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    Iran e Mondiale in Qatar: chi specula sulla esclusione non fa bella figura

    TORINO – Continua il pressing sulla Fifa per l’esclusione dell’Iran dai Mondiali del Qatar. Dopo le lettere delle organizzazioni umanitarie e di coreografici personaggi (come Paolo Zampolli, sedicente “manager di modelle” che ha presentato Melania Krauss a Trump ricevendone in cambio l’incarico di ambasciatore della Repubblica Domenicana presso l’Onu, con annessi scandali legati alla sparizione di fondi) ora è il turno “più cogente” dei club del campionato ucraino. I qualic chiedono che l’Iran sia escluso dai prossimi Mondiali a causa del sostegno militare di quel Paese all’invasione da parte della Russia. L’amministratore delegato dello Shakhtar Donetsk, Sergei Palkin, ha infatti accusato l’Iran di “partecipazione diretta agli attacchi terroristici contro gli ucraini”, suggerendo che la Nazionale del suo Paese, l’Ucraina, dovrebbe essere ammessa in Qatar come sostituta.

    Le speculazioni

    Andiamo con ordine e cominciamo dal fatto che la questione potrebbe ottenere qualche attenzione in più dalla Fifa rispetto alle vicende legate ai diritti umani in Iran, questioni in cui tanto il Cio quanto la Fifa (a cascata) tengono a non intervenire se non con raccomandazioni o generici avvisi. Altrimenti è ovvio che un Mondiale in Qatar non lo organizzeresti mai… Qui, invece, si entra nel tema dell’aggressione ali altri stati membri e la questione potrebbe avere un peso diverso, non fosse che tira in ballo il ginepraio delle alleanze e non di una aggressione diretta. E, in tutto questo, non va trascurata l’inelegante (per non dire di peggio) conclusione di Palkin che chiede l’ammissione dell’Ucraina in spregio alla libertà di decisione sancita dallo statuto della Fifa.

    Le conseguenze

    Che non sarebbe a vantaggio, lo ribadiamo per l’ennesima volta, dell’Italia o di qualche altra Nazionale a caso, bensì della prima esclusa della Confederazione del Medio Oriente: gli Emirati Arabi. Insomma, sarebbe appena il caso che si smettesse di speculare sulla tragedia interna dell’Iran, sia che lo perseguano ambigui personaggi a metà tra il mondo gossip e della “politica”, sia che venga in mente a dirigenti calcistici. Che non offrono, neanche loro, una edificante immagine di se stessi.
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    Liverpool alla scoperta di Darwin Nunez, tanti record e ora gol alla Haaland

    TORINO – Forse il rebus Darwin Núñez sta per essere risolto dai tifosi Reds che finora hanno cercato inutilmente di trovare una ragione che giustificasse gli oltre 80 milioni investiti sul mercato per strapparlo al Benfica. L’attaccante uruguaiano, la risposta mediatica di Jürgen Klopp all’ingaggio di Erling Haaland da parte del Marchester City, aveva subito ammaliato la Kop a inizio agosto con i gol segnati proprio ai Citizens nella Community Shields e al Fulham, con assist a corredo, nel debutto in Premier League.
    Darwin Nunez, prodezze e disastri
    Una partenza lanciata, ma subito abortita soprattutto per colpa dell’espulsione maturata a inizio ripresa nella seconda giornata con il Crystal Palace, un accenno di testata ma “amplificata” ad arte dal difensore Andersen, ex Sampdoria, che gli ha attirato critiche e una squalifica per tre giornate. Da quel momento Darwin Núñez si è eclissato, coinvolto nell’avvio shock del Liverpool, e incapace di trovare una chiave di lettura nel tridente offensivo dove Salah, Luis Diaz e Firmino restano puntelli affidabili per Klopp. Una crisi durata un paio di mesi, fino a quando l’attaccante ha saputo ritrovare sé stesso attraverso l’unico linguaggio in grado di cancellare ogni refolo di vento contrario, i gol: in poco meno di due settimane ne ha segnati tre, Arsenal e West Ham in Premier e Rangers in Champions League.
    Darwin Nunez il più veloce
    Un segnale di risveglio che stona, però, con le statistiche offensive di Darwin Núñez, che lo hanno posto tra i più efficaci del campionato: tiri per match (6,95), tocchi in area di rigore avversaria (più di 10 a partita), gol attesi senza considerare i calci di rigore (0,89). Ad impreziosire il bilancio anche l’etichetta di calciatore più veloce nella storia della Premier quando, nell’azione del gol al West Ham, ha fatto registrare uno scatto nel quale ha toccato la velocità di 38 km/h. Numeri che lo premiano anche sotto il profilo del rendimento visto che in Premier finora ha giocato per 342 minuti totali con tre gol all’attivo, media 114 minuti/rete, molto meglio rispetto a Salah (293), Luis Diaz (205) e non lontano da Firmino (103), capocannoniere dei Reds con sei gol.
    Alonso vuole bomber Nunez in Qatar
    Il Mondiale si avvicina e probabilmente la scadenza iridata ha risvegliato il talento di Darwin Núñez che resta una delle risorse più intriganti dell’Uruguay del ct Diego Alonso. Intanto il Liverpool si augura che la riscossa in Premier e in Champions League si compia con la sua firma costante nel tabellino dei marcatori.
    Guarda la galleryCies, la top 10 degli attaccanti U25 più efficaci al mondo: c’è anche uno juventinoIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO

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    Qatar 2022: quanti infortunati. Chi non ci sarà e chi spera ancora

    TORINO – Quando manca praticamente un mese all’inizio del Mondiale, gli infortuni sono il peggior incubo per i giocatori in odore di convocazione e pure per i loro ct: ci sono già diversi protagonisti che salteranno la kermesse per problemi fisici, mentre molti altri sono ancora in dubbio e lottano in ogni modo per mantenere viva, accesa, la fiammella di speranza di essere presenti in Qatar. Scopriamo insieme chi si è già arreso e chi invece spera ancora.

    Sicuri assenti

    N’Golo Kanté (Francia): il pilastro del centrocampo del Chelsea non parteciperà ai Mondiali dopo aver subito un intervento chirurgico per risolvere un infortunio al tendine del ginocchio della gamba destra.

    Diogo Jota (Portogallo): l’attaccante del Liverpool è stato portato via in barella durante il match contro il Manchester City in Premier League e, sebbene non siano stati rivelati con esattezza i dettagli esatti del suo problema, Jurgen Klopp, l’allenatore dei Reds, ha confermato che non si riprenderà in tempo per la Coppa del Mondo. Il prestigioso quotidiano portoghese A Bola nelle ultime ore ha anticipato che il recupero della punta richiederà più di un mese.

    Georginio Wijnaldum (Olanda): il centrocampista olandese della Roma non potrà aggiungere un’altra Coppa del Mondo al suo palmares a causa della frattura alla tibia della gamba destra in allenamento a metà agosto.

    Reece James (Inghilterra): il terzino destro del Chelsea ha subito uno stiramento ai legamenti nel corso del duello contro il Milan in Champions League. Starà fuori due mesi.

    Joao Rojas (Ecuador): l’attaccante del Rayados de Monterrey ha riportato la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro: il ct della Tricolor Gustavo Alfaro perde un elemento di sicura affidabilità.

    Tarik Tissoudali (Marocco): uomo chiave nel Gent e pure in Nazionale (ha trascinato il Marocco con una doppietta nell’ultima gara delle qualificazioni africane) ha riportato a fine luglio uno strappo al legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Nemmeno un miracolo lo porterà in Qatar.

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    Messico: il ministro degli esteri preoccupato dai tifosi della Tricolor in Qatar

    TORINO – Le regole vigenti in Qatar, non solo durante il Mundial che partirà tra poco più di un mese, e il modo in cui potrebbero essere vissute dai tifosi del suo Paese che assisteranno alla Coppa del mondo stanno turbando il sonno di Marcelo Ebrard, ministro degli esteri del Messico. I messicani si muovono in massa e no, questa non è la novità della stagione: quattro anni fa in Russia erano oltre 150 mila i tifosi della Tricolor accorsi a Mosca e nelle altre città ospitanti per stare vicino alla squadra. Quattro anni dopo la marea messicana si prepara a invadere il Qatar: le previsioni ufficiali parlano di 100 mila aficionados già sicuri della trasferta in Medio Oriente.
    Correttezza, por favor! «Stimiamo che viaggeranno più di centomila nostri tifosi – spiega Ebrard durante una visita all’aeroporto internazionale Felipe Ángeles di Città del Messico, dove qualche ora fa è sbarcata la Coppa del Mondo nel suo viaggio verso Doha -. Forniremo loro tramite la nostra ambasciata assistenza di ogni tipo. Ciò che più mi preoccupa è che i nostri tifosi seguano le regole del governo qatariota, vogliamo che ciascun messicano tenga un comportamento corretto». All’evento hanno partecipato anche l’ambasciatore del Qatar in Messico, Mohammed Alkuwari, il presidente della Federcalcio messicana, Yon de Luisa e il capitano della squadra spagnola che ha vinto la Coppa del Mondo 2010 in Sud Africa, Carles Puyol. Ebrard ha inoltre sottolineato la decisione presa dal governo di Città del Messico: in Qatar saranno inviati 150 uomini della Guardia Nazionale e avranno la missione di fornire supporto ai tifosi loro connazionali. «Avremo un centro di supporto per le persone che parlano spagnolo, perché in Qatar non c’è molta gente che parla spagnolo», ha spiegato il politico. Il ministro degli Esteri ha infine evidenziato il fatto storico che il suo Paese diventerà il primo ad organizzare per la terza volta una Coppa del Mondo nel 2026, quando affiancherà Stati Uniti e Canada. «Il Messico sarà il primo Paese a essere per tre volte l’organizzatore del Mondiale: 1970, 19886 e adesso 2026. L’ho sempre detto: se pensi in grande, puoi farlo. Se pensi in piccolo, non andrai da nessuna parte. Il Messico ha dimostrato al Mondo che sa pensare in grande». 
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    Una maglia nel ricordo di Cruijff e dei migranti morti

    TORINO – Il countdown prosegue, inesorabile. Il conto alla rovescia è arrivato a -45, poi saranno sfarzo, luci, cotillons e… football, col via al Mondiale in Qatar. Una Coppa del mondo “nuova” e contestatissima, innanzitutto per la collocazione temporale visto che si giocherà in autunno. Ma anche un Mondiale che è stato accompagnato, negli scorsi mesi, da feroci polemiche e da continui appelli, tutti caduti tristemente nel vuoto, affinché fossero rispettate dal comitato organizzatore del torneo e dal governo locale le condizioni di sicurezza dei lavoratori che stavano rendendo possibile il sogno Mundial del Qatar.       Il numero di morti nei cantieri di stadi e infrastrutture è superiore a 6.500. Le nazionalità sono quelle dei Paesi del Terzo Mondo più vicini alla penisola arabica, che spesso e volentieri offrono manovalanza a basso costo, una riserva a cui attingere continuamente nella ricerca incessante di lavoratori da sottopagare con il fine, tipico del capitalismo, di massimizzare i profitti sulla pelle di chi lavora: India, Kenya, Filippine, Bangladesh, Sri Lanka, Nepal. Una vergogna, una macchia incancellabile che lorderà a lungo Fifa e Qatar.    Intendiamoci: non mancano le voci che denunciano, contestano, annunciano boicottaggi. Su tutti il Dieu, Eric Cantona: «Questo Mondiale è un’aberrazione ecologica, con tutti gli stadi climatizzati. Che follia, che stupidità! Ma soprattutto è un orrore umano, con migliaia di morti per costruire stadi che serviranno per divertire il pubblico per un mese». La Hummel, sponsor tecnico della Danimarca, ha deciso di semi nascondere il suo logo dalla terza maglia: «È una protesta contro il Qatar e il mancato rispetto dei diritti umani. Non vogliamo essere visibili durante un torneo che è costato la vita a migliaia di persone». Applausi a scena aperta: peccato, però, che sia emerso che la ditta danese 4 anni fa sia stata sponsor del Qatar SC… Ma non basta: secondo la denuncia della Ong Transparency International Denmark l’ipocrisia di Hummel è pazzesca dato che i suoi stabilimenti si trovano in Cina, Bangladesh, Pakistan, Paesi che non tutelano affatto i diritti dei lavoratori.  
    La missione nel mondo
    A schierarsi realmente per le famiglie dei migranti morti in Qatar c’è però la Cruyff, la casa d’abbigliamento di Johan Cruijff, mito del calcio olandese anni ‘70-80: è stata commercializzata una replica della maglia Oranje numero 14 del 1974. Chi la compra aiuta la Pro2 Foundation, che assiste le famiglie dei lavoratori deceduti. Sotto al leone dello stemma olandese ci sono le bandiere di India, Kenya, Filippine, Bangladesh, Sri Lanka, Nepal, le Nazioni di chi è morto lavorando per un pugno di Riyal, i Paesi di chi ha reso possibile il sogno Mondiale degli emiri, di chi ha perso la vita per un diritto inalienabile dell’uomo. Che non dovrà più essere pagato a carissimo prezzo. Mai più, a nessuna latitudine. 
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    Argentina: follia per le figurine Mundial. Code di ore e Messi vale 300 euro!

    TORINO – «Mbappé?». «Celo». «Vinícius Júnior?». «Celo». «Lewandowski?». «Celo». «Messi?». «Manca». Ecco, sì: Lio Messi, La Pulga, il GOAT manca sempre nei pacchetti di figurine Panini per il Mundial di Qatar 2022. E la cosa, in Argentina, si sta facendo drammaticamente seria. La carenza di pacchetti di figu nel Paese è talmente brutale che il Gobierno de la Nación ha dovuto intervenire intavolando una mediazione tra i chioschi autorizzati alla vendita e la ditta italiana.
    FILE ASSURDE Camminando per le calles di Buenos Aires, Rosario, Mendoza, Salta o di qualsiasi città o paesino argentino si notano file mostruose, di ore: sono quelle degli appassionati alla disperata ricerca di un pacchetto. E intanto i prezzi sul mercato nero esplodono. L’introvabile figurina di Messi su internet vale 45 mila pesos, 300 euro, malcontando. Con 45 mila pesos, grossomodo, compri 300 pacchetti di figu. Con 8 mila pesos puoi comprarti una squadra completa, con 14 mila 100 figurine senza doppioni. Se prendi il subte, la metropolitana, o il bondi, l’autobus, prima del tuo arrivo a destinazione ti si avvicinerà un transa, un pusher, uno spacciatore di figurine. Ovviamente false. Una locura, una pazzia totale. Gli edicolanti sono sul piede di guerra: accusano che la Panini li abbia tagliati fuori dal mercato per favorire punti vendita non convenzionali come supermercati o distributori di benzina. Dall’azienda replicano che la richiesta di figurine ha superato ogni più ottimistica previsione e chiedono tempo.
    UNA COSA MAI VISTA Juan ha 75 anni, è tifoso del Boca e Socio Activo del club dal 1955, da quando aveva 8 anni. Lavora da sempre nella tienda di fumetti e figurine che si trova all’incrocio tra Calle Lavalle e Calle Florida, pieno centro di Buenos Aires. Dopo aver parlato un po’ del Negro Ibarra, del rinnovo di Agustín Rossi e di quanto è bello essere Xeneize ci spiega che dal 24 agosto, giorno del lancio delle figurine del Mundial, è stato un continuo di richieste. «Non ho mai visto una cosa del genere», ridacchia. «Un giorno quando ho detto alla gente in coda che non avevo più pacchetti, han tentato di distruggermi il negozio. I distributori hanno distribuito le scatole dei pacchetti e gli album una settimana prima del lancio. Mi hanno portato  2.000 confezioni: le ho vendute tutte. In 4 ore. E quelli che son rimasti senza si sono incazzati e sono diventati violenti». In Argentina le figurine di Qatar 2022 sono state venduti  il ??42% in più di album e il 18% in più di figurine rispetto allo stesso numero di settimane che precedevano il Mundial di Russia 2018.
    THE LAST DANCE Ok, ma perché questa folle richiesta? Gli argentini sanno che questa sarà l’ultima Coppa del Mondo di Lionel Messi e sognano che la squadra che ha trionfato l’anno scorso in Copa América contro il Brasile possa ripetere la storia quest’anno in Qatar. Le ragioni della carenza di figurine non sono, però, del tutto chiare. C’è sicuramente la febbre degli acquisti, che ha distrutto tutte le previsioni. Ma crescono, giorno dopo giorno le teorie complottiste: «Manca la carta», «Le figurine vengono vendute al Brasile per boicottarci» e pure «C’è una strategia Panini per accelerare le vendite compulsive con l’avvicinarsi dei Mondiali in Qatar e decuplicare gli introiti». Il Governo prova a mediare, ma la situazione è a rischio esplosione. I padroni e i lavoratori dei chioschi accusano la Panini di averli traditi: «Noi vendiamo figurine tutto l’anno e ora loro preferiscono mandarle ai supermercati o ai distributori di benzina. Sembra che non capiscono che noi con questo ci dobbiamo campare, dobbiamo mettere il pane in tavola per i nostri figli». In attesa di provvedimenti urgenti, la figu di Messi resta introvabile. Per quasi tutti: non per Mateo. E come tutti gli appassionati, quando trovi un pezzo rarissimo sorridi. Sorridi felice. Soprattutto se è la figu di quel GOAT di tuo papà.
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    Rafa Silva: «Lascio il Portogallo per motivi personali»

    TORINO – Sei anni fa a Saint-Denis sollevava il titolo di campione d’Europa: oggi, ad appena 2 mesi dall’inizio del Mondiale in Qatar, dice addio alla Nazionale. Rafael Alexandre Fernandes Ferreira Silva, per tutti Rafa Silva, bomber del Benfica, ha annunciato la propria decisione direttamente al ct lusitano Fernando Santos, che lo aveva convocato per le sfide di Nations League contro Repubblica Ceca e Spagna, dicendogli di «non essere disponibile a rappresentare la Nazionale», come spiegato in un comunicato stampa pubblicato sul sito del Benfica. «Chiedo solo che le ragioni della mia rinuncia, che sono personali, siano rispettate da tutti. Ho rappresentato il Portogallo in 40 partite, ho contribuito a vincere l’Europeo 2016 e la Nations League e sarò sempre in prima fila a sostenere la squadra di tutti noi portoghesi», ha aggiunto l’attaccante. «Ho preso una decisione onesta e corretta a questo punto della mia carriera e sono altresì sicuro che la Nazionale continuerà a regalare gioia ai portoghesi nella Nations League e nel Mondiale 2022».
    PER SEMPRE UNO DI NOI La Federcalcio portoghese ha affermato  che «rispetterà la scelta dell’attaccante. «Sarai per sempre uno di noi e avrai il nostro riconoscimento e la nostra gratitudine». L’attaccante, calcisticamente esploso con il Braga e arrivato al Benfica nel 2016, ha esordito con il Portogallo nel 2014 in un’amichevole contro il Camerun. Alla base della decisione del bomber, come spiegato dai maggiori media portoghesi, ci sarebbe la volontà di concentrarsi esclusivamente sul club.
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    Dall'Argentina di Di Maria alla Germania: le maglie mondiali. E l'Italia non c'è tra l'indifferenza generale

    TORINO – (e.e.) Le varie nazionali stanno presentando le maglie per i Mondiali. Dalla Germania all’Argentina di Angel Di Maria, stella della Juventus bloccato dopo la prima di campionato da un infortunio muscolare e pronto per rientrare in Champions League contro il Psg dei suoi ex compagni Lionel Messi, Neymar, Kylian Mbappé e via discorrendo. Uno sfoggio di colori e di azzardi non sempre in linea con la tradizione, fantasiose e molto social. E l’Italia? Sì, presenta la nuova maglia ma in Qatar non ci sarà, fra l’indifferenza generale, perché alla Coppa del Mondo invernale ci saranno tutti, ma proprio tutti, tranne gli azzurri di Roberto Mancini. Un flop (che segue un altro flop, quello di Russia 2018) passato quasi in silenzio, senza reazioni indignate, senza un sussulto di orgoglio. E intanto i giovani italiani sono costretti a cambiare aria per giocare. Fabio Miretti della Juve è una delle poco eccezioni. Ma gli attaccanti Gianluca Scamacca e Lorenzo Lucca sono andati in Premier e in Olanda per cercare di trovare la loro strada. Sperando nei loro gol, l’Italia dovrà ripartire. E la parentesi del Qatar farà male, molto male. Anzi, comincia a fare male adesso…Guarda la galleryItalia, nuovo look: ecco la maglia da trasfertaIscriviti al Fantacampionato Tuttosport League e vinci fantastici premi! LEGGI TUTTO