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    Milan, visita di controllo al ginocchio per Ibrahimovic: l'esito

    MILANO – Prosegue positivamente il percorso di riabilitazione di Zlatan Ibrahimovic verso il ritorno in campo. Il 40enne attaccante svedese del Milan, fa sapere la società rossonera, è stato visitato a Lione dal dottor Bertrand Sonnery Cottet. Il controllo, a tre mesi dall’intervento chirurgico del ginocchio sinistro è andato bene e il giocatore continuerà il suo percorso riabilitativo come da programma. Il suo ritorno in campo dovrebbe avvenire dopo la sosta per il Mondiale in Qatar. LEGGI TUTTO

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    Ibra: «Non mi ritiro, altrimenti il calcio muore»

    «Non mi ritirerò mai. Se e quando mi ritirerò, il calcio sarà morto». Sullo sfondo le meraviglie della Sardegna, in primo piano lui, Zlatan Ibrahimovic, 41 anni da compiere e una voglia matta di tornare a incidere il proprio marchio su un campo di gioco. L’attaccante del Milan campione d’Italia risponde dalle vacanze alle curiosità dei tifosi, disteso su un lettino davanti a un panorama semplicemente mozzafiato, mentre si nota chiaramente uno strumento sanitario applicato a protezione del ginocchio sinistro operato a fine giugno a Lione dal dottor Bertrand Sonnery-Cottet, lo stesso luminare con il quale Paul Pogba si consulterà per capire se intervenire o meno sul menisco lesionato. Ibra sorride e, anche se non può giocare, gli bastano due parole scambiate sui social con i followers – che lui ama chiamare «believers» – per dare un segnale, di quelli che infiammano la passione del popolo rossonero, già al top dopo l’ultimo scudetto. «Gigio, non ti agitare – dice poi Zlatan a Gianluigi Donnarumma che s’era collegato nel frattempo alla diretta Instagram -. Ci sono troppe persone che ci stanno guardando, stai tranquillo». Tempo di scherzi, tempo di gag con il portiere del Paris Saint-Germain, per l’occasione “soprannominato” «nasone». Ibra, anche senza un pallone, sa dare una marcia in più. LEGGI TUTTO

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    Ibra-Milan per sempre: anno in campo e poi dirigente

    MILANO- La volontà del Milan e Zlatan Ibrahimovic è quella di andare avanti insieme ancora per un anno, ma con un ruolo rivisto e modificato per quanto riguarda l’aspetto tecnico, sempre lo stesso a livello di leadership dentro lo spogliatoio. Salvo complicazioni, Ibrahimovic perderà “solo” tre mesi di stagione ovvero quelli che vanno da agosto a novembre dove il Milan giocherà ben 21 partite tra campionato e girone di Champions League. I dialoghi tra Ibrahimovic e Paolo Maldini sono stati costanti e continui nel corso degli scorsi mesi e Ibrahimovic sa che non può più essere la stella in campo di questo Milan che, oggettivamente, senza di lui sul rettangolo di gioco con costanza ha vinto lo scudetto. Questione di ritmo e di condizione fisica, ma è tra le sacre mura degli spogliatoi di Milanello che Zlatan fa ancora la differenza. Non vola una mosca se deve dire qualcosa e questo suo supporto al lavoro di Stefano Pioli è stato fondamentale per la crescita di tanti giocatori, che lo indicano sempre come l’esempio da seguire per arrivare ad alti livelli. Nel corso delle prossime settimane, non appena arriveranno i rinnovi ufficiali di Maldini e Ricky Massara, il dossier Ibrahimovic verrà affrontato con il diretto interessato. Lo stipendio crollerà nettamente e sarà strutturato con una base fissa bassa più tutta una serie di bonus legati a presenze, obiettivi personali e di squadra. Potrebbe essere il suo ultimo anno da giocatore prima, chissà, di un futuro dirigenziale sempre dentro il Milan. Guarda la galleryLautaro oltre 100 mln, 3 Juve nei primi 10: i Top Serie A del Cies FOTO LEGGI TUTTO

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    Milan, un trionfo con tre firme speciali: Maldini, Pioli e Ibrahimovic

    MILANO – Da “Una Poltrona per Due” a uno Scudetto per tre. Il trionfo del Milan, che torna Campione d’Italia dopo 11 anni di agognata attesa, ha tante firme e tanti padri, ma fondamentalmente è anche un sogno progettatto a tavolino, se mai i sogni potessero essere progettati. E’ la riproposizione plastica di una “visione”, o meglio di un duro lavoro, quello portato a termine grazie al giusto mix di competenza, lungimiranza, pazienza e coraggio. Un ritorno alla vittoria con tre firme in calce: quella di Maldini, simbolo, che già basterebbe, di appartenenza e competenza, quella di Pioli, paziente tessitore di un capolavoro “artigianale” e quella di Ibrahimovic, vero e proprio mental coach di un manipolo di ragazzi, ancor prima che trascinatore sul campo.
    Milan, festa in Piazza Duomo
    Sassuolo-Milan 0-3: Pioli vince lo scudetto
    Dici Maldini, pensi Milan
    E’ stato il figlio di papà Cesare il “regista occulto” di un trionfo inatteso, eppure reale e realmente perseguito attraverso scelte e decisioni, apparse a volte impopolari, ma verificatesi estremamente efficaci. L’addio a Donnarumma è stato il primo step della rivoluzione rossonera: la rinuncia al portierone protagonista del trionfo azzurro agli Europei, andato via a parametro zero, poteva essere un vero trauma, ma la scelta di Maignan si è rivelata come mai azzeccata e forse anche di più: tra parate e personalità, nessun rimpianto e anzi forse quel “segreto” che ha spinto il Milan verso il sognato Scudetto. Ma anche la perseveranza su Tonali, che aveva pagato oltremodo per la critica il “salto” dal Brescia, il lavoro psicologico fatto su Theo Hernandez, per renderlo consapevole delle sue capacità. Un Paolo Maldini semplicemente perfetto, che ora può davvero godersi il suo ruolo di eterna bandiera dopo la controversa parentesi di fine carriera, che ha rischiato di allontanarlo definitivamente da un Milan, che a occhio e croce non potrà più farne a meno.
    Guarda la galleryTrionfo Milan: Giroud e Kessie segnano i gol scudetto
    Pioli il “saggio”: calma e fiducia, fino alla vittoria
    Il coronamento di una carriera, a dispetto dell’aspetto già molto lunga, dal campo alla panchina, in un crescendo che lo ha consacrato come “santone” e non più come l’allenatore “che fa bene solo il primo anno”. Stefano Pioli ha resistito alla bufera Rangnick e alle critiche degli scettici, lavorando sul gruppo innanzi tutto, mantenendo un’invidiabile flessibilità nelle scelte da effettuare ogni volta a fronte degli infiniti imprevisti, senza mai una lamentela. E soprattutto, nella fase decisiva del campionato, infondendo nei suoi calma e furore, pazienza e consapevolezza, fino alla vittoria. Dalla creatività con la quale di volta in volta ha ridisegnato la squadra, alla rotazione continua in determinati ruoli, per ricavare sempre il 100% dai suoi giocatori, il capolavoro di Pioli è un elogio della semplicità, che però non va scambiata per banalità, perché da intendersi relativamente a quelle “scelte di campo”, troppo spesso scambiate per inestricabili equazioni.
    Ibra lo “sciamano”, capace di trasformati
    Il dodicesimo uomo in campo è stato lui: Zlatan Ibrahimovic, tornato al Milan non per svernare, ma per vincere. Lo svedese certo avrebbe immaginato di farlo a suon di gol e assist, ma quando l’anagrafe gli ha presentato il conto non si è minimamente posto il problema, trasformandosi in una figura fondamentale, capace comunque di tenere unite tutte le componenti della squadra rossonera, infondendo coraggio ai suoi compagni, cui ha spiegato per filo e per segno come vincere. Laddove non è arrivato con le gambe, ha fatto breccia con la mentalità, trasformando letteralmente la personalità del gruppo, spingendolo al limite e gestendone gli umori e le paure, trasformandole in sfrenate ambizioni.
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    Torino-Milan, Pioli con sette assenti: out anche Ibrahimovic

    CARNAGO (Varese) – Sono sette gli indisponibili in casa Milan in vista della trasferta contro il Torino in programma questa sera alle 20.45: oltre a Romagnoli, Florenzi e Kjaer, il tecnico rossonero Stefano Pioli dovrà rinunciare anche a Zlatan Ibrahimovic, che dà forfait per un sovraccarico al ginocchio sinistro, Bennacer, Rebic e Castillejo, tutti indisponibili per un affaticamento muscolare e non partiti per il capoluogo piemontese con il resto della squadra. LEGGI TUTTO

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    Milan, Ibrahimovic: “Non voglio ritirarmi, sono ancora il migliore”

    Zlatan Ibrahimovic non ha ancora voglia di appendere gli scarpini al chiodo, nonostante i 40 anni compiuti il 3 ottobre scorso. Lo ha raccontato lo stesso attaccante svedese del Milan in un’intervista al sito della Uefa: “Il futuro deve ancora essere scritto, non faccio programmi e vediamo cosa succede. Non voglio ritirarmi e poi dire che avrei potuto continuare, perché me ne pentirei per il resto della vita. Voglio giocare il più a lungo possibile. La realtà è che giocherò finché non vedrò qualcuno più bravo di me, quindi gioco ancora. So che un giorno mi fermerò e che non avrò più quell’adrenalina. È un problema per ogni giocatore, perché giochi a calcio per avere adrenalina e non puoi fare nient’altro perché siamo programmati così. Ogni giorno facciamo la stessa cosa. Ci svegliamo, ci prepariamo, ci alleniamo, mangiamo e ci riposiamo. Il giorno dopo è uguale. Fai queste cose per 20 anni e in cambio ricevi adrenalina. Quando improvvisamente ti fermi, viene a mancare tutto, allora devi ricominciare da zero e iniziare qualcosa di nuovo”.Guarda la galleryIbrahimovic sfreccia con la Ferrari a Maranello: siparietto con Binotto e show con Sainz e Leclerc!
    Ibrahimovic, il Milan e la Champions che manca
    Ibra è felice al Milan: “Gioco con molta emozione perché è un club che mi ha dato la felicità, mi ha dato tanto e penso di aver trascorso più anni qui che in tutti i club che ho rappresentato. È stato bello (tornare in Champions League, n.d.r.). È un torneo fantastico. Ho segnato alcuni gol che mi sono piaciuti molto e ho avuto l’opportunità di affrontare le migliori squadre e i migliori giocatori d’Europa. Come mi sento a non averla mai vinta? In due modi: vincerla sarebbe fantastico, non vincerla non mi cambierebbe come giocatore. Vincerla non significherebbe essere un giocatore migliore, perché sono già il migliore, ed è stato dimostrato che il migliore (che per Ibra è Ronaldo il “Fenomeno”, n.d.r.) non vince tutto”. LEGGI TUTTO

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    Capello gioca il derby: “Vlahovic come Ibra. Belotti, risorgi”

    Fabio Capello ha vinto molto in campo, da giocatore, e ha vinto ancora di più in panchina, come allenatore di alcuni dei club più blasonati d’Italia e d’Europa. […]. Diventa sfizioso, dunque, provare ad anticipare il derby della Mole con chi conosce a fondo l’ambiente bianconero, ma si colloca per lo più sopra le parti. Al punto da ricordare: «Il gol decisivo che feci nel 1971? No, guardi. Per me il derby della Mole è un’altra immagine. É il gol tecnicamente più bello che ho fatto nella mia carriera, spettacolare: stop, controllo, giravolta e rete. A pochi minuti dalla fine. Ma poco dopo, subimmo gol e perdemmo il derby (30 marzo 1975, finì 3-2; ndr). Gioie e dolori… Ma è proprio questo il bello di una stracittadina».

    E questa volta, signor Capello, che derby può venir fuori?

    «Il Toro ha ormai in mente un tipo di gioco e l’ha assimilato perfettamente: interpreterà la partita aggredendo l’avversario, saltandogli addosso, giocando in verticale. La Juve con Vlahovic è diversa da prima: occupa bene il campo e quando riuscirà a liberarsi della pressione dei giocatori del Toro sarà molto, molto pericolosa».

    Vlahovic ha cambiato proprio tutto.

     «Sì, perché mancava un uomo che, ogni qualvolta la squadra entrava in possesso di palla cercasse la profondità. Ronaldo la cercava, ma partendo da lontano. Non era il punto cetrale. Invece adesso con Vlahovic c’è la possibilità sia per Morata di arrivare dall’esterno, sia per Dybala di portar via degli uomini».

    Vlahovic ha detto di avere Ibrahimovic come modello calcistico. Lei ha forgiato il giovane Ibra, imprimendo una svolta alla sua carriera. Al neobianconero cosa consiglierebbe?

     «É giovane, ha forza fisica, velocità, intuito… Gli consiglierei di lavorare ancora e sempre sulla tecncia: in base a quello che ancora gli manca o che può ancora essere migliorato. E’ esattamente quello che feci fare a Ibrahimovic».

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    Morata, Vlahovic, Dybala: è un tridente su cui puntare?

     «Sì, perché Morata aiuta e Dybala ha dimostrato di poter avere l’approccio giusto. Se fanno sempre così, possono giocare contro tutti con quel tridente lì perché è un tridente che corre, si sacrifica, si aiuta. Il calcio di adesso è così: innanzitutto devi correre e aiutarti, poi se nella corsa e nell’aiuto c’è la qualità, questo fa la differenza».

    Chiellini per quanto ci stupirà ancora?

    «Pensi che pur giocando all’80 per cento del potenziale fisico che aveva, è il miglior difensore italiano… Anche Mancini spera che sia a posto! E lo speriamo noi come italiani».

    Da capitan Chiellini a capitan Belotti.

    «Belotti a me piace, è un giocatore importante. Farebbe bene anche alla Nazionale tanto per essere chiari. Però dopo quelle grandi offerte che ha avuto, e poi è rimasto al Toro, si è un po’ perso».

     In questi casi è meglio restare dove si è o rimettersi in gioco altrove?

    «Ah, in questi casi bisogna avere la forza della Goggia. Volere, volere, volere e dimostrare. Dire: voglio tornare quello di prima».

    Tutta l’intervista sull’edizione di Tuttosport

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    Pioli senza Ibrahimovic: “È un leone in gabbia, sta lavorando per tornare”

    MILANO – Alla vigilia della sfida di Coppa Italia contro la Lazio, Stefano Pioli ha confermato la momentanea assenza di Ibrahimovic, ancora in fase di recupero: “E’ un leone in gabbia, la sua motivazione e ambizione è aiutare la squadra in campo, sta facendo di tutto per recuperare. Sicuramente non sarà della partita domani, vediamo per le prossime”.
    Pioli: “Derby tre punti importanti per la classifica”
    Il tecnico rossonero è tornato anche sul derby vinto. “Resta la soddisfazione di aver vinto una partita importante. Sono tre punti importanti per la nostra classifica, ma siamo consapevoli che il cammino è lunghissimo e siamo allo stesso livello dell’anno scorso. Ma quello che conta adesso è solo la partita di domani”.
    Pioli: “Vogliamo provare ad arrivare fino in fondo”
    “E’ il quarto di finale di una competizione dove tutte le grandi squadre vogliono arrivare fino in fondo e noi vogliamo provarci. Il trofeo è un obiettivo concreto? L’obiettivo concreto è cercare di eliminare domani la Lazio, un avversario difficile che sabato sera ha vinto una grande partita a Firenze”.
    Pioli: “La Lazio è una squadra allenata molto bene”
    “La Lazio è una squadra allenata e preparata molto bene, servirà una partita attenta, cercare di chiudere bene gli spazi, di essere molto compatti e creare delle soluzioni in fase offensiva che potranno metterli in difficoltà. Hanno un reparto offensivo formidabile. Valuteremo le condizioni ma sicuramente scenderà in campo la formazione migliore”.
    Pioli: “Giroud è un giocatore di valore”
    “I detrattori e le critiche ci sono sempre, è normale. Ma quello che conta – ha aggiunto il tecnico a SportMediaset – è la fiducia che abbiamo noi nelle nostre qualità, nei nostri giocatori e nel nostro modo di giocare. Giroud sta dimostrando di essere il giocatore per il quale è stato acquistato, un giocatore di valore, una persona di grande spessore, un giocatore che sta dando un grande apporto alla squadra”. Ha continuato poi sui singoli: “Tomori ieri ha fatto un buon allenamento, sta sicuramente meglio, più allenamenti riesce a mettere nelle gambe più crescerà nella condizione. Penso che possa essere disponibile per domani, vedremo se giocherà dall’inizio o a partita in corso. Rebic? Vediamo se sarà disponibile”. Maignan è un portiere forte, lo sta dimostrando, ne eravamo tutti convinti. E’ un ragazzo molto determinato e ambizioso, sta dando tanto e deve continuare così”. LEGGI TUTTO