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    Da capitano azzurro a escluso: Immobile ci è rimasto male

    Alla vigilia del derby la mancata convocazione in azzurro incupisce il bomber della Lazio

    Ciro immobile ci è rimasto male. Non si aspettava di esser escluso dalle convocazioni del c.t. Spalletti per le gare contro Macedonia del Nord e Ucraina. Il capitano della Lazio esce dal giro della Nazionale proprio alla vigilia del derby. Il suo stato di forma ha indotto Spalletti a puntare su altre soluzioni. A settembre il neo c.t. azzurro lo aveva investito della fascia di capitano e Immobile, pieno di orgoglio, aveva risposto segnando un gol alla Macedonia. Aveva saltato la Nazionale a ottobre causa lo stop al bicipite femorale. Ora però si aspettava di tornare in azzurro, anzi non prevedeva l’esclusione arrivata ieri pomeriggio quando Spalletti ha diramato la lista dei 29 per due prossime gare della Nazionale.

    amarezza—  Il suo ritorno in azzurro avrebbe suggellato nel migliore dei modi la sua ripartenza da protagonista nella Lazio. Appena martedì sera Immobile, con il suo duecentesimo gol in biancoceleste, ha firmato la vittoria contro il Feyenoord che ha spinto la squadra di Sarri al secondo posto nel girone di Champions, facendo impennare le chance di qualificazione. Il capitano era tornato titolare in Coppa dopo esser partito dalla panchina per tre partite di campionato. Alla vigilia della sfida con gli olandesi Sarri era stato chiaro: “Per recuperate Immobile, bisogna farlo giocare…”. E il bomber entrato nella storia della Lazio ha risposto come nei giorni migliori. L’Olimpico lo ha festeggiato nel ritrovato ruolo di trascinatore come aveva fatto l’altro lunedì, quando da subentrato, nel recupero finale, aveva timbrato su rigore il successo sulla Fiorentina. Verso il derby di domani Immobile ha sorpassato i dubbi sulla  presenza da titolare: con Castellanos resta però l’ipotesi staffetta nella ripresa. Per smaltire l’amarezza azzurra, il capitano della Lazio si lancia verso la sfida con la Roma. Nei due derby del passato campionato, è rimasto in panchina: da capitano, presenza formale ma di sostegno alla squadra nonostante le condizioni fisiche gravate da infortuni. Domani nella sfida dell’Olimpico insegue il gol per affiancare Silvio Piola a quota sette, in vetta alla graduatoria dei goleador biancocelesti nel derby. Ma l’esclusione dalla Nazionale quanto pesa nel cuore di Ciro Immobile.  LEGGI TUTTO

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    Spalletti può sorridere: con Scamacca ha il centravanti del futuro

    Oltre a Immobile, Raspadori e Kean, il c.t. può contare sull’esplosione dell’atalantino, devastante a Empoli. La sintesi del centravanti moderno

    Chissà cosa ha pensato Spalletti facendo il giro degli stadi italiani nell’ultimo turno di campionato. Già, perché – dal punto di vista degli attaccanti – non poteva avere risposte migliori e più confortanti. E’ finita la tre giorni dei serie A con il rigore di Immobile che ha deciso la partita con la Fiorentina: non una trasformazione “normale”, “banale”, ma un gol con tanti significati. Di classifica, perché ha permesso ai biancocelesti di centrare la terza vittoria consecutiva – dopo quelle con Atalanta e Sassuolo – e di riaffacciarsi nelle zone più congeniali alle loro ambizioni. Ma anche per il risvolto personale: perché l’attaccante della Lazio – entrato in un ballottaggio con Castellanos – aveva assoluto bisogno di sentirsi nuovamente importante. LEGGI TUTTO

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    Cos’ha di speciale il signor Bonaventura

    Il primo gol in Nazionale è il suo modo di farsi ricordare, il lieto fine che come nel fumetto arriva sempre. Dietro però ci sono genio, intuizioni, un 10 del passato che ritorna…

    La storia col signor Bonaventura – fosse sventura o avventura – finiva quasi sempre così: le cose si sistemavano (anche creativamente) provocando felicità negli altri e ricchezze per lui, che s’intascava il milione. Questo giovane (ma non giovanissimo: sulla trentina) dinoccolato, elegante campione di soddisfazione, questo accidentale eppure meccanico produttore di lieto fine si muoveva nella storia come avesse addosso un destino di riuscita. Così il fumetto di Sergio Tofano è durato mezzo secolo. Manca ancora un pezzo di strada ma anche la storia di Jack Bonaventura, 34 anni, pare perdurare e conquistare sempre più appassionati con il passare del tempo e delle partite. Accade con la stessa andatura un po’ artistica, con il sapiente uso della tinta e della sottrazione, con la lettura del gioco da professore del calcio. Con l’intuizione del tempo e degli spazi di uno che la partita l’ha già giocata, già vista prima, così da saper dove essere, quando serve. Come, appunto, un fumetto che dopo svariate e diverse peripezie sempre a quel finale torna. LEGGI TUTTO

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    Le scelte di Spalletti e la Serie A che non lo aiuta

    Infortuni, Locatelli che scappa, il blocco interista distratto e il rebus centravanti. Il c.t. dell’Italia chiede affetto invano

    “Tutti devono amare la Nazionale”, ha auspicato Luciano Spalletti. Ma, a giudicare dalla prime otto giornate, non pare che il campionato abbia sperperato affetto per il c.t. azzurro. Una cosa chiedeva più delle altre, come il suo predecessore, peraltro: la candidatura forte, perentoria, di un centravanti. E invece, come in tutte le vigilie degli ultimi anni, siamo qui a chiederci chi giocherà, senza che i campi della Serie A lo abbiano suggerito in modo insindacabile.  LEGGI TUTTO

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    Chiesa out, Locatelli in panchina: in Nazionale non c’è più la Juve

    Sarebbe la seconda volta in un anno senza bianconeri fra campo e panchina. Non capitava dal 1994 (Sacchi c.t.). La società punta al ricambio generazionale con tanti azzurrabili… per il futuro

    Il campanello d’allarme era scattato già lo scorso 23 marzo: in occasione di Italia-Inghilterra, a Napoli, la tribuna di Bonucci aveva azzerato completamente la presenza di juventini in nazionale, riportando indietro di ventinove anni. Che non ci fossero bianconeri tra gli undici titolari non capitava dal 2018, in occasione di un match contro il Portogallo in Nation League, ma nel 1994 contro l’Estonia la rappresentanza bianconera nell’Italia di Sacchi fu praticamente nulla tra campo e panchina. Ci risiamo quasi, considerato che a reggere il blasone del club torinese nella prima Italia di Spalletti sarà soltanto Locatelli, l’ultimo reduce tra gli uomini di Allegri dopo il rientro anticipato di Chiesa (gli esami strumentali effettuati a Firenze hanno escluso lesioni muscolari ma il calciatore ha comunque lasciato il ritiro di Coverciano per precauzione). Il centrocampista non dovrebbe partire neanche titolare.

    ricambio generazionale—  Il momento di restaurazione alla Juventus è noto. Il club lavora al ricambio generazionale e, avendo puntato su molti giovani, riesce a offrire poche soluzioni nell’immediato alla nazionale. Dai piani alti della società però è arrivato forte l’input sul ritorno alle tradizioni: la volontà della proprietà è di riavere presto una buona rappresentanza nello spogliatoio azzurro, com’è avvenuto per diversi anni. Diversi giocatori, che lavorano in questi giorni alla Continassa con Allegri per ritagliarsi uno spazio importante nella Juve che sta nascendo, puntano anche a ritrovare presto l’azzurro. Da Kean, che può essere un osservato speciale di Spalletti nella cernita dei migliori attaccanti, a Fagioli, che non ha mai nascosto il sogno di essere un protagonista azzurro nel prossimo Mondiale del 2026; a Cambiaso, che ha appena lasciato l’Under 21 per limite d’età ma spera di poter tornare presto tra i prescelti di Coverciano. Senza dimenticare Gatti, che dopo aver fatto la sua prima stagione in Serie A cerca adesso conferme e sempre più spazio per poter entrare anche nelle rotazioni del reparto difensivo della selezione di Spalletti. Certo, i tempi della gloriosa BBC a protezione di Buffon, ora capo delegazione azzurro, sembrano davvero tanto lontani. LEGGI TUTTO

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    Corsi: “Spalletti studiava tanto, ora insegna calcio con una passione totale”

    Il presidente lo scelse per la panchina del suo Empoli nel 1995: “Luciano era curioso e aveva un’intelligenza di gran lunga superiore alla media”

    Dal nostro inviato Andrea Elefante
    6 settembre

    – firenze

    Luciano ha un anno e mezzo più di Fabrizio, ma a 18 anni, quando andavano a mangiare la pizza da Emilio perché era l’unico aperto all’uscita dalla discoteca, era come essere coetanei. Di più, come fratelli: «Luciano sapeva cose di me che non sapeva neanche mio fratello». Poi ci si mise di mezzo il calcio e fu Fabrizio (Corsi), che a trent’anni faceva già il presidente, a scegliere Luciano (Spalletti) come allenatore dell’Empoli. Il magico mondo dove il c.t. si è formato. Che ha un segreto preciso, ha detto sabato: si chiama Corsi, «perché capisce di calcio e di uomini». «Questo vale per tutti gli imprenditori, anche se io sono più che altro un artigiano. Il mio babbo diceva che la dote più importante per chi guida un’azienda è saper scegliere le persone» LEGGI TUTTO

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    Claudio Gentile: “Non ho accettato i loro soldi. E mi hanno fatto fuori”

    Nel 2006, con un europeo U21 vinto in panchina, rifiutò di allenare la Juve “perché alla Figc avevano grandi progetti su di me”. Invece non successe niente. Da allora, il terzino campione del mondo ’82 non ha più allenato: “Questione di giustizia, dignità, orgoglio”

    Il tempo di Claudio Gentile si è fermato diciassette anni fa. Una telefonata, un destino interrotto, una domanda senza risposta. Sempre la stessa. “Perché non alleno più?”. LEGGI TUTTO