. Perché la ferita della dittatura di Videla, Galteri, Massera e degli altri macellai in divisa non è ancora chiusa, non s’è ancora rimarginata nonostante siano passati quasi 40 anni. Perché quando vedi morire ragazzi come te, perché quando i tuoi vecchi ti raccontano che bastava una parola di troppo per essere caricati a forza su un furgone dei militari o della polizia, per essere imbarcato nella stiva di un aereo ed essere buttato di sotto da oltre 10 mila metri di altezza, puoi essere Maradona o Messi ma non puoi rimanere insensibile. E non puoi non mettere Hebe de Bonafini tra i personaggi argentini più importanti della storia. Con Evita, Gardél, Fangio, Monzón, il Diego e La Pulga. Per questo l’Argentina ha chiesto di poterla ricordare, con la fascia a lutto o in qualsiasi altro modo immaginabile, prima del match con l’Arabia Saudita, il debutto al Mondiale in Qatar.
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    Argentina: il presidente Tapia e il rito “antisfiga” per il Mondiale

    TORINO – Cosa non si fa per annullare l’effetto di una maledizione. Ma anche: essere disposti a tutto pur di non farsi più colpire dalla sfiga. Claudio El Chiqui Tapia è uomo assai credente. Il presidente dell’Afa, i suoi figli e la sua famiglia danno un enorme valore alla religione. I ringraziamenti al Signore, le preghiere a Dio sono presenti nella vita quotidiana del numero uno del calcio argentino: non le ha dimenticate dopo ciascuna delle promozioni centrate dalla sua squadra di club, il Barracas Central, di cui è molto più che Presidente. Tapia cita l’Altissimo sui social. Sempre. Ma non bastano solo parole o preghiere: El Chiqui, come ogni buon cattolico che si rispetti, sa che i voti vanno rispettati.
    In ginocchio da te
    Ecco quindi che nelle ultime ore sono venute alla luce sui social le foto del presidente dell’Afa mentre compie una promessa fatta alla Difunta Correa, una figura venerata in Argentina, Uruguay e Cile, specialmente tra le classi popolari. Tapia s’è recato al Santuario che si trova nel piccolo paese di Vallecito, in provincia di San Juan: ha percorso i 72 scalini che portano al santuario in ginocchio e, davanti alla cripta, ha ringraziato la Difunta Correa per il trionfo ottenuto dall’Argentina contro l’Italia a Wembley nella Finalissima. «L’importante non è quello che si promette, ma quello che si realizza. Finalissima 2022. Ora più che mai, avanti Argentina!», ha pubblicato El Chiqui sul suo account Twitter. Non è però la prima volta in cui la Difunta Correa intreccia il suo culto con il mondo del calcio: dopo lo storico trionfo del Maracanã nella finale di Copa América contro il Brasile nel 2021 Tapia si era recato a Vallecito a portare il trofeo alla Santa. Adesso è tutto pronto per il Qatar, con la speranza che il maleficio sia stato finalmente spezzato.
    Altro che Béla Guttmann
    Sì, perché sulla Selección sembrava esserci una sorta di maleficio, che la portava, dopo il 1986, a sfiorare trionfi e trofei senza mai riuscire a renderli concreti. La vox populi argentina racconta che il maleficio c’era davvero, una sorta di maledizione di Béla Guttmann in salsa chimichurri: la maledizione di Tilcara. Secondo la leggenda, la squadra allenata dal Narigón Carlos Salvador Bilardo fece un tour prima della Coppa del Mondo in Messico. Passò per Tilcara, paesino della provincia di Jujuy. E lì, come raccontano ancora oggi i vecchi della zona, promisero di tornare in caso di successo nel Mondiale, per portare la Coppa al Santuario della Vergine. Andò in Messico e vinse, l’Argentina del Diego, di Valdano, di Burruchaga, Pumpido e del Tata Brown. Mai nessuno però si ricordò della promessa fatta alla Vergine di Tilcara per il titolo, scatenando così la presunta maledizione. Ora che il maleficio di Tilcara pare essere spezzato, grazie a Tapia e alla Difunta Correa, nessuno nutre il minimo dubbio che, in caso di trionfo Mundial, il Chiqui tornerà a Vallecito. In ginocchio e con la Coppa in mano.
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    Spalletti, Maradona e Schopenhauer: che cos’è il genio

    Nel segno di Diego. Il Napoli ha onorato al meglio la festa-ricordo allo stadio ‘Maradona’ per celebrare il Pibe de Oro – che oggi avrebbe compiuto 62 anni – continuando la sua corsa solitaria, buttando giù primati con la forza dei suoi campioni e di un tridente sempre più ispirato. Contro il Sassuolo la squadra di Spalletti ha calato il poker, anzi ha fatto ‘tredici’, come i successi consecutivi, tra campionato e Champions, che certificano, se ancora ce ne fosse bisogno, le qualità di una squadra perfetta, per attitudine, temperamento, qualità e gioco espresso.Guarda la galleryIl Napoli si ‘inchina’ a Maradona: la statua fa il giro del campo

    Spalletti, Maradona e Schopenhauer

    Prima del match è andata in scena la festa organizzata dall’ex manager di Maradona Stefano Ceci, gli ex compagni di squadra Salvatore Bagni, Nando De Napoli, Gianfranco Zola, Pietro Puzone, Enrico Zazzaro, Antonio Carannante e il massaggiatore Salvatore Carmando. La statua del Pibe de Oro ha fatto il giro del campo, scortata da tutto l’amore dei tifosi e la frase pronunciata da Spalletti non è passata in sordina. Il tecnico azzurro ha ‘scomodato’ uno dei più importanti filosofi del XIX secolo per spiegare al meglio la leggenda del Diez: “La differenza fra Maradona e gli altri giocatori? È come quello che disse Schopenhauer sulla differenza tra il talento e il genio. Il talento colpisce bersagli che gli altri non colpiscono, il genio colpisce bersagli che gli altri non vedono”.
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    Argentina, i guai di Di Maria e Dybala e quell'audio virale dell'ex ct Bilardo

    TORINO – L’Argentina è in ansia per le condizioni di Ángel Di María e Paulo Dybala: mancano poco meno di 40 giorni all’inizio del Mundial in Qatar e i tifosi dell’Albiceleste incrociano le dita e si domandano se sia il caso di convocare i due infortunati nel caso in cui il Fideo e la Joya arrivassero alla settimana prima dell’inizio della Coppa del Mondo senza la adeguata preparazione.
    Il meglio che possa accadere! A tal proposito in Argentina nelle ultime ore è diventato virale sui social media un vecchio audio di Carlos Bilardo, ex ct della Selección campione del Mondo in Messico nel 1986 e vicecampione 4 anni dopo in Italia, in cui El Narigón spiega che la cosa migliore che può capitare alla sua Nazionale è che, a un mese dal Mondiale, tutti si infortunino. «Continuiamo a pensare che sia fantastico il fatto che si facciano male a un mese dall’inizio della Coppa. È meraviglioso, un dono del cielo. Il perché? Semplice: hai un paio di settimane in cui puoi prepararti perfettamente sotto il punto di vista fisico e arrivare al Mondiale con una forma molto più che brillante. E quindi uccidere, mangiare vivi i nostri avversari, surclassare quelli che giocano nel Real Madrid, nell’Inter… Se ti fai male al Mondiale sei fottuto, totalmente. Infortunandoti un mese prima, invece, guadagni brillantezza». Penserete che sia un po’ estrema come teoria: d’accordo, ma ricordatevi che El Narigón Bilardo è sempre stato un personaggio sui generis, uno che durante la cena che seguì al matrimonio tra Diego Armando Maradona e Claudia Villafañe il 7 novembre 1989 fece avvicinare a turno i difensori della Selección presenti alla festa ai giocatori brasiliani e italiani del Napoli che erano al matrimonio per capire chi fossero quelli più adatti a marcarli. Il ct stava già pensando a come stupire gli avversari nel Mondiale italiano dell’estate seguente… A preoccupare il ct Lionel Scaloni e i tifosi argentini sono soprattutto i malanni di Di María e Dybala, ma anche i problemini di Messi e del Tucu Correa. Al via di Qatar 2022 mancano meno di 40 giorni: se è vera la teoria di Bilardo «non poteva succedere niente di meglio», il Fideo, la Joya, la Pulga e il Tucu al Mondiale «si mangeranno vivi gli avversari».
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    Renica zittisce Cassano: «Il tuo cervello è scappato!»

    TORINO – Di Antonio Cassano si parla più oggi di quando giocava: potenza del Web e delle sparate di Fantantonio, opinionista che non teme la figuraccia. Ospite di Muschio Selvaggio, il podcats di Fedez, l’ex attaccante del Bari ha spiegato che «Maradona ha vinto il primo scudetto con degli scappati di casa in squadra. Il secondo era una squadra decente». Una dichiarazione abbastanza avventurosa, visto il numero di fuoriclasse presenti nelle due formazioni che hanno visto i partenopei vincere il titolo nel 1987-88 e nel 1989-90. E così uno dei compagni di Maradona, Alessandro Renica non ha perso tempo e ha replicato sui social network a Cassano: «Quello che è scappato, è il tuo cervello! Irrecuperabile», ha scritto lo storico libero, che a con la maglia del Napoli ha giocato 136 partite di campionato e vincendo due scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana, dal 1985 al 1991. Renica vinse il primo titolo con Maradona, quindi per Cassano è esattamente uno degi scappati di casa.

    Per la cronaca, ecco le formazioni del Napoli del 1988 e del 1990.
    87/88′ Garella, Bruscolotti, Ferrara, Bagni, Ferrario, Renica, Carnevale, De Napoli, Giordano, Maradona, Romano.
    89/90′ Giuliani, Ferrara, Francini, Crippa, Alemao, Zola, Baroni, Corradini, Fusi, Mauro, Careca, Maradona, Carnevale
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    Napoli-Spezia 1-0: Raspadori spinge in vetta Spalletti

    NAPOLI – Dalla goleada al ‘corto muso’, il Napoli di Luciano Spalletti continua a vincere. Dopo il 4-1 rifilato al Liverpool in Champions League basta invece l’1-0 per piegare lo Spezia al Maradona, scavalcare l’Atalanta e prendersi così la momentanea vetta della classifica. Una vittoria sofferta per gli azzurri del tecnico tosvano (espulso nel finale), trascinati nel primo tempo dall’ispiratissimo Kvaratskhelia (premiato prima del match come miglior giocatore di agosto in Serie A) che impegna a più riprese Dragowski. La squadra di Gotti tiene botta e nella ripresa sembra poter approfittare della stanchezza dei partenopei, reduci dalle fatiche europee, ma quando il pari sembra a un passo è Raspadori (al suo primo gol napoletano e fino a quel momento il peggiore in campo) a spezzare nel finale il tabù (due ko contro i liguri nei due unici precedenti in casa) e a regalare al Napoli tre punti d’oro in vista della trasferta scozzese nella tana dei Rangers e del successivo big-match contro il Milan a San Siro.
    Napoli-Spezia 1-0: statistiche e tabellino
    Turnover per Spalletti
    Spalletti opta per il turnover (inizio in panchina per Kim, Lobotka e Zielinski) e nonostante l’assenza di Osimhen (ko e out per circa un mese) lascia inizialmente fuori Simeone: con Politano e Kvaratskhelia c’è allora spazio per Raspadori in attacco, con Elmas e Anguissa mezzali e Ndombele in cabina di regia, mentre davanti a Meret sono Rrahmani e Juan Jesus i due centrali di difesa con capitan Di Lorenzo e Mario Rui ai lati. Sull’altro fronte 3-5-2 per Gotti che piazza Ampadu e Nikolaou ai lati di Kiwior e davanti si affida alla coppia formata da Nzola e Gyasi.
    Serie A, la classifica
    Kvara delizia il Maradona
    In uno stadio Maradona di nuovo vestito a festa dopo la magica notte di Champions tutti aspettano Kvaratskhelia, che al 6′ già regala la prima magia: doppio tunnel a liberarsi di due avversari e destro potente ‘murato’ però con il corpo da Nikolau. Il georgiano si è acceso subito e ci riprova poco dopo sugli sviluppi di un calcio piazzato, quando chiama in causa Dragowski con l’esterno rasoterra (14′). Il portiere dei liguri accusa poi un problema muscolare ma resta in campo, facendosi trovare ben piazzato su un destro troppo centrale di Anguissa e su quello dello scatenato Kvaratskhelia, ancora una volta al tiro dopo aver ‘ubriacato’ di finte Ampadu (23′). Assoluto il predominio territoriale del Napoli, che monopolizza il possesso palla ma rischia di farsi trovare scoperto quando lo Spezia parte in contropiede (29′) e manda alla conclusione Nzola (puntuale l’opposizione in corner di Juan Jesus). Sviluppo simile al 40′, quando è invece Meret a dover ‘sporcare’ i guantoni su un destro dal limite di Gyasi, poi ammonito alle soglie dell’intervallo per un’entrata pericolosa su Anguissa.
    Guarda la galleryAl Napoli basta Raspadori: 1-0 allo Spezia, Spalletti in vetta
    Rrahmani salva su Kwior
    Si va al riposo sullo 0-0 e al rientro dagli spogliatoi c’è una novità nel Napoli, con Lobotka dentro in regia per Ndombele. Gli azzurri partono forte ma dopo una bella combinazione tra Kvaratskhelia e Raspadori è ancora bravo Dragowski a salvarsi (stavolta di piede) sul destro ravvicinato di Anguissa. Servono più velocità e ‘cattaveria’ negli ultimi metri a Spalletti, che al 57′ richiama in panchina Politano e Anguissa per inserire Lozano e Zielinski. E proprio il polacco cerca subito il tiro dal limite, respinto con i pugni da Dragowski che vede poi volare alta di poco la palla girata di testa da Elmas sul cross pennellato da Mario Rui (61′). Kovalenko, poi Ellertsson e Hristov sono invece i primi cambi dello Spezia (fuori Bastoni, Bourabia e Ampadu), mentre nel Napoli viene richiamato a sorpresa in panchina Kvaratskhelia che fa spazio a Simeone. Il caldo e le fatiche di Coppa Italia sembrano intanto iniziare a farsi sentire sui padroni di casa, che sembrano ora meno lucidi: retropassaggio corto con la testa di Mario Rui per Meret che viene anticipato da Kiwior, pallonetto a scavalcare il portiere e salvataggio sulla linea di Rrahmani (72′).
    Serie A, risultati e calendario
    Lampo Raspadori nel finale
    Spalletti toglie allora anche l’ammonito Elmas per affidarsi a Gaetano, mentre in campo resta Raspadori che calcia due volte in curva da buona posizione. Lo Spezia vede adesso da vicino il traguardo e cerca di ‘addormentare’ il finale di partita, con Spalletti che si lamenta a bordo campo per le perdite di tempo e viene ammonito, disperandosi poi quando Lozano non trova la porta lasciata sguarnita da Dragowski, uscito a vuoto sul corner di Zielinski (85′). Il pareggio sembra ormai destinato a materializzarsi ma non è d’accordo Raspadori, che riscatta all’88’ una prova fino a quel momento deludente spingendo in rete col destro il pallone crossato da Lozano e lisciato da Gaetano. Il Napoli è avanti ed esulta il Maradona, mentre si accendono gli animi tra le panchine e ne fa le spese Spalletti che rimedia un altro giallo e viene espulso. Il tecnico azzurro è così costretto ad abbandonare il campo ma dopo i cinque minuti di recupero può festeggiare insieme ai tifosi un successo tanto sofferto quanto pesante, che consente al Napoli di salire momentaneamente in vetta alla classifica.
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