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    Italians – Pigliacelli alza il primo trofeo, riconferma Viviano. Addio Tramezzani

    SINSHEIM, GERMANY – OCTOBER 22: Diego Falcinelli of Crvena Zvezda is tackled by Ryan Sessegnon of TSG 1899 Hoffenheim during the UEFA Europa League Group L stage match between TSG Hoffenheim and Crvena Zvezda at PreZero-Arena on October 22, 2020 in Sinsheim, Germany. Football Stadiums around Europe remain empty due to the Coronavirus Pandemic as Government social distancing laws prohibit fans inside venues resulting in fixtures being played behind closed doors. (Photo by Alex Grimm/Getty Images) LEGGI TUTTO

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    Fernando Torres, torna a giocare? Macché! Ecco la sua prossima avventura

    Vi autorizzo al trattamento dei miei dati per ricevere informazioni promozionali mediante posta, telefono, posta elettronica, sms, mms e sondaggi d’opinione da parte di RCS Mediagroup S.p.a.ACCETTO NON ACCETTOVi autorizzo alla comunicazione dei miei dati personali per comunicazione e marketing mediante posta, telefono, posta elettronica, sms, mms e sondaggi d’opinione ai partner terzi.ACCETTO NON ACCETTO LEGGI TUTTO

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    Lo sfogo di Rudiger: “Quanti insulti dai tifosi della Lazio, era odio. E De Rossi…”

    Il razzismo fa schifo, e questo dovrebbero saperlo tutti. Purtroppo Antonio Rudiger ha constatato che non è così. L’ex difensore romanista, oggi al Chelsea, al The Players Tribune ha parlato di alcuni episodi tristi da parte dei tifosi della Lazio:  “Mi chiamavano negro. Urlavano ‘vaffa***lo, vai a mangiarti una banana’. Ogni volta che toccavo il pallone, facevano i versi della scimmia. Non erano poche persone, era un grande settore dei tifosi della Lazio durante il derby del 2017. Non era il primo abuso razzista che ho subito, ma è stato il peggiore. Era odio vero. Lo riconosci quando lo vedi nei loro occhi. In quel momento non reagii, non uscii dal campo. Non volevo dare loro quel potere. Ma dentro, non importa quanto sei forte, se sei un essere umano con un cuore che batte, sei marchiato da questa cosa per sempre”. LEGGI TUTTO

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    Il progetto Superlega è fallito: Real, Barça e Juve evitino la disfatta

    Le tre società che non si sono accordate con l’Uefa devono prendere atto della sconfitta per evitare pesanti conseguenzeErrare è umano, perseverare non è diabolico. E quindi anche il Milan, da buon Diavolo, si è sfilato dalla Superlega. Invece perseverano Real Madrid, Barcellona e Juventus, con tanto di accesi comunicati ufficiali: reagiscono alle decisioni della Uefa, la loro lotta continua anche se un risultato è già scritto. Non parte nessuna Superlega, le tre ribelli sono isolate, eppure si ostinano a tenere in piedi il progetto come niente fosse accaduto. LEGGI TUTTO

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    Ranieri: “Il bello del calcio è che il povero può battere il ricco”

    Parla il tecnico del miracolo Leicester: “Questi club hanno buchi di bilancio enormi e provano a mettere una toppa. Ma ci sarebbe solo una corsa al rialzo: stipendi, commissioni, mercato…”. Nel libro delle grandi imprese dello sport uno dei capitoli più coinvolgenti è stato scritto dal Leicester di Claudio Ranieri, campione d’Inghilterra nel 2015-2016. LEGGI TUTTO

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    I like che avvelenano lo sport. Simy, Balo e la Premier. Il calcio contro il boom razzismo

    Minacce, insulti, messaggi discriminatori. L’ondata di odio continua a salire spinta dalle tensioni del lockdown e le squadre inglesi pensano a uno sciopero di massa dai network. Che sono sotto accusa: “Dovrebbero fare di più per arginare il fenomeno” Social e sport, la banalità dei like e del male Una tempesta di odio. Minacce di morte, insulti, commenti razzisti. Dopo lo Swansea e il Birmingham, che termineranno giovedì 15 lo sciopero sui social media, è tutta la Premier League pronta a ritirarsi da Facebook, Twitter e Instagram. Troppe le offese, le intimidazioni ricevute dai giocatori, insufficiente l’impegno delle piattaforme per limitare la deriva. LEGGI TUTTO

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    Mou, un mago con troppi cilindri e pochi conigli

    Undici anni dopo il Triplete il portoghese rischia una quarta stagione a “zero tituli”. Che cosa è cambiato? Praticamente tutto. Tranne lui I capelli, dicevano i vecchi del mestiere – bisogna guardare i capelli di un allenatore dieci anni dopo una vittoria, per capire che cosa è rimasto di lui alla fine di tante vele alzate col vento felice alle spalle. I capelli di José Mourinho erano già brizzolati quando faceva il gesto delle manette o quando abbracciava Massimo Moratti sul prato la sera del Triplete, con una barba mezza sfatta che molto diceva della sua stanchezza e qualcosa dell’imminente addio. Moratti non è più nel calcio, l’Inter sta per chiudere i suoi undici anni in attesa di uno scudetto, rimane da capire che cosa resti di José. Chi è l’uomo che ancora chiamiamo Mourinho. LEGGI TUTTO